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Responsabilità patrimoniale. Autonomia decisionale medici riconosciuta da Consulta

di Antonio Ciofani

06 MAG - Gentile Direttore,
la minacciata responsabilità patrimoniale del medico per prescrizione di prestazioni diagnostiche e/o terapeutiche presuntivamente "inappropriate", termine quanto mai generico e fumoso, mette gravemente a rischio la serenità del medico che è e continua ad essere il professionista che, nella sua solitudine anche quando opera in équipe, decide cosa fare sul paziente.

Non va dimenticato che quando si sta male si va alla ricerca del medico giusto, serio e responsabile, cui affidarsi e che possa prendere la decisione più corretta in serenità. Proprio questa decisione, che rappresenta emblematicamente l'essenza stessa della professione medica da 25 secoli, è sotto attacco, attenzione, con rischio di tutti, soprattutto dei più deboli economicamente.

Ma la Corte Costituzionale (il Giudice delle Leggi), i cui pronunciamenti come è noto, ancorché emessi in occasione di casi specifici, fissano principi generali decontestualizzati, ha più volte ribadito l'autonomia terapeutica del medico rispetto allo stesso legislatore. Con le sentenze 282/ 2002 e 338/2003 ha sancito l'illegittimità costituzionale di norme regionali che dettavano limiti all'espletamento di determinati trattamenti terapeutici: "In materia di pratica terapeutica, la regola di fondo deve essere l'autonomia e la responsabilità del medico che, con il consenso del paziente, opera le necessarie scelte professionali".

Successivamente, con la sentenza 151/2009, la Corte ha inequivocabilmente ribadito riconoscimento e protezione costituzionale al principio dell'autonomia terapeutica del medico "non è di norma il legislatore a poter stabilire direttamente o specificamente quali siano le pratiche ammesse, con quali limiti e a quali condizioni. Poiché la pratica dell'arte medica si fonda sulle acquisizioni scientifiche e sperimentali, che sono in continua evoluzione, la regola di fondo in questa materia è costituita dall'autonomia e dalla responsabilità del medico che, sempre con il consenso del paziente, opera le scelte professionali basandosi sullo stato delle conoscenze a sua disposizione".

Dunque limitazioni all'autonomia decisionale del medico, massima garanzia e tutela del malato, trovano in quanto sancito dalla Consulta un evidente ostacolo giuridico, che, se necessario, potrà e dovrà essere usato nelle sedi opportune. Ma, e mi dispiace annotarlo, in Italia questo ed altri principi fondamentali ed universali della professione medica, continuano negli ultimi anni ad essere troppo debolmente rappresentati dalla FNOMCeO, che più ne avrebbe titolo e dovere.

Quei principi infatti, valori che vanno protetti, custoditi, studiati e soprattutto indicati con autorevolezza ai giovani medici-chirurghi, vengono spesso confusi con la naturale evoluzione organizzativa delle strutture sanitarie e con il rispetto dovuto all'altrettanto naturale crescita professionale e deontologica delle figure una volta solo ausiliarie delle attività medico-chirurgiche, oggi sempre più complesse e sofisticate e sempre più dense di responsabilità non solo tecnico-cliniche, umane e sociali ma anche civili e penali. E bisognose di solidi principi.

Dr. Antonio Ciofani
Dir. Resp. Struttura Complessa di Nefrologia e Dialisi - Ospedale Spirito Santo, Pescara
Consigliere Nazionale Anaao-Assomed  


06 maggio 2015
© Riproduzione riservata

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