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Osteopati. L'Associazione ATC contro il Manifesto del Roi: “E' fumo negli occhi”

di Giuseppe Cultrera, fisioterapista, presidente ATC

13 MAG - Gentile Direttore,
il recente articolo del 29 aprile, che entra nel merito del manifesto del ROI (Registro degli Osteopati Italiani) con lo scopo di spiegarne i punti fondamentali, ha suscitato in noi una serie di perplessità. Nello specifico l’articolo in questione è incentrato su una nota inviata dal ROI e che abbiamo ritenuto necessario e doveroso commentare. Si fanno affermazioni approssimative, con il chiaro tentativo di arrampicarsi sugli specchi tipico di chi, non sapendo bene dove andare a parare, giusto per buttare fumo negli occhi, usa parole che hanno un chiaro richiamo al mondo scientifico sanitario. Si prova a dire tutto e il contrario di tutto e... incredibile, ci si riesce.

Il “Manifesto” individua quattro punti fondamentali (vedi manifesto). Facciamo dunque chiarezza.

Il manifesto inizia col definire "indipendente" la disciplina osteopatica. Ci sembra che indipendente voglia dire, in maniera semplice, che non dipende da nessuno. Ecco allora la prima domanda: cosa rende una disciplina dipendente ed un'altra indipendente? Noi fisioterapisti sappiamo che nella nostra professione "sanitaria" ci sono quote di indipendenza e di dipendenza (se di dipendenza si può parlare) in quanto non possiamo non fare riferimento all'anatomia, la fisiologia e la malattia nell'accezione più vasta del termine. Ebbene da queste cose, e per fortuna, dipendiamo. Discorso a parte è l'essere indipendente nel processo di decisione clinica, indipendenza che equivale ad una assunzione di responsabilità nel momento in cui il Fisioterapista "prende decisioni" in base al proprio ragionamento clinico.

E' necessario chiarire che la Fisioterapia è una disciplina indipendente posta in essere da un Professionista Sanitario Laureato ed abilitato presso L'università degli Studi, Facoltà di Medicina, Corso di Laurea in Fisioterapia. A tutela dei cittadini, così come il ROI auspica, sarebbe corretto e trasparente che lo stesso dicesse chiaramente, che loro non sono Laureati in osteopatia (in quanto un ente privato, associazione o quant'altro, non può rilasciare Lauree), non hanno mai frequentato un corso di Laurea in ambito Sanitario presso nessuna Università, non hanno mai conseguito una abilitazione attraverso un esame presso Enti dello Stato Italiano.

Si cerca di "distinguere " l'osteopatia da altre discipline indicandone chiaramente le differenze: "... ma senza una lesione del tessuto o dell'organo stesso". Chiediamo dunque: chi attesta la presenza o meno di una lesione tissutale o di un organo? L'osteopata prende in esame gli accertamenti diagnostici del paziente? Ha le competenze (e chi gliele ha fornite) per farsi nascere il dubbio che la lesione possa essere presente ed anche molto grave? Procede alla richiesta di accertamenti diagnostici che possano rilevare condizioni patologiche (con lesione del tessuto o rgano) che necessitano di particolare cautela? Se fa tutto questo commette abuso di professione sanitaria e non si distingue nemmeno in una sfumatura da tutto quello che altri professionisti sanitari fanno con legittimità e responsabilità civile e penale.
Questa presunta "distinzione" da altre discipline si rivela nel suo complesso falsa, grave (commettono abuso), faziosa e priva di qualsiasi significato.

Il ROI tenta di dimostrare che l'osteopatia sia una materia distinta, ma al tempo stesso complementare alle altre discipline sanitarie poiché non può essere inserita tra gli interventi riabilitativi! Ci piacerebbe che a questo punto che il ROI stilasse un elenco dettagliato di tutte quelle condizioni disfunzionali che per loro stessa ammissione non “riabilitano”. Devono dire chiaramente ai cittadini,  per tutelare la loro salute, che loro non intervengono sugli esiti di un trauma cervicale, di un'alterazione dell'annulus fibroso, di un'osteocondrosi, di una capsulite, di una borsite, di una distorsione della caviglia, di una lesione ad un muscolo o un tendine, di un esito di frattura, di un'esostosi, di una instabilità articolare sia essa di natura neurologica , sia dovuta ad una alterazione delle strutture deputate a mantenere la stabilità, di un intervento chirurgico, di un'ernia discale ... di una caduta sul sedere ... etc.

Le conclusioni sono semplici: trauma, intervento chirurgico, disfunzione....non si va dall'osteopata. Distorsione di caviglia? Non si va dall'osteopata. Colpo di frusta? Non si va dall'osteopata. Instabilità di spalla? Non si va dall'osteopata. Esiti da protesi d'anca? Non si va dall'osteopata. Sindrome del tunnel carpale? Non si va dall'osteopata. Alterazioni ad un menisco o ai legamenti crociati? Non si va dall'osteopata. E potremmo andare avanti all'infinito. Potrebbero affiggere tale elenco, che di certo sarebbe lunghissimo, all'interno dei propri studi abusivi, cosi che i loro clienti possano conoscere esattamente gli ambiti di intervento -che restano - per i quali possono rivolgersi loro.

