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Osteopatia. È l'ora di un riconoscimento clinico e giuridico

di G.Barbero e D.Saracino

11 DIC - Gentile Direttore,
negli ultimi mesi, dopo l’interrogazione parlamentare dell’On. Binetti, sono apparse, sulle testate giornalistiche di settore e non e sulle pagine web, notizie riguardanti la pratica osteopatica ed il suo eventuale riconoscimento professionale.

L’Osteopatia come pratica terapeutica è da sempre stata considerata come sanitaria fin dagli albori della propria nascita. Tuttavia, nel corso dei decenni, ha subito una serie di trasformazioni e d’inquadramenti normativi e giuridici differenti a seconda della Nazione dove venivano formulati.
A livello internazionale un primo distinguo venne fatto tra i paesi europei e quelli anglofoni extraeuropei (USA, Canada e Australia) dove la figura dell’Osteopata è ampiamente definita attraversa una Laurea a Ciclo Unico (D.O. Doctor in Osteopathy) equivalente a quella del Medico Chirurgo (M.D. Medical Doctor). In Europa invece la prima Nazione che ha visto un riconoscimento della figura dell’Osteopata è stata la Gran Bretagna dove l’”Osteopath” è una figura autonoma ma non inserita nel novero delle professioni sanitarie.

In Italia, il tema dell’osteopatia ha da sempre lasciato indifferenti sia il Parlamento sia il mondo delle professioni mediche e sanitarie se non per alcune proposte normative che si sono susseguite negli ultimi vent’anni tra le quali possiamo citare il tentativo di FNOMCEO di normare tutte le Medicine Non Convenzionali (dlgs. N. 713/2008), di cui fa parte l’Osteopatia secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), facendone una prerogativa esclusiva dei laureati in Medicina e Chirurgia, Veterinaria e Odontoiatria.

Nel 2013 c’è stato un tentativo da parte di alcune associazioni tra le quali spiccavano quelle che rappresentavano gli “Osteopati” di inserirsi nella Legge 4 del 14 gennaio 2013 che verteva sulle discipline non regolamentate e non costituite quindi in Ordini, Albi o Associazioni rappresentative riconosciute. Tale tentativo, grazie all’intervento del Presidente della Repubblica, ha precluso l’accesso ad un’attività terapeutica a soggetti che non avevano ricevuto nessuna abilitazione statale all’esercizio di una professione sanitaria.

L’Associazione dei Fisioterapisti Diplomati in Osteopatia d’Italia, che mi onoro di rappresentare come Presidente Nazionale, nasce in un contesto normativo quanto mai lacunoso, confusionario e non garantista per l’utenza. Infatti la pratica dell’Osteopatia, non essendo opportunamente normata, viene lasciata nelle mani di chiunque con autoreferenzialità e senza aver superato alcuna valutazione da parte di un organo competente (MIUR o Ministero della Salute), tutto ciò con un’evidente ricaduta sulla salute della comunità.

La prima azione da noi compiuta è stata quella di istituire un Registro (ROFI), che sarà reso pubblico in occasione del prossimo congresso nazionale a maggio 2015, che ha l’ambizione di contenere tutti i fisioterapisti con formazione post-graduate in Osteopatia. I criteri di accesso alla nostra Associazione sono molto rigidi proprio perché intendiamo tutelare l’utenza attraverso un’attenta analisi di quelli che sono i requisiti dei nostri Associati. In primis chiediamo il diploma di Laurea in Fisioterapia (o titolo ritenuto equipollente ex D.M. 27 luglio 2000) e poi la valutazione del percorso formativo in Osteopatia, effettuato dopo la laurea, che deve rispecchiare i parametri definiti dall’OMS (Benchmark della Formazione in Osteopatia del 2010). Questi, brevemente, devono prevedere un percorso di non meno di 5 anni di formazione part-time e devono riguardare i principi basilari dell’approccio metodologico osteopatico.

Il ROFI non chiede la costituzione di una nuova professione sanitaria in aggiunta alle 22 già esistenti perché riteniamo che la pratica dell’osteopatia debba essere lasciata a Medici e Fisioterapisti, professionisti già abilitati a formulare una diagnosi e una valutazione clinica differenziale e dotati di tutti i requisiti per poter praticare una Medicina Non Convenzionale in tutta tranquillità e onestà professionale.

Ad ulteriore conferma di tali posizioni, bisogna considerare che quella del fisioterapista è l’unica professione che prevede nel proprio profilo professionale riferimenti specifici alla terapia manuale (D.M. 741/94 art. 2) e che, il percorso formativo post-graduate in Osteopatia, permette di approfondire/acquisire le basi clinico/diagnostiche a supporto e ampliamento del percorso di studi universitario. Il fisioterapista che sceglie il percorso formativo in osteopatia ha la possibilità di ampliare ed integrare le proprie capacità valutative/scientifiche, decisionali e di ricerca clinica imparando ad applicare le differenti metodologie scientifiche con l’obiettivo di plasmare e valorizzare la propria formazione.

Consapevoli del fatto che sono presenti in letteratura numerosi studi che affermano la pericolosità delle tecniche di manipolazione ad alta velocità (HVLA Thrust), benché in percentuale la probabilità che si verifichi tale evento è remota, conveniamo che la pratica di tali tecniche debba essere riservata a personale sanitario (medico o fisioterapista) dotato delle competenze necessarie a valutarne indicazioni, controindicazioni e ad effettuare i test vascolari pre-manipolativi. La formazione in osteopatia riservata a professionisti sanitari si pone come obiettivo la pratica basata sulle evidenze (EBP e EBM). Sono sempre più numerosi i lavori scientifici prodotti da Fisioterapisti diplomati in Osteopatia pubblicati nelle più importanti ed indicizzate riviste scientifiche del settore e presenti nei principali motori di ricerca delle banche dati internazionali.

Fin dalla sua nascita, il ROFI ha iniziato una collaborazione e una sinergia operativa con il Registro de Fisioterapeutas Titulados en Osteopatia de Espana (ROFE) nel perseguire obiettivi comuni quali la tutela dell’utenza e il sempre crescente sviluppo e integrazione delle pratiche scientifiche in osteopatia. La situazione spagnola non è differente da quella italiana in quanto anche nella penisola iberica l’osteopatia non è regolamentata e anche il ROFE tenta di elevare la figura del fisioterapista specializzato in osteopatia in contrapposizione con l’osteopata non sanitario. Cellule embrionali di associazioni simili alla nostra stanno nascendo in Portogallo, Brasile e altri paesi sudamericani che nei prossimi anni ci auguriamo di poter affiancare nel raggiungimento di obiettivi comuni.

Siamo quindi disponibili a supportare il Ministero della Salute, il MIUR, la XII Commissione Affari Sociali e tutti gli Ordini e le Associazioni Professionali nell’ottica di normare e dare un riconoscimento clinico e giuridico alla pratica osteopatica, tutelando l’utenza e tutti quei professionisti sanitari che, in scienza e coscienza, ritengano di utilizzare tali pratiche nel processo di cura dei propri Pazienti. Tuttora non esiste un profilo professionale né un percorso formativo unico ed universitario che identifichi la figura dell’osteopata che, pertanto, non può essere identificata come professione sanitaria autonoma, pertanto la posizione del ROFI è quella di utilizzare la dicitura: “Fisioterapista Diplomato in Osteopatia” o, abbreviato ‘FT. D.O. o C.O.’.
 
Giulio Barbero (presidente ROFI) e Davide Saracino (Vicepresidente ROFI)

11 dicembre 2014
© Riproduzione riservata

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