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Tecnici di radiologia. Occupati in calo e le "colpe" del numero chiuso

di Antonio Alemanno

23 DIC - Gentile Direttore,
il numero chiuso per l’accesso alle professioni sanitarie inizia a mostrare delle criticità. Emblematico è il caso dei tecnici di radiologia: gli occupati ad un anno dalla laurea sono crollati dal 93% del 2007 al 48% del 2011 (dati AlmaLaurea). Tale dato è un indicatore negativo del metodo generale che porta a definire il fabbisogno formativo, soprattutto perché il trend occupazionale per il successivo quinquennio 2012-2016 tenderà a peggiorare ancora.
 
Oggi i TSRM (tecnici sanitari di radiologia medica) disoccupati sono più di 1.000 ma rischiano di raddoppiare entro il prossimo triennio, come ha spiegato il Presidente della Federazione Nazionale TSRM, Alessandro Beux, quando l’anno scorso ha invitato le Regioni a ridurre la loro richiesta “portandola a 750 posti di fabbisogno formativo, considerando che una giusta programmazione non può e non deve prescindere dalle effettive necessità formative e quindi dalle reali possibilità di assunzione da parte delle Regioni. Questo non provocherebbe problemi, considerando che saranno ancora da occupare i laureati degli anni precedenti, in quanto la programmazione definita per il 2012-13 avrà ricadute fra 4 anni, nel 2016-17, quando ancora non sarà smaltito l’esubero dei precedenti 3 anni” (documento in allegato).
In realtà, oltre alle Regioni, anche la stessa categoria dei TSRM (attraverso i collegi) ha disatteso l’invito di Beux: per il 2013-2014, sono stati chiesti addirittura 821 posti da collocare in ben 64 sedi universitarie!
 
In conclusione, secondo l’art. 6 ter. del D.Lgs. 502/92, Università, Regioni, Ministero della Salute e Categorie professionali dovrebbero programmare il fabbisogno formativo tenendo conto di:
-LEA ed obiettivi indicati dal Piano sanitario nazionale e da quelli regionali;
- modelli organizzativi dei servizi;
- offerta di lavoro;
- domanda di lavoro, considerando il personale in corso di formazione e il personale già formato, non ancora immesso nell’attività lavorativa.
In realtà, invece, l’esempio dei TSRM dimostra una situazione ben diversa. E nonostante le precise e puntuali indicazioni date sia dall’Osservatorio il 20 marzo e 20 giugno che dall’ANVUR il 19 giugno (da A. Mastrillo, Lauree triennali delle professioni sanitarie - Dati sull’accesso ai corsi e programmazione posti nell’ A.A. 2013-14), anche per quest’anno gli esuberi sui TSRM sono del +39%, con 1.140 posti invece dei 821 chiesti dalla Categoria. Purtroppo questa dinamica si ripete da diverso tempo e l’unica speranza è riposta nel Ministero della Salute che ha funzioni di coordinamento, indirizzo e scelta rispetto a Regioni, Università e professioni.
 
Intanto, in attesa di capire se deve prevalere l’autonomia delle Regioni o la legislazione sul numero programmato, le migliaia di disoccupati favoriscono un “indotto” consistente. Master e corsi ECM sembrano essere affollati sempre più da neolaureati che sperano di acquisire qualche punticino utile per i titoli del proprio curriculum. Anche chi vende corsi ECM con la FAD (formazione a distanza) ha molti clienti neolaureati: un corso di 30-40 euro è facilmente acquistato da mille persone, offrendo ottimi rendimenti.
Che fare nell’immediato? Si potrebbe iniziare a non far pagare la tassa annua obbligatoria per chi è iscritto ai Collegi TSRM ma è disoccupato. Per Collegi e Federazione significa rinunciare ad almeno 70-80 mila euro l’anno. Ma sono sicuro che il collega Presidente Beux sarebbe d’accordo.
 
Antonio Alemanno
Ex-presidente Collegio TSRM Foggia

23 dicembre 2013
© Riproduzione riservata

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