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Responsabilità professionale. Un “errore” non parlare mai degli errori umani

di Riccardo Tartaglia

08 MAG - Gentile direttore,
qualche giorno fa QS ha commentato un recente articolo del BMJ sugli errori medici, terza causa di morte negli Stati Uniti. Mi sono chiesto come questo problema possa ancora essere una notizia essendo già dal 1999, dal rapporto "To err is human", che sono forniti dati impressionanti sul problema. Decine di studi pubblicati in questi ultimi quindici anni su riviste importantissime dimostrano l'alto numero di eventi avversi in medicina, centinaia di ricerche che propongono buone pratiche per contenere il fenomeno, salvare vite umane.
 
Siamo di fronte a una epidemia negletta. Tenere in considerazione il fattore umano nella pratica clinica, ce lo disse a Firenze oltre 14 anni fa James Reason (il più famoso scienziato di errore umano) è la modalità fondamentale per combattere gli errori, la cultura della colpa non serve, anzi, favorisce la minor sicurezza e la vulnerabilità delle organizzazioni complesse come quella sanitaria. 
 
E' incredibile, abbiamo scoperto da anni un virus nei nostri ospedali che si chiama "errore umano" ma la mia impressione è che nel dibattito nazionale sul DDL Gelli, ci stiamo più interessando a come risarcire le sue vittime e punire i "professionisti"  piuttosto che proteggere la popolazione con le norme igieniche, non disponendo ancora di vaccini.
 
Questa la mia triste constatazione, dopo aver partecipato a tanti eventi su questo importante DDL sulla responsabilità professionale, la mia principale preoccupazione è che si stia perdendo di vista il problema principale.  La questione giuridica in una paese leguleio come il nostro evidentemente appassiona molto di più rispetto alla prevenzione degli incidenti.
 
Tutti interessati a come risarcire le vittime, pochi a come salvarle. Eppure, nella mia regione, la Toscana, forse l'unica ad aver calcolato un tasso di eventi avversi nei nostri ospedali, stimiamo circa 35 mila eventi avversi ogni anno,di cui la metà prevenibili. Meno rispetto a quanti ne attenderemmo se applicassimo il tasso dichiarato dall'OMS del 10% sul numero dei ricoveri.
 
Un collega australiano ha stimato sulla base dei sistemi di incident reporting più accreditati a livello internazionale che in Toscana, con una popolazione di 3milioni e 700mila abitanti, dovremmo attenderci annualmente, in un confronto con i migliori sistemi di reporting&learning, tra i 700 e 1200 incidenti gravi.
 
Le segnalazioni nella mia regione sono annualmente circa 60. A fronte di questi dati significativi del problema le richieste di risarcimento invece sono in media 1500 ogni anno ma solo meno della metà avrà diritto a un indennizzo. 
 
In Italia il sistema ministeriale SIMES ha dal 2005 al 2012 raccolto non più di 2000 segnalazioni in tutto il servizio sanitario nazionale. Joint Commission, l'organismo che accredita i migliori ospedali statunitensi ha ricevuto dal 2004 al 2014 oltre 8000 segnalazione di eventi sentinella.
 
Per rimanere nella cronaca di questi giorni, gli errori di lato/paziente/procedura sono stati oltre 1000. La nostra speranza è che il DDL sulla responsabilità professionale (dal titolo è scomparsa la sicurezza delle cure) se approvato rappresenti, tutelando i professionisti, un incentivo alla segnalazione e apprendimento dagli errori.
 
Reason ci disse che il bravo medico non è quello che non sbaglia ma quello che attende l'errore, per poter riuscire a prevenirlo. In Italia si discute di rischio clinico, si burocratizza tutto ma quelle 20 pratiche cliniche consigliate da tante istituzioni scientifiche, facili da applicare e che risparmierebbero molte vie umane, si riescono con difficoltà a far adottare, a far entrare nella cultura. 
 
Dopo la pubblicazione dell'articolo del BMJ ecco che si ricorre alla difensiva, ma sarà vero? E' procurato allarme. Chi pensa che si tratti di dati sbagliati, fuorvianti, è pregato di dimostrarlo non a parole ma con dati di letteratura o con una bella ricerca da pubblicare su una rivista importante.
 
Dimostri che l'essere umano è infallibile, che gli esseri umani reagiscono alle cure tutti nello stesso modo e che la medicina è una scienza esatta. In quasi tutti i paesi con una sanità moderna hanno fatto, compreso l'Italia, studi retrospettivi sugli eventi avversi e i dati non sono così diversi tra loro. 
 
Un mio caro amico qualche giorno fa mi ha fatto vedere un foglietto nel suo portafoglio. Se mi sento male chiamate questi amici, nell'elenco c'ero anch'io. Decideranno loro dove farmi ricoverare. Mi ha fatto ridere ma anche preoccupato. 
 
Riccardo Tartaglia
Centro GRC Toscana

08 maggio 2016
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