Web e barelle, una dicotomia parossistica della nostra sanità
di Maria Ludovica Genna e Domenico Crea
09 DIC -
Gentile direttore,
si prevede nel corso del 2015, circa mezzo miliardo di persone nel mondo avranno utilizzato apps mediche, la cui varietà e disponibilità - secondo uno studio della Food and Drug Administration - è esplosa negli ultimi anni da quando si è incominciato ad utilizzare in numero sempre crescente i cellulari per tenersi aggiornati su attualità, finanza e soprattutto salute.
Nel corso degli ultimi vent'anni la diffusione di tecnologie avanzate ha contribuito a trasformare il procedimento diagnostico in una crescente richiesta di test di laboratorio e strumentali, stimolando una forma di accanimento poco professionale e scientifico, e che riveste anche aspetti etici ed economici di grande rilievo sociale (
Cartabellotta, Montalto, Notarbartolo)
Nell’era del paziente digitale, ovvero del paziente costantemente collegato ad Internet per verificare la propria diagnosi, raccogliere informazioni e scambiarle con altri utenti con patologie uguali, si assiste - purtroppo e ancora - al triste e dicotomico fenomeno del “paziente in barella”.
Se il paziente digitale appare alla ricerca assidua di conoscenze e conferme attraverso il mondo di internet, nella realtà il paziente si scontra ancora e costantemente con una Sanità dalle varie interpretazioni e nelle quali appare in una posizione ancora purtroppo di subordine. Negli ospedali sono sempre centinaia e centinaia i pazienti ricoverati e ridotti a sostare quotidianamente, anche per più giorni, su di una barella nei corridoi e, a volte, con i parenti intenti a collaborare all’assistenza.
Secondo la Simeu (Società italiana di Medicina d’Urgenza), il sovraffollamento dei PS, sebbene diffuso in ogni parte del mondo occidentale e sviluppato, ha raggiunto proporzioni in Italia sempre maggiori e con numeri significativi e più imponenti perché non affrontato mai in maniera incisiva e risolutiva.
E così da un lato si favorisce, nella Sanità Italiana, una continua e sempre maggiore spinta in direzione di una marcata informazione per mezzo del web, si sostiene un sempre maggiore ricorso a metodiche digitali nel settore della PA - la cartella informatizzata ne è un esempio – non si assiste, di contrappasso, ad una stessa spiccata qualità dell’assistenza, con medici costretti a prestare cure a pazienti ancora in barella ed in condizioni non civili e spesso di promiscuità.
La stessa protesta dei cittadini appare ancora flebile e non la si percepisce, con forza, accanto alle richieste di aiuto che lancia il personale sanitario affogato da turni massacranti per carenze di organico e da lavoro in sovraccarico, oltre che sottolineato da tagli alle risorse umane ed economiche. E, di fatto, quello che appare certamente incrinata è l’alleanza terapeutica tra paziente e medico, ovvero il loro patto di fiducia, disponibilità e reciproco riconoscimento di ruoli.
Secondo quanto affermato di recente dalla dott.ssa
Vaccaro - responsabile del settore welfare del Censis : “il medico è percepito come un esecutore tecnico di un sapere complesso di cui però non ha più l'esclusiva. Se c'è un errore è attribuito alla fallibilità del professionista e non certo della scienza medica. E questo aumenta l'intolleranza e pregiudica il rapporto medico-paziente”. Il medico, pertanto, è visto dal paziente digitale come un semplice mezzo, un banale strumento, privo di autonomia cognitiva e interpretativa.
Il paziente che si trova in condizioni precarie e costretto a permanere in barella, invece, ha appieno il senso delle difficoltà in cui si trovano i professionisti sanitari, verificando “manu propria” il duro lavoro di fornire assistenza e - come recentemente affermato dal presidente della Simeu,
Gian Alfonso Cibinel - : “della vergogna che i medici provano a dover trattenere in barella per ore e per giorni molti pazienti, in particolare i più anziani e i più fragili, in pronto soccorso sovraffollati dove non è possibile garantire al meglio la sicurezza, efficacia, tempestività, equità e rispetto della dignità personale”.
Il corso degli eventi procede veloce e perciò va incrementata, a nostro avviso, la partecipazione dei cittadini, pazienti e professionisti, ai processi di cambiamento e ristrutturazione del Sistema Sanitario, il tutto con regole agili e adatte, anche a carattere educativo, al fine unico di una maggiore efficacia degli interventi sanitari, evitando contestualmente di delegittimare il medico e favorire così i processi di automedicazione da parte dei pazienti. Nel nostro Paese va accantonata la filosofia dell’attesa - legata al capolavoro di Eduardo - secondo cui, prima o poi: “adda passà ‘a nuttata”, non sapendo – ancora una volta – con quale esito e quanto lunga sarà la notte.
Maria Ludovica Genna
Domenico Crea
Osservatorio Sanitario di Napoli
09 dicembre 2015
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