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Gli infermieri e il tabù del fare opposizione

di Luca Sinibaldi

27 OTT - Gentile direttore,
intervengo per partecipare ad un dibattito a distanza che…. non si farà. Mi riferisco alla lettera inviatale dall’apprezzatissimo collega Piero Caramello nella quale esprime la sua posizione in merito a tre situazioni: il documento prodotto dal Tavolo Ministeriale a proposito dell’infermieristica italiana; il documento con cui il Collegio IPASVI di Pisa propone un nuovo Codice Deontologico; l’indifferenza dei Collegi IPASVI davanti alla richiesta di chiarimento, attraverso una lettera firmata da un gruppo di infermieri, per la mancata comunicazione e coinvolgimento dei propri iscritti alla scelta della modalità di rappresentanza presso il Tavolo ministeriale.

Un dibattito, se vi fosse,  intanto a distanza, perché non si concepiscono luoghi formali per dibattere opinioni diverse, nel mondo infermieristico italiano. Si organizzano convegni, seminari, aggiornamenti tutti a sfondo tecnico scientifico, al limite sindacale. Non esistono metodi  aperti istituzionali di confronto tra i rappresentanti del Collegio e la base. Prova ne è il fatto che questa Vostra testata, Direttore,  si trasforma a volte (bontà Sua) in un piccolo campo di battaglia dove le diverse anime sopite della nostra professione incrociano le lame. La Federazione Nazionale, con la sua presidente, continua  ad appellarsi a norme e regolamenti, quando gli vengono proposti confronti appunto sulla rappresentatività e le sue metodologie, come se le norme ed i regolamenti (di per se) avessero un’anima e un cervello capace di rendersi mutevoli a seconda delle necessità storiche e dei cambiamenti che si attuano nel tessuto diffuso degli aderenti alla comunità infermieristica.
 
I Collegi Provinciali, con le loro cariche elette, sembrano replicare fedelmente tale imprinting “materno” al punto che (ci spiega tra le righe Caramello) anche il famigerato Collegio di Pisa, al di là del merito della sua proposta, ha toppato proprio in ragione del mancato coinvolgimento dei suoi iscritti. Appare cioè, quella bella proposta “cavicchiana” di Codice Deontologico, più il prodotto di una élite isolata che l’espressione di quell’ esigenza di cambiamento così decantata proprio nella sua prefazione. Il coinvolgimento degli iscritti (lo sappiamo bene) è cosa durissima ed è proprio per questo che non la si deve mai, mai, mai omettere. Ma sul documento di Pisa mi sono già espresso favorevolmente nel merito, riconoscendo a quel collegio almeno l’umiltà di averci provato. Perché…può accadere che tra le poche anime disposte a lavorare per un cambiamento, si insinui il cattivo tarlo del perfezionismo. Mi pare invece che la situazione richieda un approccio più abboccato, almeno per un richiamo al senso di unità, su certi temi. Il gruppo di infermieri che ha scritto ai Presidenti dei Collegi IPASVi di tutta Italia ci aveva provato.
 
Ma fare unità tra gli Infermieri è cosa durissima esattamente come coinvolgere la base in discorsi che esulino il tecnicismo e le rivendicazioni stipendiali. A me pare francamente evidente la grande diaspora del nostro mondo professionale. Una diaspora tutt’altro che semplicemente intellettuale, se pensiamo alle centinaia, probabilmente migliaia di ragazzi fuggiti all’estero a lavorare, non solo per scarsità di posto ma anche per sdegno.
 
Una diaspora generazionale, in parte imposta dal resistente blocco del turn-over in parte da un non adeguato aggiornamento professionale ma  anche da una sempre meno chiara visione di ruolo professionale e sociale. Personalmente ho esposto molte volte quella che secondo me sarebbe una esigenza impellente per affrontare quanto sopra ho affermato: fermare le lancette del tempo per guardarsi allo specchio, il più nitidamente possibile e ripartire da lì. Parlo degli Stati Generali della professione. 
 
Non vedo francamente altra via, a differenza di Caramello, che sembra scegliere quella dell’ascetismo (come quando decise di ritirarsi a curare le sue rose). Una via che potrebbe essere percorsa se alcune delle espressioni di questa…diaspora….invece di ripiegarsi su se stesse ed accostarsi alle altre con l’altezzosa pretesa di essere “unici depositari di verità” perché sorretti dalla ragione legale,  decidessero di sedersi attorno ad una linea di giusta e democratica opposizione a quell’establishment costituito dalla Federazione nazionale con il suo entourage, targato  #noisiamopronti.
 
Non sto qui a citare chi potrebbe sentirsi impegnato da questo richiamo. Certo è che attraverso i social, le testate di informazione a carattere infermieristico, si incontrano molti individui e molte entità nominalmente favorevoli ad una revisione generale dell’assetto strutturale e rappresentativo della nostra federazione. Avessero il buon senso di non viaggiare per conto loro su strade parallele per trovarci finalmente insieme a un crocicchio….
 
Luca Sinibaldi
Infermiere di medicina generale

27 ottobre 2016
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