In realtà, con queste affermazioni prendono in giro la gente facendo credere che facciano qualcosa di diverso dai riabilitatori, per non dover ammettere che in realtà, tentano di fare riabilitazione senza averne titolo. Ma sono proprio loro ad affermarlo nel Manifesto. Vorremmo inoltre ricordare a chi legge che i Fisioterapisti intervengono da sempre su pazienti che presentano disturbi funzionali in assenza di danni certi alla struttura . Ma allora in che cosa vogliono distinguersi?  Per come stanno veramente le cose si può affermare che:
I fisioterapisti "intervengono in tutte quelle condizioni cliniche in cui c’è un’alterazione della funzionalità della struttura, senza una lesione del tessuto o dell’organo stesso (come gli osteopati), ma anche in tutte quelle condizioni cliniche in cui è presente una alterazione del tessuto, dell'organo, in seguito a traumi, patologie neurologiche ed ortopediche, esiti di interventi chirurgici...etc etc". Cosa che loro, così come dichiarano, non fanno.

Gli osteopati invece, per loro stessa ammissione, intervengono (senza averne titolo) solo per una parte del lavoro svolto dal fisioterapista.

Ma le perle non finiscono qui, infatti alla voce del suddetto manifesto "cosa cura l'osteopata" vengono specificati gli ambiti di intervento.
È necessario a questo punto che chiariscano (ai cittadini e al mondo professionale sanitario) quali sono le malattie di cui parlano, e sopratutto che siano tutte malattie "senza una lesione tissutale o dell'organo stesso", come affermato nel manifesto. Tale condizione deve essere inconfutabilmente accertata altrimenti si dice unac osa e se ne fa un'altra con inganno per i cittadini. Forse la nostra preparazione di fisioterapisti ci inganna (?) ma ci sembra di ricordare, giusto per fare un esempio, che l'artrosi, da loro nominata, sia una condizione nella quale di certo la struttura è compromessa e si parla di danno (lesione) al tessuto. Devono quindi chiarire: conoscono forse un'artrosi a noi sconosciuta che non presenta danno tissutale, o come detto all'inizio, ci si arrampica sugli specchi e si fanno affermazioni ingannevoli che possono fuorviare i cittadini ignari di queste argomentazioni?

Ripetiamo: il testo dell'articolo è il tripudio dell'incoerenza. In poche righe riescono ad affermare una cosa per poi contraddirsi e smentirla nel rigo successivo. Se questa è una nota del ROI è di certo dai contenuti inaffidabili. Inoltre se una malattia causa una disfunzione ed a questa si associano dei disturbi, il paziente potrebbe presentare alterazioni della sua "abilità funzionale". Il Fisioterapista, dunque, pone in essere il trattamento con lo scopo di "riabilitare" il paziente, cioè effettua "interventi mirati a migliorare e conservare la salute". Non si capisce perché nel manifesto si cerca (disperatamente) di affermare che "l'osteopatia non può essere inserita tra gi interventi riabilitativi" cercando ancora una volta di ... distinguersi, di prendere le distanze, sperando che i cittadini o i politici poco competenti, abbocchino. Il ROI usa il nostro linguaggio per spiegare quello che (abusivamente) fa, pretendendo di dire che è cosa diversa. Ma allora cosa fanno curano i sani?

La verità è che tentano di fare riabilitazione nascondendosi dietro una inesistente differenza di obiettivi che non sta in piedi in nessun modo. Se ammettessero di fare riabilitazione ammetterebbero anche di fare il lavoro di altri professionisti, senza che ciò sia  necessario e senza averne titolo. Cioè abusivamente.

Inoltre ciò che viene affermato due righe prima, viene sconfessato due righe dopo.  "L'osteopatia non interviene nel recupero di mobilità persa in seguito a patologie neurologiche od ortopediche, traumi ..etc" e due righe sotto: " In particolare l’osteopata cura ..... dolori articolari e muscolari da traumi "  Trauma si, trauma no, la terra dei cachi!

Giusto per concludere vorremmo svelare un grande segreto: i fisioterapisti non trattano solo quarantenni! Trattiamo infatti... "persone di tutte le età, dal neonato all’anziano, dalla donna in gravidanza ai soggetti sportivi.", ma gli osteopati ne parlano come fosse uno loro prerogativa. Ciò che gli osteopati tentano di far passare come una novità o una loro esclusività in termini di obiettivi è una menzogna, in quanto quegli obiettivi sono quelli propri della professione del Fisioterapista . Quindi la smettano di indossare questo manto di candore fingendosi di essere la figura risolutiva di tutti i mali del cittadino.

Non si comprende l'esigenza di una nuova ..."fantomatica" professione. L'osteopatia è una tecnica e non una professione. Se sta tanto a cuore che i cittadini possano fruire delle cure osteopatiche basta integrare questi insegnamenti all'interno del corso di Laurea in Fisioterapia o attivando dei master ( per professionisti sanitari abilitati) presso le Università. non vorremmo mai che questa idea di una nuova professione, piu' che una reale esigenza per i cittadini italiani, sia solo il frutto di una grossa raccomandazione politica.


Giuseppe Cultrera
fisioterapista, presidente dell'Associazione  ATC (Approccio Terapeutico Combinato)

13 maggio 2016
© Riproduzione riservata

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