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I medici di Nola e il Giuramento di Ippocrate

di Alessandro Garau (CoAS)

15 GEN - Gentile Direttore,
in questi ultimi giorni tutti i “media” hanno impietosamente rilanciato le immagini del Pronto Soccorso dell'Ospedale di Nola in cui, per adempiere al personale Giuramento di Ippocrate,  i Dirigenti Medici di sono trovati nella necessità di assistere i pazienti sdraiati sul pavimento.
 
Visto che ho nominato Ippocrate non posso non ricordare l'origine della medicina moderna; essa è nata proprio sul pavimento del tempio periptero dell'Isola di Kos, dedicato al dio Asclepio, dove le persone ammalate, provenienti da ogni parte della Grecia, si  recavano alla ricerca di una guarigione che non arrivava spontaneamente.
 
Erano i viaggi della speranza del V° secolo avanti Cristo, e questa concentrazione di ammalati che si accalcavano e trovavano rifugio dalle intemperie sdraiandosi nel pavimento del porticato del tempio, in prossimità della divinità e in attesa della “visita” di Ippocrate e dei suoi allievi, ha costituito il motivo per cui, attraverso  la possibilità di osservare numerosissimi casi clinici e la metodicità delle cure, validata dalla comparsa della trasmissione dei dati sui pazienti attraverso appunti dei medici (origine della cartella clinica), portò alla nascita della medicina moderna.
 
Però i Dirigenti Medici del Pronto Soccorso di Nola non hanno assistito e curato i pazienti sul pavimento ad imitazione ed ossequio dei metodi della Scuola Ippocratica, NO, l'hanno fatto per stretta necessità determinata dai risultati dei tagli lineari ed indiscriminati nella Sanità pubblica che continua a commisurare le spese sul “numero dei posti-letto”. Effettivamente nel secolo scorso (il XX°)  il numero dei posti letto veniva utilizzato per computare le spese, valutare le necessità del personale medico e infermieristico, calcolare l'efficienza di un reparto in base all'indice di occupazione, il turn-over dei pazienti e altri indici assolutamente anacronistici e peraltro ancora utilizzati.
 
Eppure già nella L. 502/1992 si precisa che l'emergenza e l'urgenza devono avere un'organizzazione precisa e preordinata,  attraverso lo studio ed il calcolo preventivo delle necessità di ricovero in relazione ai tempi e alla sede, al tipo di patologia, alla predisposizione di ulteriori meccanismi di compenso a fronte di richieste eccessive nella singola giornata, alla predisposizione di percorsi intraospedalieri.
 
Visto e considerato ciò che è successo, nell'Ospedale di Nola e nella Azienda Sanitaria che gestisce quell'Ospedale  non credo sia mai stato affrontato un piano d'emergenza che coinvolgesse gli altri ospedali della zona; ecco che quindi non si avevano le soluzioni pronte da applicare. La contemporaneità del maltempo e dell'epidemia influenzale, hanno creato quelle condizioni di un afflusso straordinario di ammalati che hanno occupato tutti i letti, le barelle e le sedie disponibili costringendo, quelli che dovevano stare per necessità in posizione supina, a sdraiarsi nel pavimento avvolgendosi in una coperta.
 
I Medici del Pronto Soccorso hanno giustamente pensato ad assistere questi pazienti indipendentemente dalla situazione logistica, seguendo le linee guida basilari di porre - nel più breve tempo possibile - una diagnosi e avviare una terapia, seppure sul pavimento.
 
Il Ministro ha parlato di interruzione della catena di comando, di mancata attivazione di trasferimenti in altri nosocomi della zona. Ma gli altri ospedali della zona (vedere le mappe) non sono proprio appena svoltato l'angolo; inoltre anche per trasferire di notte un paziente in ambulanza verso un altro nosocomio sono necessarie risorse umane e strumentali di cui forse in quel momento i Medici hanno ritenuto, sentendosi in una situazione disperata, di non potersi privare.  Un aiuto sarebbe potuto arrivare quindi solo dall'esterno, attivando procedure forse mai pensate né finanziate a livello di coordinamento regionale, interaziendale e politico.
 
