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Ifo-Inmi. La vera battaglia è per difendere gli Irccs pubblici. E dobbiamo farlo tutti insieme

di Stefano Canitano

18 MAR - Gentile direttore,
nella difficile vicenda degli IRCCS pubblici del Lazio mi corre l'obbligo, per essere state tirate in ballo alcune sigle non firmatarie della lettera degli IFO, fra le quali la mia, e per non dare l'impressione di cercare la divisione del fronte, di chiarire per bene la nostra posizione, che ha portato alla stesura di un secondo comunicato con le firme congiunte di alcuni sindacati rappresentativi dell'IFO (CISL medici, FASSID-SNR e FESMED) e di sei sigle dell'INMI (FASSID-SNR, AUPI, ANAAO/SNABI, AAROI/EMAC, FASSID-SINaFO e ANPO).

Il primo dettaglio di una certa importanza è che la lettera è stata presentata come verbale di assemblea. A mia memoria i verbali vengono votati e firmati se devono essere espressione di una assemblea quanto mai movimentata e nella quale sono state espresse diverse posizioni. Questo non è avvenuto e quindi non abbiamo ritenuto opportuno sottoscrivere un "verbale", se pur in parte aderente alla realtà, ma non in toto, che non aveva seguito le procedure normali nella sua estensione. E che si tratta quindi di una dichiarazione fra sindacati che legittimamente e in perfetta buona fede impegna solo i rappresentanti che la hanno sottoscritta e i loro iscritti. Detto questo verrei al merito.

Il contenuto della lettera è, come dicevo, in parte condivisibile, ma esprime, secondo il mio modesto parere condiviso da coloro che non hanno ritenuto di firmarla, un accento troppo centrato contro la nostra Direzione Strategica piuttosto che sulle vere e reali responsabilità di una spoliazione che riteniamo grave e pericolosa degli unici tre IRCCS pubblici del Lazio. Siamo al corrente degli sforzi operati dal Commissario Straordinario per fare intendere agli organismi regionali, in totale sordità, che gli IRCCS non sono dei "piccoli ospedali", assimilabili ai piccoli ospedali della provincia e quindi destinati allo svuotamento in favore di strutture di maggiori dimensioni ed efficienza. Ma piuttosto, come recitava una vecchia pubblicità di pennelli, degli "Ospedali Piccoli", per loro intrinseca natura e per le necessità operative che derivano dai compiti precipui di un istituto scientifico, che richiedono articolazioni organizzative indipendenti e autonome anche a fronte di un minor numero di letti.

Avere stretto e condizionato l'approvazione dell'atto a parametri che non sono per nulla idonei alla lettura della realtà dei nostri istituti è un vulnus che condanna nel tempo gli IRCCS pubblici alla irrilevanza e alla soccombenza rispetto agli IRCCS di diritto privato, liberi di investire e di organizzarsi e di ricevere per le loro attività risultanti i fondi regionali. Non mi soffermo su quanto le ho già scritto a proposito del nostro ROF, che abbiamo ritenuto, noi FASSID-SNR, altamente innovativo nell'impianto organizzativo, come ho già avuto modo di spiegare in un altro intervento sul Suo giornale.
Siamo in una condizione paradossale, nella quale una organizzazione moderna e piena di innovazioni significative, nella quale è evidente lo sforzo di allinearsi alle realtà internazionali più avanzate, superando vecchie mentalità latine in termini di gerarchizzazione e verticalità organizzativa in ambiente sanitario, rischi di rimanere un'anatra zoppa per la miopia dei decisori centrali.

Per difendere funzionalità ed efficacia di questo impianto organizzativo è indispensabile mantenere una capacità operativa alle singole strutture, che la pedissequa applicazione dei "parametri Balduzzi" non permette. Nel momento in cui l'Istituto Tumori sta affrontando un difficile percorso di accreditamento presso l'Organisation of European Cancer Institute, che dovrebbe sancire l'ingresso del Regina Elena nella élite degli Istituti oncologici di ricovero e cura a carattere scientifico europei, il depotenziamento delle strutture rischia di far fallire il processo o perlomeno di renderlo molto più accidentato. Per non dire dell'abbassamento della operatività del San Gallicano, che rischia di legare una mano dietro la schiena all'ISG nella competizione con Istituti dermatologici di diritto privato, come detto sopra, liberi di organizzarsi e investire, anche con una certa disinvoltura come dimostrato da recenti fatti di cronaca.

Però noi crediamo, e questo è il punto più importante e chiave della nostra posizione, che una battaglia per il riconoscimento della peculiarità degli istituti pubblici non possa fermarsi alla difesa di istituto, di strutture e di interessi che potrebbero finire per essere interpretati come particolaristici. Noi pensiamo che l'azione di difesa a oltranza degli istituti scientifici pubblici debba coinvolgere non solo l'IFO e non solo i medici, orientamento scelto dai firmatari della prima lettera che ha avuto grande risonanza mediatica. Isolare l'IFO e i medici non può che indebolire il fronte, e rinnovare la diffusa sensazione, pur erronea, che la categoria medica persegua interessi di casta e l'Istituto interessi particolaristici.

Sa bene chi lavora in questi istituti quanto tutto il lavoro si poggi invece sui quotidiani sforzi di medici, infermieri, personale tecnico e amministrativo e in quale sofferenza di organico si lavori e con quanto precariato della ricerca e della assistenza. Eppure viviamo, eppure siamo ancora una realtà di eccellenza nel panorama Nazionale e internazionale, eppure passione e capacità di sacrificio di tutti mantengono un livello elevato, oltre che un carico di lavoro davvero esuberante rispetto alle potenzialità operative. E' a rischio invece l'intera esistenza degli istituti pubblici nel loro complesso e questo riguarda in prima battuta anche l'INMI, e anche i professionisti e i lavoratori del comparto, e gli amministrativi, e le associazioni dei pazienti, le direzioni, insomma esiste un problema di sopravvivenza per il quale è necessario fare sentire forte e chiara la voce di tutti gli sakeholders alla Regione, in attesa che si provveda, a livello nazionale, a elaborare finalmente una normativa che permetta di distinguere le sorti e le regole degli IRCCS da quelle della ospedalità generalista e specialistica, pur di grandissima qualità, ma senza obblighi istituzionali di ricerca.

Noi sinceramente invitiamo tutti i colleghi ad allontanarsi dai propri orti, a volare alto e a puntare all'obiettivo di salvaguardare la ricerca traslazionale pubblica della Capitale d'Italia. Ci faremo promotori di azioni eclatanti a difesa delle realtà scientifiche di eccellenza del Lazio, alle quali invitiamo fin da ora tutti i lavoratori degli istituti, e non daremo tregua finché saranno minacciate le attività peculiari degli istituti scientifici pubblici.

Stefano Canitano
Rappresentante aziendale FASSID-area SNR 

18 marzo 2015
© Riproduzione riservata

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