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I dietisti non sono infermieri

di Ersilia Troiano (Andid)

04 NOV - Gentile direttore,
in qualità di Presidente di ANDID, Associazione Nazionale Dietisti, desidero esprimere alcune considerazioni al riguardo della lettera della collega Paola Tunesi. Certamente i Dietisti, negli ultimi anni, sono stati investiti dalla stessa crisi che ha ridotto le opportunità di lavoro in ambito pubblico e privato per tutti i professionisti della salute, medici compresi.

Indubbiamente il SSN è ben lontano dal garantire ai cittadini una adeguata risposta ai bisogni di salute per quel che concerne l’assistenza nutrizionale, nonostante un sempre crescente corpo di evidenza scientifica supporti l’utilità dell’intervento nutrizionale appropriato, effettuato da professionisti specificamente formati, quali i dietisti, anche in termini di contenimento dei costi.  

Tuttavia, dalle informazioni in possesso della nostra Associazione, sappiamo che le assunzioni di dietisti presso le Strutture del Servizio Sanitario Nazionale avvengono tuttora, seppur con contrazioni sui numeri e seppur lontane dai reali bisogni dello stesso.

Conviene evidenziare che l’unicità e la peculiarità della competenza del Dietista, definita non solo dal percorso formativo di base, ma anche dal profilo professionale e dal codice deontologico, non lascia spazio ad alcun dubbio quando si tratta di definire quale sia la figura professionale di riferimento nella presa in carico del paziente/utente, nel contesto di un universo formativo che – nell’ambito della scienza della nutrizione – è in continua espansione.
 
Ciò che più di tutto intendo però ribadire, anche se oramai patrimonio culturale acquisito di ogni professionista sanitario, è che il profilo professionale del Dietista risulta normato dal DM n. 744 del 1994, mentre quello dell’Infermiere dal DM n. 739 del 1994. L’affermazione, dunque, che il Dietista “contrattualmente afferisce al profilo professionale infermieristico”, rischia di creare grave disinformazione.

È possibile ipotizzare che tale affermazione faccia riferimento ad un noto errore presente nel CCNL  20/9/2001, integrativo del CCNL del 7/4/1999, nel quale non solo il Dietista, ma erroneamente anche altri professionisti, risultano elencati fra il personale infermieristico. Questa evidente inesattezza, tuttavia, non ha mai avuto ricadute ove i colleghi abbiano saputo controproporre corrette argomentazioni. Pur se superfluo doverlo ribadirlo ancora, il DM 29 marzo 2001 colloca il Dietista nell’area tecnico-sanitaria assistenziale: il contratto al quale probabilmente la collega fa riferimento non può certo dare origine a diseguaglianze di trattamento. Seppur in alcune realtà ancora oggi scopriamo colleghi coordinati da infermieri (o da figure professionali diverse da quella del dietista), riteniamo si tratti di situazioni che debbano essere opportunamente affrontate, considerato che ai sensi dell’art. 6, comma 6 della L. n. 43 del 2006 “Il coordinamento viene affidato nel rispetto dei profili professionali, in correlazione agli ambiti ed alle specifiche aree assistenziali, dipartimentali e territoriali”.

D’altro canto, non dobbiamo stupirci del fatto che non ci siano dietisti che coordinano gli infermieri, quanto piuttosto che dietisti scarsamente informati accettino di vivere queste situazioni nei propri luoghi di lavoro.

O forse dovremmo realmente restare stupiti perché oltre alla carenza di conoscenza relative al profilo professionale e a norme di base, regna anche una gran confusione in merito agli obiettivi della formazione post base. L’art 6 della già citata Legge 43 dispone infatti che per le funzioni di coordinamento sia necessario il possesso di master di primo livello in management o per le funzioni di coordinamento nell'area di appartenenza. Il possesso di laurea di II livello non è requisito richiesto per l’esercizio della funzione di coordinatore, anche se vi è tutt’ora contestazione rispetto alla esclusione dei laureati magistrali/specialisti dai concorsi per coordinatori, dato che un professionista abilitato alle funzioni di dirigente, dovrebbe essere considerato (per il percorso in management effettuato nel biennio post base), in grado di coordinare un servizio.

Chiudo con una personale riflessione. L’infinito iter legislativo, ancora non concluso, del riconoscimento degli ordini e degli albi delle professioni sanitarie, ha come conseguenza – tra le altre - che i professionisti sanitari non abbiano l’obbligo di iscriversi alle Associazioni professionali riconosciute quali rappresentative dell’intera professione (giova ricordare che, ai sensi del DM del 19/06/06, ANDID è l’unica Associazione rappresentativa della professione del dietista nel nostro paese).

Proprio questa stortura, considerato che le Associazioni professionali sono comunque chiamate dalle istituzioni a svolgere la funzione di albi ed ordini, implica che i professionisti non iscritti possano contribuire a diffondere informazioni non corrette e lontane da ogni interpretazione condivisibile, di buon senso e contestualizzabile nel complesso scenario della vita professionale. Senza dimenticare l’etica della comunicazione - aspetto da non sottovalutare mai -  anche e soprattutto perché il Codice Deontologico impone ad ogni professionista di operare (e dunque anche comunicare) secondo criteri di evidenza, spirito critico e giudizio professionale.

Ersilia Troiano
Presidente ANDID

04 novembre 2016
© Riproduzione riservata

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