Quale futuro per chi sceglie il Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale?
di Fabrizio Salemi
04 AGO -
Gentile Direttore,
il CFSMG (Corso di formazione specifica in medicina generale) dovrebbe rappresentare la porta d’accesso principale all’esercizio della Medicina Generale. Il condizionale purtroppo è d’obbligo, tale percorso presenta , infatti, diverse tortuosità, sia in itinere che alla fine dello stesso. Se in alcune regioni si presenta già oggi la possibilità di aree carenti non assegnate, in tante altre, non l’accesso in convenzione ha tempi lunghi, talora anche di svariati anni.
L’accesso in graduatoria è concesso ai possessori del CFSMG ed ai cosiddetti “equipolenti”, vale a dire medici laureati ante 31 dicembre 1994.
La percentuale di distribuzione degli incarichi tra le due categorie (possessori del CFSMG e non) varia da regione a regione, in alcune aree con percentuali quasi paritarie.
Se a livello nazionale il numero dei medici “equipollenti” risulta in esaurimento, in alcune realtà territoriali contribuiscono in larga parte all’affollamento delle graduatorie. La maggior parte dei colleghi “equipollenti” che si sono dedicati alla Medicina generale risultano titolari di incarichi di assistenza primaria, alcuni di essi, però, pur esercitando la medicina generale da diversi anni, tra la totale instabilità data da incarichi temporanei e continui spostamenti, non sono ancora riusciti ad accedere ad incarichi di titolarità, in virtù anche di aree carenti spesso non bandite né assegnate.
Se per tali colleghi è giusto preservare, al pari degli altri, un diritto sancito dalla normativa, è altrettanto vero che non può essere ignorato un crescente fenomeno di “migrazione” verso la medicina Generale da parte di “equipollenti” che hanno svolto tutt’altra attività durante la propria carriera.
È sempre più frequente notare di colleghi, alla soglia dei 55-60 anni, che abbandonano, ad esempio, l’attività ospedaliera o che decidano di integrare la propria attività professionale con incarichi di assistenza primaria.
Non volendo entrare nel merito di una tardiva “vocazione”, viene naturale chiedersi se sia giusto che tali “equipollenti” debbano sottrarre la possibilità di ingresso in convenzione a giovani colleghi che hanno scelto, con il CFSMG, di intraprendere la strada della Medicina Generale.
Se pur vero che risulta difficile effettuare una modifica della normativa, tantomeno è immaginabile né auspicabile l’eliminazione di un diritto acquisito dai colleghi titolari, si potrebbe pensare di effettuare delle modifiche nei criteri di ingresso nelle graduatorie regionali:
- Ingresso immediato in graduatoria per i possessori del CSFMG (niente più attesa di 1 anno)
- Domanda di iscrizione in graduatoria da effettuarsi annualmente e non tramite semplice integrazione di titoli (chi è realmente interessato alla medicina generale rinnoverà di anno in anno la propria iscrizione in graduatoria)
- Perdita del diritto all’acquisizione di incarichi, per i medici non in possesso del CFSMG, dopo un “tot” di incarichi non accettati, pur ritrovandosi in posizione utile in graduatoria (la successiva acquisizione può avvenire solo laddove residui disponibilità in assenza di medici in possesso del CFSMG disponibili a ricoprire i suddetti incarichi)
- Eliminazione dalla graduatoria per medici non possessori del CFSMG con età superiore a 55-60 anni e che nei 5-10 anni precedenti abbiano effettuto attività differente dalla Medicina Generale (anche qui l’eventuale acquisizione degli incarichi può residuare in subordine all’attribuzione ai possessori di CFSMG)
L’accesso al CFSMG, oltre che ai vincitori di concorso, è concesso in sovrannumero ai medici iscritti alla facoltà di medicina e Chirurgia prima del 31 dicembre 1991 e laureati dopo il 31 dicembre 1994. Nonostante le regioni abbiano provato a contingentare nei loro bandi, in una percentuale pari al 10% dei posti messi a concorso, il numero di accessi in sovrannumero, per anni la mancanza di un’univoca normativa nazionale in merito ha permesso a molti colleghi di ricorrere al Tar, con risultati positivi, contro tale limitazione.
