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Sugli osteopati una guerra inutile e insensata

di Stefano Pompili

23 FEB - Gentile Direttore,
la ringrazio per darmi l’opportunità di rispondere a de Sena e a quanti avevano mosso delle critiche alla mia precedente lettera. Quando parlo di scelte serie ed oneste, è quello che io ho fatto alla fine degli anni 70 decidendo di iscrivermi al Diploma di Laurea di Terapista della Riabilitazione, già allora riservato a sole 30 persone, e non alla facoltà di Medicina (come mi consiglia di fare de Sena), che tra l’altro non prevedeva alcun test d’ingresso.
 
Scelsi la fisioterapia perché volevo accompagnare in modo fattivo e concreto le persone nel loro percorso riabilitativo conseguente ad un trauma o ad una patologia neurologica. Quel titolo volevo e successivamente l’ho riconvertito in laurea. Di questo sono molto orgoglioso e ho svolto per molti anni la professione con serietà ed onestà conseguendo enormi soddisfazioni professionali, collaborando con i migliori specialisti del settore (ortopedici e neurologi) della mia città.
 
Successivamente seguendo la mia passione per la medicina manuale, mi sono iscritto alla prima scuola di Osteopatia francese che ha aperto a Roma, frequentandola per 6 anni seppur con weekend lunghi mensili ma allora eravamo dei pionieri e così era organizzata.
 
Inutile ripetere che attualmente le migliori scuole di Osteopatia presenti in Italia prevedono 5 anni a tempo pieno con programmi identici agli altri “arretrati” paesi europei dove l’Osteopatia è riconosciuta fin dal secolo scorso, e gli insegnanti delle materie di base spesso sono gli stessi professori che al mattino dispensano titoli presso le Università, e al pomeriggio fanno lezione agli “abusivi”.
 
Quindi, la mia è stata una scelta legata ad un interesse, che sapevo mi avrebbe dato un titolo che come il precedente non mi abilitava a guidare il  “taxi”, ma che pensavo un giorno avrebbe avuto la sua giusta dignità, e del resto in tutte le conquiste sociali (di questo parliamo dati i numeri) c’è sempre un’avanguardia che apre la strada perché è qualcosa in cui crede, consapevole degli ostacoli che avrei trovato e che ancora oggi a distanza di 30 anni ritrovo in alcuni, con le stesse motivazioni di allora,  anche se siamo entrati da 17 anni in un nuovo secolo.
 
Proseguendo punto per punto nell’analisi di de Sena, capisco il suo imbarazzo nell’essere scambiato per un Osteopata, ma io al posto suo mi farei una domanda: come mai i pazienti sanno perfettamente chi sia il Fisioterapista, vagamente chi sia l’Osteopata, ma molto spesso ignorano chi sia il Fisiatra?
 
Non capisco poi quando afferma che “liberare una sutura cranica per una cefalea, normalizzare un rene per un disturbo digestivo, utilizzare il cranio sacrale come risorsa diagnostica, sono cose da medioevo della medicina”, ma che improvvisamente diventano attuali se a praticarle sono i medici osteopati americani, gli unici abilitati in quanto laureati in medicina, quindi è il “titolo” che trasforma una pratica medievale in una specializzazione medica.
 
Vorrei inoltre stancamente far notare che solo negli Stati Uniti l’Osteopatia è un specializzazione della medicina, a differenza del resto del mondo e quindi dell’Europa dove è un titolo a se stante ed, inutile dirlo, riconosciuto.
 
Quanto a Still, la prego, lo lasci riposare in pace, perché con tutto il rispetto non appartiene alla sua cultura, la sua medicina non prevedeva l’uso di farmaci o di infiltrazioni, ma solo l’uso sapiente delle mani, partendo dall’anatomia e dalla fisiologia.
 
Mi sembra evidente, alla luce di quanto sopra, che la contrapposizione tra alcuni Fisioterapisti e gli Osteopati non serva a nulla.
 
I Fisioterapisti da quando ne ho memoria chiedono un maggiore qualificazione professionale con una laurea quinquennale anche qui come in gran parte del mondo, ma da sempre c’è stata una netta opposizione affinché questa categoria non acquisisse maggiori competenze professionali e “titoli” che le dessero perciò una maggiore autonomia nel campo riabilitativo.
 
Gli Osteopati dall’altra parte chiedono soltanto che venga riconosciuta questa professione con l’istituzione di un corso di laurea da parte di quello stesso stato che de Sena definisce “spietato” ed io aggiungerei anche “arretrato”.
 
Stefano Pompili

23 febbraio 2017
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