19 DIC - Gentile direttore,
in riferimento alla lettera di Paola Sciomachen dal titolo “Tutta la verità sull’osteopatia”, mi permetta di precisare quanto segue.
i) precipuamente, l’impatto della produzione scientifica su un determinato blocco di conoscenza, come possono essere le medicine non convenzionali quali le pratiche osteopatiche, si misura, per scientometria, non dal numero di riviste sulle quali si pubblica né tantomeno da quello delle monografie, bensì sull’Impact Factor (IF), che nel caso delle riviste citate, o non era proprio presente oppure era assolutamente risibile. Né consegue che per misurare l’impatto (e quindi la qualità) sulla comunità scientifica di ricerche pubblicate nel campo della salute non possiamo affidarci ad enti privati e/o autoreferenziati che pubblicano i loro prodotti su riviste non indipendenti o con IF comunque inferiore alle mediane di settore;
ii) in seconda istanza, come i lettori certamente sapranno, i termini di “Salute” (benessere) e “Sanità” richiamano concetti differenti che non possono giustificare sovrapposizioni, né tantomeno si possono far passare mere “indicazioni” generali di un’organizzazione (la quale detto per inciso è la stessa che consiglia da 0 a 4 anni la masturbazione della prima infanzia) come disposizioni coercitive per gli Stati. Sostenere che l’OMS ha indicato tout court agli Stati di qualificare l’Osteopata formato in ambito extra-universitario e con formazione di ingresso di livello scolastico come professionista sanitario esperto con compiti di diagnosi è quanto mai pretestuoso;
Direttore generale
Ernesto Rodriquez