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Madre e medico: tutte le difficoltà nel conciliare questo duplice ruolo

di Maria Ludovica Genna

14 GIU - Gentile Direttore,
ho letto la notizia che il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha da poco partorito due gemellini e colgo l'occasione, tramite le pagine del Suo giornale, per inviare le mie personali felicitazioni. Numerose sono, però, le considerazioni che mi sono venute alla mente, nel duplice ruolo di medico e madre.

La prima è legata proprio alla mia funzione all’interno del Servizio Sanitario Nazionale che, purtroppo, appare ancora tanto indietro in quelle che sono le politiche di conciliazione, anche per via di una crisi economica che imperversa da quasi dieci anni. Mi chiedo se la Ministra Lorenzin affiderà i suoi bambini all' asilo del Ministero della Salute tra quelli esistenti nella Pubblica Amministrazione, come apprendo dal rapporto di Sintesi dell'indagine sulla presenza degli asili nido nella PA effettuata dal governo italiano e datata 2010.

Da tale rapporto si apprende, secondo il protocollo stipulato nel 2009 tra il Ministro della Pubblica Amministrazione e Innovazione, il Ministro per le Pari Opportunità ed il Sottosegretario per le Politiche della Famiglia, della “attivazione di un insieme coordinato di azioni e di interventi volti a favorire la realizzazione, presso le Pubbliche Amministrazioni di tutti i livelli di governo, di nidi aziendali e di eventuali altri servizi socio-educativi per l’infanzia, al fine di tutelare e favorire il lavoro femminile, anche nell’ottica del progressivo innalzamento dell’età pensionabile delle lavoratrici del settore pubblico”. Tale progetto, che prevedeva di utilizzare in parte i risparmi derivanti dall’innalzamento dell’età pensionabile delle donne, tendeva all’obiettivo - nel medio periodo (2015) - di rispondere quasi interamente al fabbisogno potenziale (stimato in 30.000 nuovi posti/bambino relativi ai 100-120.000 figli di dipendenti pubblici in età 0-3 anni) dei dipendenti pubblici e di contribuire, così, anche alla copertura della domanda aggiuntiva dei territori.

Sarebbe interessante conoscere il prosieguo di questo programma e verificare quanto - di ciò stabilito e promesso - sia avvenuto. E le donne, nella doppia veste di medico e di madre, che attualmente appaiono in percentuale rilevante nel Sistema Sanitario Nazionale, nella conciliazione lavoro-tempo-lavoro possono contare su strutture funzionanti o sono ancora lasciate sole, abbandonate dalle istituzioni che continuano ad ignorare la grave e reale portata del problema?

Una donna medico con figli piccoli residente al Sud risulta, poi, doppiamente penalizzata per la scarsità di strutture che possano facilitarla nel difficile ruolo di ”equilibrista” tra esigenze professionali e familiari. Studi condotti in tema di patologie dell'organizzazione del lavoro hanno evidenziato differenze significative tra lavoratori e lavoratrici. Le cause principali risultano essere legate alla mancata conciliazione, alla tipologia del lavoro, alle molestie ed al mobbing.

La mancata conciliazione, tra queste, è la principale causa di stress, una volta presi in considerazione i dati forniti dall’Istat e secondo i quali le donne lavoratrici dedicano mediamente 5 ore e mezzo al giorno alla cura dei familiari contro le due ore e mezza fornita dagli uomini. Le donne medico, inoltre, sono maggiormente colpite dal timore di penalizzare la loro carriera professionale in caso di gravidanza e di matrimonio, senza contare lo stress dovuto alle tensioni che spesso insorgono con il datore di lavoro, per via delle richieste di permesso, di congedo, di aspettative e di turnazioni più agevolate. E’ noto che lo stress derivante da fattori organizzativi che comprendono le nuove programmazioni aziendali ed i ridimensionamenti dei settori operativi colpisce maggiormente le donne, tenute a dover fronteggiare carichi di lavoro aumentati, mentre nel contempo sono anche impegnate nello sforzo di conciliare la famiglia con il lavoro.

Recentemente, una mia giovane collega precaria e amica, in stato di iniziale gravidanza, mi riferiva che molto probabilmente non avrebbe avuto riconferma per l’incarico a tempo determinato, dopo il parto, per motivi di scelta aziendale e mi domandava se tutto ciò potesse essere legato alla gravidanza in atto. Non ho saputo darle una risposta certa anche se è noto in cronaca che la gravidanza può essere alla base di comportamenti mobbizzanti, soprattutto quando al suo termine si ha maggiore necessità di allontanarsi per provvedere alle cure familiari.

Pertanto, rinnovo alla Ministra Lorenzin l’augurio sincero di riuscire ad armonizzare il lavoro di Ministro con il mestiere difficilissimo di madre e moglie, all’interno di una società ancora permeata da evidenti asimmetrie e chiare diseguaglianze.

Maria Ludovica Genna
Medico Responsabile UOS Diagnostica Ematologica AORN A. Cardarelli  

14 giugno 2015
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