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Intensità di cura e assistenza. Un nuovo ruolo per medici e infermieri

di Fabrizio Polverini

12 MAG - Gentile direttore,
l’integrazione tra professionisti e il superamento dell’approccio funzionale, si può concretizzare attraverso il passaggio da un'organizzazione gerarchico-strutturale a un'organizzazione a matrice per intensità di cura e assistenza. La clinica solo ai Medici, ma i percorsi assistenziali ai Professionisti Sanitari Assistenziali; in questo modo non c’è più alcuna sovrapposizione, ma vera integrazione tra professionisti. La persona è ricoverata e assistita secondo il livello della sua patologia o pluripatologia: alla continuità ci pensa l’infermiere e i medici vanno al suo letto in base alla specialità per assisterlo nei singoli bisogni e dettare tutto ciò che riguarda diagnosi, clinica e terapia. La nuova organizzazione dell’ospedale per intensità di cura e assistenza richiede un ripensamento della presa in carico della persona, perché sia il più possibile personalizzata, univoca, condivisa attraverso tutti i livelli di cura.
 
Ci sono già esperimenti pilota di una riorganizzazione degli ospedali in molte Regioni italiane, quali: Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana e Piemonte. Esperienze che sembrano molto promettenti sebbene non siano numerosi gli studi scientifici di valutazione in merito. Si tratta di esperienze ancora troppo recenti. In un’organizzazione per intensità di cura e assistenza viene meno la suddivisione dei posti letto per specialità tipica degli ospedali tradizionali, in modo da superare la frammentazione e favorire l'integrazione tra i professionisti che si prendono cura delle persone assistite. Il principio ispiratore dell'organizzazione dell'assistenza è la similarità dei bisogni e dell'intensità di cure richieste, piuttosto che le patologie afferenti ad una disciplina specialistica.
 
Occorre quindi passare dal principio di “hosting” al principio del “case management”, dall’idea di curare la malattia all’idea di farsi carico della persona; questo determina la necessità di introdurre modelli di lavoro multidisciplinari per processi ed obiettivi con definizione di linee guida e protocolli condivisi, e presuppone la creazione e lo sviluppo di ruoli professionali coerenti con il nuovo sistema. Va ancora segnalato che l’“intensità di cure e assistenza” prende spunto da un modello dell’industria giapponese”, nato presso la casa automobilistica Toyota, denominato “Lean Thinking”. In questo contesto è sorta l’esigenza di individuare un sistema produttivo in grado di massimizzare i risultati e minimizzare i costi e gli sprechi. Sistema che è risultato vincente. Per tali ragioni il Lean Thinking è stato importato in numerose altre realtà.

Le motivazioni che spingono all’adozione di simili strategie di gestione in sanità sono da ricondursi alla necessità di contenere i costi, all’esigenza di migliorare l’efficienza dei processi di lavoro tenendo conto dei cambiamenti socio-assistenziali che interessano la popolazione, quali: longevità e pluripatologia. Elementi questi, che fanno variare sia qualitativamente che quantitativamente la domanda prestazionale. Per rispondere ai nuovi bisogni è necessario sviluppare una nuova cultura clinica gestionale basata sulla centralità della persona e non più solo sulla malattia.
I criteri dell’approccio per processi, della “lean organization” e dell’organizzazione per intensità di cura e assistenza, sono rappresentati da una unità funzionale organizzativa e di coordinamento (Bed Management), che si avvale di strutture fisiche distinte ospedaliere a seconda dei livelli di intensità di cura e da professionisti appartenenti a strutture differenti che intervengono nelle diverse fasi dei percorsi di cura dei pazienti.
 
Molte sono le criticità di continua gestione a partire dagli spazi fisici, alle problematiche legate all'assistenza di persone che presentano, si una simile complessità clinico assistenziali, ma peculiarità dettate dalla clinica di non sempre facile approccio per tutti i professionisti. Al momento il profilo di posto e la formazione su campo, attraverso anche tavole rotonde sui casi assistenziali con la definizione e condivisione dei percorsi, sono i punti cruciali su cui concentrare le forze per garantire la sicurezza dei percorsi e l'empowerment dei professionisti.
Ruolo centrale di implementazione e di coordinamento deve essere svolto dalle Direzioni Sanitarie Mediche e delle Professioni Sanitarie Assistenziali, che con decisione e caparbietà, insieme a tutti i professionisti afferenti, dovranno favorire i cambiamenti cercando di superare le resistenze fisiologiche che ci sono state e per certi versi persistono, in particolare da alcune Professioni meno inclini al cambiamento. Notevole dovrà essere l'impegno del personale del comparto, nel rimettersi in gioco e acquisire la consapevolezza della professionalità posseduta, ma troppo spesso tenuta chiusa in un cassetto.


Dott. Fabrizio Polverini
Coordinatore Comitato Infermieri Dirigenti
Regioni Piemonte e Valle d’Aosta 


12 maggio 2014
© Riproduzione riservata

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