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Infermieri. Il 'concorsone' in Friuli Venezia Giulia e le mobilità negate

di Andrea Clemente

07 AGO - Gentile direttore,
nei giorni scorsi la notizia dell'imminente uscita del bando regionale FVG per infermieri da 173 posti è stata accolta con grande entusiasmo da colleghi precari, sindacati ed IPASVI. Risulta invece completamente trascurata la vicenda delle mobilità che tutte le aziende sanitarie regionali, come previsto dalla normativa, hanno dovuto bandire in previsione del concorso.

Purtroppo, a causa dell'attuale assetto legislativo, gli infermieri si trovano ad essere "ostaggi" delle proprie amministrazioni che possono negare la mobilità in maniera assoluta. Infatti, come previsto dall’art. 30 del d.lgs.165/2001 modificato poi dall’art.49 del d.lgs.150/2009 “il trasferimento è disposto previo parere favorevole dei dirigenti responsabili dei servizi e degli uffici cui il personale è o sarà assegnato sulla base della professionalità in possesso del dipendente in relazione al posto ricoperto o da ricoprire“.

Vista l'ormai consolidata abitudine di negare categoricamente le mobilità, molte aziende inseriscono già nel bando la necessità di presentare il cosiddetto "nullaosta preventivo alla mobilità" in pratica una lettera con cui la propria amministrazione si impegna a concedere il trasferimento in caso di vittoria del bando di mobilità. Il rifiuto alla concessione del nullaosta comporta il non poter partecipare al bando di mobilità.

Chi come il sottoscritto, si ritrova ad avere contratto a tempo indeterminato e con periodo di prova già superato, si vede quindi sia negata la possibilità di partecipare ai bandi di mobilità sia negata la possibilità di trasferimento (nel caso delle aziende che non richiedono il nullaosta preventivo). La motivazione, molto spesso, è la mancanza di personale per coprire il posto vacante causa esaurimento delle graduatorie, mentre spuntano come funghi colleghi assunti tramite agenzia interinale. La conseguenza di questa situazione è che le aziende perdono tempo e denaro per redigere e pubblicare i bandi, valutare curriculum e titoli di carriera, fare i colloqui per poi ritrovarsi con delle graduatorie inutilizzabili.

A chi non vuole perdere la speranza di avvicinarsi a casa o di poter lavorare nel servizio ambito, resta la possibilità della mobilità compensativa o la paradossale alternativa di partecipazione al concorso andando ad aumentare le fila delle già migliaia di colleghi precari a caccia del posto fisso.
A mio parere la normativa va assolutamente cambiata per permettere agli infermieri, assieme al resto dei professionisti, di poter raggiungere il servizio dove possano essere più motivati e sereni. Inoltre, garantire i trasferimenti, permetterebbe alle aziende di poter valutare precisamente il fabbisogno delle piante organiche prima di bandire concorsi ed avvisi pubblici.
 
Dott. Andrea Clemente
Infermiere 


07 agosto 2015
© Riproduzione riservata

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