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Ecm. Ma chi valuta gli esiti?

di Antonio Magioncalda

24 OTT - Gentile direttore,
ho recentemente letto  la testimonianza di un medico competente "depennato" perché in debito di crediti ECM. Sono un ospedaliero in pensione e finalmente riesco a guardare la realtà con discreto distacco e senza interessi personali. È stata una vittoria della professionalità o della burocrazia?
 
Credo che tutti concordiamo sul fatto che l''educazione continua in medicina sia, non solo un dovere, ma una pratica naturale che naturalmente ogni medico convinto della sua scelta professionale fa e faceva da sempre. Le chiedo gentilmente un suo parere, invece, sulle modalità con cui vengono offerti ed acquisiti spesso i punteggi e come spesso - alla fine di un corso - le risposte siano generosamente "messe in comune"!
 
Tutti promossi. Partecipare e sentire non vuol significare automaticamente ascoltare, capire, riflettere e cambiare.
 
Corsi a distanza possono essere fatti da chiunque: mi domando se probabilmente una buona idea possa aver generato un mercato interessante, ma con un discutibile sistema di controllo. E infine, chi verifica quanto questa marea di aggiornamenti effettivamente abbia modificato comportamenti "vecchi" o almeno superati? Dimostrandolo scientificamente, è ovvio. 
 
Antonio Magioncalda
 
 
Gentile dottore,
le polemiche sulla reale utilità del sistema Ecm ai fini dell’effettiva crescita del livello di aggiornamento, non sono nuove. Sotto accusa soprattutto le caratteristiche di “fabbrica della formazione” alla quale ci si approccia spesso in modo meccanico e da catena di montaggio, spinti essenzialmente dall’obbligo, più che da vera “fame di sapere”.
 
E' questa una critica diffusa che, magari espressa in altri termini, ho registrato molto spesso in diverse occasioni.
 
Ma è proprio così? Personalmente penso che quando si deve svolgere un programma annuale di formazione obbligatoria rivolto a una platea così vasta di professionisti la sensazione di sentirsi, sia come provider che come discenti, parte di un immenso “formatificio”, ce l’abbiano avuta a volte un po’ tutti.
 
Stiamo parlando infatti di quasi 135mila eventi formativi cui hanno partecipato nell’ultimo biennio più di 1,4 milioni di operatori sanitari, per un totale di 60.375.695 crediti erogati nel periodo 2014/2015 (ultimi dati forniti dalla Commissione Ecm). Di fronte a questi numeri il rischio del “formatificio” è inevitabile.
 
Tutti promossi? Mi chiede. Non sono a conoscenza di dati sugli esiti dell’attività di formazione. Ovvero sulla verifica del “reale” apprendimento post corso al di là dell’acquisizione dei crediti che, per quanto riguarda i corsi residenziali, sappiamo essere erogati sostanzialmente a tutti i partecipanti mentre per quelli Fad sulla base di questionari automatizzati di valutazione.
 
Come sa la qualità della formazione, e quindi anche la sua validazione, è garantita dai provider accreditati dalla Commissione nazionale Ecm e dalle Regioni, ed essi sono gli unici abilitati a realizzare attività formative riconosciute idonee per l’Ecm, individuando e ad attribuire direttamente i crediti ai partecipanti.
Basta? Forse no e infatti, a più riprese, sono emerse negli anni proposte per inserire nei programmi Ecm anche una fase di verifica post corso dell’apprendimento, valutando gli esiti della formazione. Ma al momento non se n’è fatto ancora nulla.
 
In ogni caso ha senso mantenere in piedi il carrozzone? Penso di sì perché la formazione e l’aggiornamento post laurea in medicina è effettuato in tutto il mondo ed è essenziale. Come tuttavia è innegabile che il sistema si presta ai rischi e alle elefantiasi che abbiamo visto.
 
La soluzione, a mio avviso, al di là dell'utilità innegabile di programmi di valutazione degli esiti (cosa comunque non facile da effettuare), sta però nella capacità dei singoli operatori di prendere “sul serio” la faccenda ed effettuare i corsi non solo perché obbligatori e per evitare le sanzioni ma perché effettivamente consapevoli che essere aggiornati è fondamenmtale.
 
In questo quadro la selezione attenta dei corsi da effettuare va presa in considerazione dai discenti verificandone serietà, attualità e “utilità” più che guardare magari agli aspetti pratici e di convenienza personale.
 
Che poi infine qualcosa da rivedere ci sia lo ha riconosciuto recentemente lo stesso ministro della Salute inaugurando nel dicembre scorso la nuova Commissione Ecm e ricordando che tra i primi compiti della nuova compagine ci sarà quello di “avviare i lavori per la redazione di un nuovo Accordo Stato Regioni sulla materia, con l’obiettivo di semplificare e razionalizzare il sistema regolatorio in ambito ECM, aggiornando la normativa alle più recenti riforme in tema di trasparenza, anticorruzione e conflitto di interessi”.
 
L’obiettivo dichiarato del ministro è quello “di dare sempre maggiore centralità al processo formativo per i professionisti della sanità, la Commissione sarà, poi, fortemente impegnata nel garantire standard elevati dell’offerta formativa a disposizione. Per quanto riguarda i provider accreditati dal sistema verrà dato maggiore impulso alle attività di verifica sul territorio, al fine di monitorare il corretto svolgimento degli eventi formativi”.
 
Ma allo stesso modo dovrà essere “posta particolare attenzione da parte degli Ordini Professionali al rispetto degli obblighi in materia di formazione continua previsti per ogni singolo professionista. Nel processo di trasformazione in corso del sistema sanitario, la definizione di un’offerta formativa adeguata ai bisogni delle diverse professioni deve essere accompagnata da meccanismi di verifica efficaci per colpire coloro che non rispettino gli obblighi previsti dalla normativa”. 
 
Cesare Fassari

24 ottobre 2016
© Riproduzione riservata

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