Malati terminali e politica
di Marco Ceresa
07 MAR -
Gentile Direttore,
spiace che per la battaglia politica si scelgano come esemplificativi nelle ordinarie polemiche quotidiane anche i malati sofferenti vicini alla fine della loro vita “La camomilla a un malato terminale fa lo stesso effetto di Gentiloni all'Italia di oggi”, che meriterebbero maggior rispetto da parte di chiunque, rappresentando nell’oggi, quella che comunque è la matrice esistenziale che accomuna ogni essere vivente ed in particolare, per la peculiarità della coscienza che dovrebbe esservi di tale condizione, ogni essere umano.
Il sollievo della sofferenza, in particolare nei malati vicini alla fine della vita, è tematica che riguarda tutti, al di là delle convinzioni politiche o religiose e dovrebbe godere non solo di rispetto, ma anche di maggiore attenzione. Infatti per i malati e per le famiglie che si trovano a vivere quelle condizioni, si tratta di una ferita aperta sanguinante e mettere incuranti il dito in quella piaga, non è una buona cosa. Personalmente sento il bisogno di chiedere scusa per questa frase infelice.
Comunque, al di là dello scarso rispetto nell’uso per linguaggio politico di tematiche delicate, quel che colpisce di più è la scarsa attenzione vera alle tematiche concrete della sofferenza e della terminalità.
Sarebbe senz’altro meglio per ciascuno conoscere direttamente il mondo della vera sofferenza, in particolare nel fine vita, così certo se ne parlerebbe con maggior rispetto. Si troverebbe un evidente bisogno di cura della sofferenza presente in tutti i luoghi, dagli ospedali agli Hospice, al territorio, alle case di riposo per anziani, un bisogno di Cure Palliative spesso non pienamente soddisfatto che reclama maggiore dedizione.
Non sarebbe male che, chi ha voglia di parlare di Malati Terminali ed in coscienza compie il servizio di lavorare in politica (perché di servizio si tratta), lo faccia, ad esempio, per contribuire a portare davvero a compimento la diffusione delle Cure Palliative e della Terapia del Dolore in tutti i luoghi di cura, essendo sempre possibile e doveroso il sollievo della sofferenza per ogni malattia (curabile od incurabile che sia da un punto di vista eziologico).
Certo non bastano le necessarie attestazioni di principio, ma occorre poi concretamente erogare risorse dedicate ed attuare o modificare regolamenti affinché ciò sia concretamente possibile.
Marco Ceresa
Medico Palliativista
07 marzo 2017
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