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Comma 566. Fisioterapisti: “Per noi il tavolo è già partito”

di Rosario Fiolo

06 MAR - Gentile direttore,
non si capisce tutta questa “alzata di scudi” e questa difesa corporativa che si sta mettendo in atto sul comma 566 della legge di stabilità per il 2015 che dovrebbe attuare quanto previsto dal Patto per la Salute, e che va proprio nel senso dell’integrazione multidisciplinare delle professioni sanitarie e della governance del sistema salute.
 
Il luogo in cui fare tutto ciò sarà quella “cabina di regia per il coordinamento nazionale sulla regolazione della vita professionale e organizzativa degli operatori del sistema sanitario” istituita con l’Accordo Stato Regioni del novembre 2014.
La “regolazione” non potrà che basarsi sulla regolamentazione definita dalle norme sulle professioni sanitarie, a partire dai Decreti Ministeriali sui Profili professionali, promulgati nel 1994 e di cui l’anno scorso si è celebrato il ventennale.
 
Per noi fisioterapisti il profilo professionale emanato con il D.M. n. 741/94, è un punto cardinale della nostra professione e ne indica il “percorso” che va dall’elaborazione del programma riabilitativo alla ricerca scientifica in fisioterapia. Quindi:
1. elabora, anche in équipe multidisciplinare, la definizione del programma riabilitativo volto all'individuazione ed al superamento del bisogno di salute del disabile; 
2. pratica autonomamente attività terapeutiche per la rieducazione funzionale delle disabilità motorie, psicomotorie e cognitive utilizzando terapie fisiche, manuali, massoterapiche ed occupazionali; 
3. propone l'adozione di protesi ed ausili, ne addestra all'uso e ne verifica l’efficacia; 
4. verifica le rispondenze della metodologia riabilitativa attuata agli obiettivi di recupero funzionale;
5. svolge attività di studio, didattica e consulenza professionale, nei servizi sanitari ed in quelli dove si richiedono le sue competenze professionali. 
 
Questo è un atto giuridico ben definito e chiaro che è integrato e quasi portato a compimento da quanto è enunciato dall’articolo 2 della Legge n. 251/2000: “Gli operatori delle professioni sanitarie dell’area della riabilitazione svolgono con titolarità e autonomia professionale, nei confronti dei singoli individui e della collettività, attività dirette alla prevenzione, alla cura, alla riabilitazione e a procedure di valutazione funzionale, al fine di espletare le competenze proprie previste dai relativi profili professionali”.
 
Quindi autonomia e responsabilità sono già determinate, ogni professionista ha piena responsabilità dei propri atti terapeutici, della loro scelta, e il nostro profilo ci impone un percorso di cura ben definito che dobbiamo rispettare. Ancora più definito risulta tutto ciò se si considera che la legge n. 42/99 stabilisce il campo di attività del fisioterapista, determinato, oltre che dal profilo professionale e dal codice deontologico, dagli ordinamenti didattici dei corsi di laurea, che stabiliscono senza equivoci le sue competenze e la sua autonomia e responsabilità.
 
Alla base vi è anche una formazione, che l’Associazione professionale rappresentativa dei fisioterapisti ha contribuito a definire con la elaborazione di documenti come il Core Curriculm e il Core Competence, prodotti assieme alla componente universitaria e quindi con un lavoro che ha da tempo messo in atto l’auspicata interazione e collaborazione tra discipline diverse. 
Proprio la formazione è un altro esempio in cui componenti professionali e disciplinari diverse hanno già discusso e convenuto, anche di recente, che il percorso formativo attuale è breve, troppo breve, il più breve del continente, e mal si concilia con i bisogni del professionista e del cittadino.  
 
Se adesso con il comma 566 si vuole procedere nella direzione di dare una “regolazione” che meglio definisca la governance all’interno del sistema salute, non si capisce perché tutto ciò venga visto, con una certa ipocrisia, come un “mal sottile” che “significherà in buona sostanza riproporre un solco rivendicativo tra medici e professioni sanitarie”.
 
Il problema, invece, è che è cambiato il sistema salute e qualcuno non se n’è accorto: oggi la centralità è della persona con i suoi bisogni (come sancito peraltro già dal D.Lvo n. 502/92) e non della figura sanitaria, qualsiasi essa sia. Quindi qualche figura medica deve meglio definire il suo ruolo, soprattutto nel campo della disabilità e della riabilitazione, e in riferimento alla Convenzione ONU dei diritti delle persone con disabilità.
 
A proposito di disabilità, il Patto per la Salute interviene in maniera specifica e supera tutta una serie di contraddizioni che nel campo della riabilitazione si sono generate soprattutto dopo l’emanazione da parte del Ministero della salute, del Piano di Indirizzo della Riabilitazione che ha causato, questo si, conflittualità e confusione operativa nel sistema.
 
Il Patto della Salute all’articolo 6 comma 6 definisce:
Il Piano delle prestazioni personalizzato, formulato dall’equipe responsabile della presa in carico dell’assistito, individua gli interventi sanitari, sociosanitari e sociali che i servizi sanitari territoriali e i servizi sociali si impegnano a garantire, anche in modo integrato, secondo quanto previsto per le rispettive competenze dal DPCM 29 novembre 2001 e successive modifiche e integrazioni”. 
 
In una realtà complessa come quella delle persone con disabilità, quindi, lo strumento da porre in atto è un Piano personalizzato formulato dall’équipe che è  responsabile della presa in carico. Non può essere un singolo professionista il responsabile del Progetto Riabilitativo, ma deve essere l’équipe, e che nel progetto sono indicati i programmi di cui sono responsabili i singoli professionisti con titolarità e autonomia.
 
Le norme sono chiare e definite e se qualcuno vuole alimentare dubbi, asimmetrie e quant’altro lo farà portando un danno al sistema salute che invece necessità di interdisciplinarietà, condivisione e relazioni chiare, così come espresse dalle norme.
 
È giunto il momento che le norme così come sono espresse vengano definitamente concretizzate. L’Aifi è pronta a dare il suo contributo
 
Rosario Fiolo
Responsabile della Formazione di Base AIFI

06 marzo 2015
© Riproduzione riservata

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