Si è assistito per questo, negli ultimi due anni, a situazioni paradossali come quelle della regione Campania, in cui si è concessa l’iscrizione in sovrannumero a chiunque, in possesso dei suddetti requisiti, ne facesse domanda in qualsiasi momento dell’anno. Il numero dei corsisti in sovrannumero è arrivato così ad eguagliare quello dei vincitori di concorso. Tali colleghi, se è vero che non percepiscono alcuna borsa, sono esentati dalle incompatibilità, potendo quindi continuare a lavorare e pertanto riuscire agevolmente a guadagnare oltre i 900 euro circa spettanti ai vincitori di concorso (che nella stessa Regione Campania sono arrivati ad esser percepiti anche con 6 mesi di ritardo). A questo si aggiunge il fatto che tali colleghi, alla fine del corso, si ritroveranno a concorrere per la stessa percentuale di posti dei vincitori di concorso ma con un punteggio decisamente maggiore, in virtù di una maggiore anzianità di carriera.
Quindi tale accesso in sovrannumero, a distanza di più di 20 anni dall’istituzione del CFSMG e della conseguente “sanatoria”, contribuisce ulteriormente a collocare in posizione di svantaggio i giovani medici che hanno scelto di perseguire la formazione in Medicina Generale superando regolarmente il concorso.
A fronte di tale lunga ma doverosa premessa, risulta essere di difficile comprensione la proposta avanzata dalla FIMMG durante l’audizione in Commissione igiene e sanità del Senato. In tale sede si è, infatti, proposto “di consentire l’accesso ad incarichi a tempo indeterminato di Emergenza urgenza territoriale e di Medicina Penitenziaria senza il Diploma di medicina generale, ma con corsi di formazione ad hoc, consentendo agli stessi dopo un certo numero di anni di servizio di accedere come sovrannumerari al corso di formazione specifica”.
Da qualsiasi punto la si voglia guardare, è inevitabile pensare che tale possibilità comporterebbe un’ulteriore riduzione di possibilità di inserimento per chi si è adeguatamente formato per la Medicina Generale. Tale diritto ad accedere in sovrannumero riguarderebbe anche colleghi che hanno già acquisito anzianità nella Medicina Penitenziaria ed Emergenza territoriale, incrementando esponenzialmente il numero di medici che entrerebbero in graduatoria con punteggi di gran lunga maggiori dei giovani colleghi appena diplomati.
Se la volontà è quella di “valorizzare MG” non crediamo che questa sia la direzione giusta da perseguire. Se davvero la “gobba pensionistica” investirà la medicina generale, attiviamoci affinché si abbia una adeguata programmazione, a partire dall’ingresso in facoltà. Il numero di borse messe a disposizione per le varie regioni è ormai invariato da diversi anni e non tiene minimamente conto di quello che sia il reale fabbisogno occupazionale.
Ci si oppone alla creazione di una scuola di specializzazione in medicina generale, ad una graduatoria unica, sostenendo che i medici debbano essere formati per il territorio in cui lavoreranno. Partendo dal presupposto che il titolo acquisito dal CFSMG sia spendibile in tutto il territorio italiano ed europeo, stride notare come tale possibilità di esercizio della medicina generale nel territorio di formazione sia in realtà meramente utopistica. Se bisogna formarsi per il territorio, si attuino politiche volte a facilitare l’ingresso in convenzione per i giovani colleghi (il 100% dei colleghi formati in Campania, ad esempio, devono abbandonare la propria regione). L’accesso in sovrannumero, così come proposto, non farebbe che ulteriormente ritardare tali tempistiche.
Si impegnino le forze nel sollecitare il governo a stanziare adeguati fondi per la formazione in Medicina Generale, il cui attuale compenso è alla soglia dei livelli di povertà, oltre ad essere gravata da una serie di sgravi fiscali e contributivi.
Si propone, come soluzione, l’inserimento delle attività professionalizzanti (le cui origini sono riconducibili ad un documento dell’Osservatorio Nazionale per la Medicina generale, datato ormai diversi anni) senza però mai scendere nei dettagli formativi né tantomeno in quelli di natura economica.
Ricordiamo che tali attività dovranno necessariamente possedere 3 requisiti fondamentali:
- Aspetti formativi: acquisizione di nuove competenze e pertanto necessariamente effettuate in presenza di una figura di tutoraggio.
- Aspetti economici
- Accesso con i medesimi criteri per tutti i corsisti della Medicina Generale vincitori di concorso.
Alla luce della attuale trattativa per il rinnovo dell’ACN riteniamo, quindi, necessario che si attuino finalmente manovre volte alla valorizzazione della Medicina Generale e non alla creazione di una generazione che dovrà aspettare di invecchiare velocemente per vedere aumentate le possibilità di inserimento lavorativo a discapito dei “futuri giovani”.
Fabrizio Salemi
Coordinatore Formazione e Prospettive Smi
04 agosto 2016
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