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Contratti. Non ci sono soldi? E allora ci diano almeno dei benefit

di Francesco Luca' (SNR)

20 GIU - Gentile Direttore,
ho letto con molto interesse quanto scritto dall’amico Alberto Spanò riguardo al nuovo contratto della dirigenza medica e sanitaria. Sono perfettamente d’accordo sulla visione di una nuovo approccio alla trattativa contrattuale. Dalla Legge 150/09, la Legge Brunetta, alle norme introdotte con le Leggi di Stabilità e le circolari della Funzione Pubblica, sono cambiati i rapporti tra parte pubblica e sindacati e questi rapporti sono soprattutto mutati rispetto alle trattative aziendali e quindi alla formulazione dei rapporti in azienda ed i conseguenti contratti integrativi aziendali.
 
Cadute tutte le prerogative sindacali in fatto di discussione sulla gestione degli incarichi aziendali e sulle attribuzione delle singole strutture, è evidente che bisognerà individuare nuovi strumenti, quanto meno di controllo, da attribuire ai sindacati onde siano garantiti quegli ambiti di equità gestionale fin qui poco rispettati. Non posso nascondere che la separazione della componente amministrativa dal tavolo di trattativa nazionale non può che favorire l’avvento di assetti più legati alla professione e professionalità della dirigenza medica e sanitaria.
 
Troppe volte nella mia ventennale esperienza sindacale sono stato portato ad osservare come il corpo amministrativo fosse, spesso, il nostro interlocutore avverso. Mi auguro che questo non avvenga nel futuro e vi sia una equiparazione di finalità con la prospettiva di migliorare il sistema sia per i cittadini, che ne richiedono le funzioni, sia per chi vi lavori.
 
Nella valutazione di nuovi principi di contrattazione, in assenza di stanziamenti economici validi, anche se auspicabili come ovvio, visto il blocco economico che ha portato ad una caduta del potere di acquisto della dirigenza ed una perdita reale individuale che dal 2009 può ascriversi tra i 20.000 ed i 30.000 euro, bisogna pensare all’acquisizioni di benefici che se pur non legati ad una crescita monetaria ne siano un corrispettivo. Penso a veri benefit. Ad esempio per una sanità sempre più al femminile, la individuazione nelle aziende di asili nido per i figli dei dipendenti. La creazione di fondi integrativi non solo di tutela economica ma anche capaci di tutele sanitarie, quasi un sistema assicurativo parallelo, come avviene da anni in molte realtà industriali e sindacali.
 
Tale proposta può sembrare una contraddizione per chi lavori in sanità e conseguentemente sia abituato a ricorrere al proprio ambiante di lavoro per risolvere i propri problemi di salute, ma quanti dirigenti oggi sono costretti a pagare prestazioni extra che non trovano riscontro nel proprio ambito di lavoro quotidiano. La riforma della dirigenza pubblica parla di buon livello di vita, di rispetto delle esigenze del singolo, allora cerchiamo di migliorare i rapporti interni con una sempre migliore valorizzazione dei rapporti interpersonali abbattendo quel senso gerarchico che ancora alberga in tante realtà. Scriviamo precise regole in tal senso.

Ho lasciato per ultimo il punto che considero fondamentale. Bisogna migliorare la progressione economica in azienda. Come? Gestendo i fondi aziendali in modo da finalizzarli esclusivamente alla valorizzazione ed alla incentivazione delle capacità del singolo. Quindi instaurare un serio sistema di valutazione ed una corretta corrispondenza di premi. Così facendo si incentiverebbe effettivamente la capacità professionale e soprattutto si darebbe una giusta gratificazione al singolo professionista oggi troppo spesso emarginato dal sistema ed insoddisfatto sia moralmente che economicamente.

Francesco Lucà
Presidente Fondazione SNR Area Radiologica 


20 giugno 2016
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