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Gli Oss e la nuova Area socio-sanitaria

di Pietro Greco

18 LUG - Gentile direttore,
dalle notizie degli ultimi giorni, la bozza del nuovo documento di indirizzo su “Personale dei livelli – Triennio contrattuale 2016/2018“, messo in piedi dal Comitato di Settore Comparto Regioni e Sanità apre un nuovo scenario in cui per la prima volta vengono riconosciuti gli OSS, nasce l’Area Socio-Sanitaria. Si prevede la creazione di una specifica area delle professioni socio-sanitarie con l’obiettivo di superare la desueta articolazione del personale nei quattro ruoli (sanitario, professionale, tecnico ed amministrativo) prevista dal lontano DPR n.761 del 1979 non più aderente all’evoluzione scientifica, tecnologica, normativa e formativa intervenuta nel trentennio successivo e che ha prodotto l’attuale sistema nel quale  prevale la missione di salute più che di sanità in senso stretto.

La conclusione dell’iter di superamento della suddivisone del personale nei quattro ruoli deve prevedere un’esplicita modifica legislativa dove si colgano i reali contenuti propri di ciascun profilo professionale. La figura dell'OSS, avrebbe una giusta collocazione, risolvendo, alla radice,  le questioni  controverse legate al suo attuale inquadramento nel ruolo tecnico da una parte e dall’altra porrebbe nella giusta dimensione, il rapporto di collaborazione con le professioni sanitarie e sociali ad iniziare da quella infermieristica. In occasione dell'incontro del 28 giugno a Roma organizzato dalle federazioni di categoria di Cgil, Cisl, Uil, la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha ribadito che quella del personale Ssn è il primo punto dell’agenda 2017.
 
I sindacati la prendono in parola. «Prendiamo per impegni le dichiarazioni del ministro - dicono Serena Sorrentino, Giovanni Faverin e Giovanni Torluccio, segretari generali di Fp-Cgil Cisl,Fp Uil,Fpl al termine dell'intervento - sull'apertura di un confronto vero con tutte le rappresentanze dei lavoratori della Sanità, sugli investimenti per migliorare i percorsi di cura e sulle risorse che mancano per rinnovare i contratti di lavoro del pubblico impiego. Ma sulla valorizzazione delle competenze bisogna fare molto di più.

Tra le proposte sindacali riguardanti il profilo dell'operatore socio-sanitario, si punta a ridefinire le competenze e le responsabilità, istituendo realmente un unico percorso di formazione sull'intero territorio nazionale. Finalmente l'attuazione dell'area socio sanitaria, congiuntamente alle proposte sindacali, permetterebbe di poter finalmente risolvere le criticità e le contraddizioni che da anni hanno letteralmente travolto la figura professionale dell'operatore socio-sanitario, la sua formazione, la regolamentazione, la collocazione,  nonché il suo utilizzo, che sono stati oggetto di un impoverimento professionale, in controtendenza rispetto al contenuto e alle capacità professionali di questo profilo, alla quale sono stati sottratti i mezzi necessari per esprimere il proprio potenziale, portandolo ad essere uno spettatore anonimo e non una figura realmente integrata nella salvaguardia della dignità e della salute, in favore della collettività.
 
Nascono però degli interrogativi, perché se dal punto di vista normativo, il profilo dell'OSS vedrebbe una revisione dal punto di vista giuridico riguardo le competenze e le responsabilità, non ci sono invece certezze riguardo l'adeguamento contrattuale e il passaggio in fascia C, in considerazione dell'evoluzione del profilo. Si parla di ridefinire le competenze e le responsabilità,  ereditando competenze di carattere infermieristico che si andrebbero a integrare con il profilo attuale,  in considerazione dell’avanzamento professionale degli infermieri.

Questo comporterebbe certamente una valorizzazione del profilo, meglio integrato nell'equipe assistenziale, con competenze superiori in grado di rispondere in maniera più qualificata ai bisogni del paziente, ma di pari passo dovrebbe seguire anche la valorizzazione economica. Gli operatori sono pronti a una maggiore professionalizzazione, questo è certo, ma il rischio che si intravede all'orizzonte è quello di una valorizzazione a costo zero, legalizzando le competenze che oggi sono oggetto di abuso professionale, senza un riconoscimento economico. Se lo scenario del futuro è quello di ritrovarsi a svolgere competenze superiori con annesse responsabilità, ma senza un adeguamento contrattuale,  la categoria andrebbe in contro a un'evoluzione potenzialmente controproducente, nel quale il sistema sanitario avrebbe trovato l'escamotage dal punto di vista normativo per  estendere delle competenze,  professionalizzando un profilo senza oneri per il SSN, in poche parole i nuovi poveri della sanità, con ripercussioni anche sul rapporto con gli infermieri professionali.

Viste le ultime dichiarazioni del presidente del Comitato di Settore Massimo Garavaglia, riguardo le risorse limitate per il prossimo contratto, medici e infermieri reclamano adeguamenti in funzione della loro evoluzione, quindi allo stesso modo ci si auspica che anche per la figura dell'OSS ci sia il giusto riconoscimento economico con il passaggio in fascia C, in funzione della nuova collocazione prevista dall'area socio-sanitaria e dalla revisione del profilo.
Se come detto, oggi l’investimento nelle professionalità è priorità del Governo e dei sindacati, bisogna ridisegnare un sistema sanitario che tenga conto e valorizzi tutte le figure professionali, in linea con i nuovi bisogni di salute delle persone e delle comunità.

Per questo l’area socio-sanitaria, rappresenta un nuovo scenario e un’opportunità per dare il giusto valore agli operatori socio sanitari che possono rispondere alle nuove esigenze e integrarsi nel lavoro d’epuipe con i  professionisti sanitari, quindi, l'appello rivolto alle organizzazioni sindacali, è che mantengano fede alle promesse di una valorizzazione della professione, in una evoluzione con un riconoscimento a pieno titolo sia dal punto di vista giuridico che contrattuale.
 
Pietro Grieco
OSS 

18 luglio 2016
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