I Medici di Nola non vanno quindi sospesi dal servizio o solamente assolti,  ma è necessario rivolgergli un encomio solenne perché hanno continuato ad assistere i pazienti tra mille difficoltà, sicuramente non volute e forse più volte segnalate senza essere ascoltati.
 
Una considerazione ancora sui “Media”.
I primi servizi televisivi hanno rilanciato poche riprese fatte con un telefonino e i commenti sono stati di immediata e totale colpevolizzazione dei Medici.  Ciò è la buona abitudine della stampa e della televisione ormai da anni; questo è un atteggiamento ed un indirizzo che si ripete ormai come un clichè: i Dirigenti Medici sono presentati come negligenti, incapaci, scarsamente interessati alla propria professione, ricchi, etc.   In sintesi: Crucifige !
 
Questa prima presentazione della notizia veniva corretta durante la giornata dalla stessa Ministra Lorenzin che proponeva un'interpretazione che assolveva i Medici e andava a ricercare le cause di quella situazione nell'incapacità dei Dirigenti Sanitari (sempre Medici !) a gestire lo stato d'emergenza.
Effettivamente gli aiuti potevano essere richiesti, ma non sarebbe stato facile organizzare nottetempo trasferimenti di pazienti in altri ospedali, con ambulanze di altri ospedali. Per ottenere ciò sarebbe stato necessario aver ipotizzata una situazione del genere ed aver studiato i rimedi per quel tipo di emergenza, in precedenza e fuori dall'urgenza.
 
Purtroppo i cordoni della borsa e i fili del gioco sono ormai saldamente in mano ai politici; questi hanno il vantaggio di non dover mettere la faccia davanti all'ammalato per dirgli che non c'è posto-letto, che deve attendere perché la sala operatoria è già occupata, che si è in attesa degli esami che vengono fatti in altra sede, che i letti normali sono finiti e deve stare in una barella fino a quando si riesce a dimettere qualche altro, che deve essere inviato in un piano diverso, in un reparto diverso da quello in cui è amministrativamente ricoverato, lontano dai medici che devono curarlo.
 
Queste procedure e attività dei medici – pur non essendo pertinenti alla cura – sono, di necessità, sempre più frequenti in quegli ospedali che accettano pazienti in tutte le ore della giornata. Il medico deve annunciare questi aspetti spiacevoli ai pazienti (ed ai loro parenti) pur non essendo direttamente responsabile della situazione; non può esprimere con  nessuno le sue idee sui veri artefici di tale situazione pena il licenziamento.
 
Però il sistema è diffuso in quanto è frutto dell'errore di fondo: affidamento della gestione alla classe politica che, in Italia, affronta la gestione di sistemi complessi senza una adeguata preparazione o affidandosi a Consulenti che sembra non abbiano mai vissuto in una corsia d'ospedale, provenendo spesso da studi ed esperienze molto diverse in quanto gli incarichi direttivi sono attribuiti come un premio invece che come un duro e difficile lavoro.
 
La Sanità è un sistema particolarmente complesso e sicuramente molto difficile da gestire, ma rappresenta un campo di gestione del consenso e del lavoro cui i politici non potevano rinunciare. Per governare il Sistema Sanitario sarebbe necessaria una vasta preparazione poliedrica che difficilmente possiedono i politici locali e i loto fiduciari, ma così è e sembra sempre più difficile cambiare rotta.
 
E allora diciamo : “Bravi, bravi, bravi”  ai Colleghi del Pronto Soccorso del Presidio Ospedaliero Santa Maria della Pietà di Nola; come Ippocrate: non avete avuto paura di inchinarVi fino a terra per assistere le persone ammalate.
 
Dott. Alessandro Garau
Segretario Nazionale CoAS Medici Dirigenti

15 gennaio 2017
© Riproduzione riservata

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