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Choosing Wisely, l’altra faccia delle linee guida

di Il consiglio direttivo di Slow Medicine

21 MAR - Gentile Direttore,
Choosing Wisely, lanciato negli Stati Uniti nell‘aprile 2012, è ormai diventato un movimento internazionale che si è dotato di principi condivisi nel corso di due incontri tenuti ad Amsterdam e a Londra. Anche a riconoscimento del notevole sviluppo raggiunto dal progetto "Fare di più non significa fare meglio - Choosing Wisely Italy” promosso in Italia da Slow Medicine, il prossimo incontro del gruppo di lavoro del movimento Choosing Wisely International si terrà a Roma nei giorni 11-12 e 13 maggio presso il Centro di formazione dell’Area Radiologica, con la presenza dei rappresentanti di 17 Paesi tra cui Stati Uniti, Canada, Olanda, Australia, Giappone, Germania, Svizzera. Il giorno precedente, il 10 maggio, avrà luogo l’incontro fra alcuni importanti esponenti internazionali presenti a Roma e la rete italiana del progetto, in particolare con i referenti delle società scientifiche e associazioni professionali che vi prendono parte.
 
C’è da sperare che l’importantissimo incontro di Roma del gruppo di lavoro internazionale possa rappresentare l’occasione perché anche in Italia possa essere colta la grande portata di cambiamento che questo movimento apporta. Cambiamento che potrebbe avere un effetto molto positivo anche nel nostro servizio sanitario.
 
Ancora recentemente sono state espresse critiche a questo progetto, e spiace dover dire che troppo spesso si tratta di critiche basate sulla insufficiente conoscenza degli obiettivi e della metodologia di Choosing Wisely, e non su una volontà di confronto e di collaborazione per accrescerne le potenzialità.
 
Perché Choosing Wisely è straordinariamente innovativo? Per parecchi motivi.
 
In primo luogo perché forse per la prima volta nell’intera storia della medicina sono i medici, insieme agli infermieri, ai farmacisti, ai fisioterapisti e agli altri professionisti sanitari, ad assumersi la responsabilità di individuare in maniera sistematica quegli esami e quei trattamenti che vengono effettuati in eccesso. E’ sul significato di eccesso che occorre intendersi per non rischiare la superficialità: consideriamo in eccesso non pratiche inutili o da vietare, ma pratiche che a volte possono essere utili, ma che vengono prescritte in maniera esagerata e impropria.
 
La prima motivazione dei professionisti che hanno aderito al progetto è etica e deontologica, in quanto proviene dalla consapevolezza che oltre ad apportare scarsi benefici quegli esami e quei trattamenti rischiano di provocare danni anche seri ai loro pazienti.
 
La motivazione economica, l’unica richiamata dal decreto ministeriale sull’appropriatezza e da gran parte degli obiettivi di budget imposti ai professionisti dalle Direzioni delle aziende sanitarie, in Choosing Wisely resta in secondo piano. Se di aspetti economici si vuole parlare, semmai non si tratta semplicemente di tagliare costi, ma di liberare risorse a vantaggio di pratiche di efficacia dimostrata ma non sufficientemente attuate.
 
In secondo luogo, gli esami e i trattamenti individuati dai professionisti non rappresentano liste di esclusione ma esami e trattamenti su cui il professionista deve riflettere ogni volta, e di cui deve parlare con il paziente. Il vero obiettivo di Choosing Wisely è quello di favorire il dialogo dei medici e degli altri professionisti della salute con i pazienti e i cittadini, in modo che vengano fornite informazioni sui rischi e sui benefici di esami diagnostici e trattamenti a rischio di inappropriatezza, e che le scelte di cura possano essere condivise e coerenti con i valori e le preferenze dei pazienti.        
 
Il dialogo e la qualità della comunicazione fra professionisti e pazienti rappresentano un altro degli elementi ignorati da chi, come ha recentemente fatto Ivan Cavicchi senza evidentemente documentarsi, ci ha definiti “lineaguidari” o “proceduralisti”. Solo con il dialogo e la condivisione delle scelte di cura fra professionisti e pazienti si supera il nodo drammatico che porta i professionisti – ma anche i cittadini – a sostituire la relazione (di cura) con la prescrizione (di esami, di farmaci); e il dialogo, spiace essere costretti a spiegarlo a chi dovrebbe saperlo bene, non è né una linea guida né una procedura.
 
La scommessa di Choosing Wisely è quella di cambiare una cultura, sia dei professionisti sia dei cittadini, una cultura troppo spesso influenzata da pesanti interessi economici e da diffusi conflitti di interesse, e alimentata da mezzi di comunicazione scarsamente indipendenti.
 
Una cultura che porta a ritenere che essere sottoposti a più indagini diagnostiche e a più trattamenti, farmacologici e non, rappresenti sempre il meglio per ogni persona.
Si sono associati come partner del progetto FNOM-CeO, IPASVI, l’Istituto Change di Torino, PartecipaSalute, Altroconsumo, la Federazione per il Sociale e la Sanità della provincia autonoma di Bolzano.
 
Hanno aderito al progetto più di 30 società scientifiche mediche, oltre a società di farmacisti, di infermieri e di fisioterapisti, e sono state pubblicate 29 liste di esami e trattamenti a rischio di inappropriatezza in Italia, per un totale di 145 pratiche.
 
E sono iniziate le prime applicazioni: il progetto Scegliamo con cura, prima implementazione sul territorio, a Torino e in Piemonte, delle pratiche a rischio di inappropriatezza individuate dai Medici di Medicina Generale della SIMG, che si sta ampliando con il 2016 ad alcune altre Società Scientifiche per permettere la condivisione delle indicazioni  di appropriatezza fra medici di medicina generale e specialisti; e il progetto Ospedali e Territori Slow, che sta coinvolgendo aziende ospedaliere e territoriali in rete tra loro.
 
Noi pensiamo che proprio le  caratteristiche innovative  del progetto "Fare di più non significa fare meglio - Choosing Wisely Italy”, e in particolare il fatto di  non essere imposto dall’alto,  ma di basarsi sulla responsabilità professionale, di avere come principale obiettivo il miglioramento della salute delle persone e non il mero risparmio, e infine quello di sostenere la fondamentale importanza della relazione tra i professionisti e il paziente, siano alla base della risposta estremamente positiva ricevuta da parte sia dei professionisti sia di associazioni di pazienti e di cittadini.
 
E’ grazie a questa risposta che il progetto ha potuto svilupparsi pur non fruendo dei cospicui finanziamenti attribuiti ai movimenti Choosing Wisely degli Stati Uniti e del Canada, ma anzi sostenendosi unicamente con il lavoro spontaneo e volontario dell’Associazione Slow Medicine e di quanti hanno aderito al progetto.
 
                                                                                                     
Il consiglio direttivo di Slow Medicine

21 marzo 2016
© Riproduzione riservata

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