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La formazione in medicina generale e il dibattito surreale di chi non vuol cambiare

di Luca Arcari

15 NOV - Gentile direttore,
ho seguito con interesse il dibattito che si è andato formando, anche su Quotidiano Sanità, in  relazione all’emendamento attualmente in discussione alla Camera e che dovrebbe riorganizzare la formazione in medicina generale. Dibattito surreale per chi come me, giovane medico, è a diretto contatto con una realtà diversa da quella che molti presunti esperti ci raccontano.
 
Le porto alcune considerazioni in merito, con una doverosa premessa. Sono uno specializzando, quindi senza un diretto interesse nelle decisioni che verranno prese. Tuttavia è questo un argomento, la formazione post-laurea e l’accesso ad essa, che ho molto a cuore, avendo lottato insieme a tanti altri giovani colleghi per l’ottenimento del concorso nazionale per le specializzazioni mediche.
 
Tre anni fa scardinammo un sistema di potere baronale che troppo spesso aveva condizionato l’accesso in specializzazione, grazie a concorsi locali facilmente influenzabili. Si arrivò ad un unico test nazionale, con l’esclusione purtroppo del corso in medicina generale che rimase una realtà a parte, con una retribuzione dimezzata per i corsisti ed un sistema di accesso che annualmente ci fornisce esempi della sua debolezza.
 
Dopo tre anni ci si presenta l’occasione di completare l’opera: scardinare anche quei sistemi di potere extrauniversitario che con la medesima logica baronale possono sovente condizionare l’accesso, la formazione e la giusta meritocrazia nell’ambito della medicina generale. È per questo che appoggio fortemente l’emendamento proposto da Crimì et. al.,e sono convinto che nessun giovane medico che sia estraneo a specifiche dinamiche clientelari o di interesse possa dichiararsi contrario.
 
Perché osteggiare una riforma che finalmente equipara lo stipendio del corsista in medicina generale a quello di tutti gli altri specializzandi? Che semplifica le procedure concorsuali aprendo la strada alla graduatoria unica nazionale? Che apre, attraverso l’eliminazione delle parole “sedi locali”, a concorsi da tenersi in poche ampie sedi, più controllabili e facilmente gestibili? Sarà un mio limite, ma logiche giustificazioni non riesco a darne.
 
E tantomeno comprendo quella fornitaci dalla Fnomceo,che dice di conoscere bene la materia e di lavorarci da anni. Eppure a quanto pare bastava un semplice emendamento per dare la giusta retribuzione a tanti medici neolaureati. E un concorso migliore. E una formazione migliore. Viene da pensare che se non ci sia profonda inettitudine nel loro operato, possa esserci del dolo. A pensar male si fa forse peccato, ma a volte ci si azzecca, soprattutto quando c’è una componente di recidiva: lo scorso anno un simile emendamento venne affossato dalle medesime pressioni esterne che spingono anche oggi per una sua bocciatura.
 
Ritengo che i tempi siano maturi per un radicale ed immediato cambiamento, quale si avrebbe con l’approvazione dell’emendamento in discussione. Per non dover più accettare una realtà che sarebbe inaccettabile in qualunque altro Paese europeo.

Luca Arcari
Specializzando
Già membro del coordinamento – Comitato Proconcorso Nazionale

15 novembre 2016
© Riproduzione riservata

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