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Infermieri. L’ampliamento delle competenze, la crisi economica e il gap salariale

di Saverio Andreula

27 MAR - Gentile direttore,
il dibattito sull’ampliamento delle competenze/responsabilità infermieristiche che si è sviluppato sui contenuti dell’accordo Stato-Regioni (accordo ancora fermo nei meandri paludosi del Ministero della Salute) e le loro declinazioni virtuali, interpretate a più voci (spesso dissonanti), a mio parere, necessità di altri ulteriori approfondimenti su aspetti di non poco conto per gli Infermieri italiani, fermi nella loro progressione economica da troppo tempo e costretti a restare fermi per tempi indefiniti. Avvio le mie riflessioni considerando il percorso formativo dell’infermiere, oggi perfettamente allineato alla riforma degli ordinamenti universitari: Corso di laurea (abilitante alla professione), Master di 1^ livello, corso di Laurea Specialistica, Master di 2^ livello e dottorato di ricerca.

E’ indubbio che questo percorso formativo, di tutto rispetto, nella sua valutazione giuridica non si allinea ad un inquadramento economico di altrettanto rispetto. Chi vive l’infermieristica italiana reale è consapevole che la propria situazione lavorativa, in ogni suo ambito di esercizio, rispetto alle responsabilità definite dall’ordinamento è molto impegnativa e mai paga rispetto alla remunerazione prevista, alle ridicole progressioni di carriera e ai benefici economici incentivanti inopportunamente decantate.

L’infermiere, oggi, lavorando in equipe, dovrebbe essere il responsabile di tutto il processo assistenziale infermieristico, in quanto professionista con conoscenze e competenze ben regolamentate che gli attribuiscono la possibilità di definire in autonomia i percorsi assistenziali di sua pertinenza valutando gli interventi da mettere in atto in risposta ai bisogni di salute della persona. In sostanza l’infermiere consegue l’abilitazione all’esercizio professionale dopo aver affrontato un percorso formativo a livello universitario. Basta questo per considerare la legittima aspettativa di avere un giusto riconoscimento non solo giuridico ma anche economico. Invero, l’attuale livello di considerazione economica per gli Infermieri, in ogni loro ambito di attività e di area contrattuale, è decisamente di bassissimo profilo (basti pensare che un operaio specializzato supera di gran lunga i nostri stipendi): molto è cambiato per quanto riguarda il ruolo del professionista ma ben poco dal punto di vista della remunerazione... c’è qualcosa che non torna!

Siamo il paese dell’Europa allargata con il trend di crescita della popolazione anziana più elevato e con la minore spesa sociale di tutti i paesi europei.
All’interno di questo scenario e in questo percorso propositivo dobbiamo a mio avviso rivendicare per la professione infermieristica e tutti gli operatori un percorso chiaro, sostenibile e programmabile, che preveda alcuni punti non più rinviabili:
La differenza e il gap salariale fra i diversi livelli di responsabilità sono troppo elevati (la media salariale del personale del comparto è pari 27.690 euro annui, la media salariale dell’area dirigenza STPA è pari a 61.497 euro annui e la media salariale dell’area medica è pari a 68.558, 24 euro annui).

La collocazione contrattuale dei professionisti della salute non è corrispondente al nuovo ciclo dell’attività assistenziale e al suo interno ha dei gap troppo forti fra medico-infermiere. Si valuti al contrario il gap Infermiere–OSS.
L’attuale organigramma delle professioni presenta uno squilibrio per la filiera dell’assistenza, perché prevede la presenza dell’infermiere nelle categorie D e DS dell’ordinamento senza una differenziazione salariale significativa rispetto ai livelli di responsabilità, una figura dell’assistenza in categoria B, con la relativa assenza di un percorso della figura dell’assistenza nell’area superiore, quella intermedia e quindi l’interruzione di un ciclo lavorativo e un vuoto di riconoscimento
professionale per un livello di prestazioni oggi sempre più necessarie.
Il ciclo dell’attività assistenziale e quindi il ciclo lavorativo e i relativi riconoscimenti professionali e salariali si devono ricomporre, riempiendo di contenuti professionali e quindi salariali alcune posizioni e modificando il salario aziendale.
Ed ecco che in e con queste disattese aspettative stiamo creiamo una nuova figura ad “elevate competenze?” ..perché?

Le sfide quindi sono di programmazione dei servizi, di organizzazione del lavoro e soprattutto contrattuali e possono essere portate avanti con la consapevolezza e partecipazione attiva dei professionisti sino ad arrivare alla sovrapposizione di percorso formativo e riconoscimento giuridico ed economico.
Grazie all’accordo, (qualora dovesse approdare nella conferenza stato regione) definito da alcuni come la “panacea” di tutti i mali dell’infermieristica italiana, i master che preparano gli infermieri alle cosi dette “competenze avanzate” si moltiplicheranno e gli infermieri investiranno in sapere continuando ad utilizzare il certificato master come stampe espositive.

Saverio Andreula
Presidente Collegio Ipasvi Bari 

27 marzo 2014
© Riproduzione riservata

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