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Il dovere di difendere anche ciò che appare indifendibile

di Massimiliano Zaramella

03 APR - Gentile Direttore,
sono ormai passati 10 giorni da quando, mentre mi trovavo a Varese per il Congresso Nazionale dei giovani chirurghi (Spigc), tramite una agenzia Ansa, sono venuto a conoscenza della vicenda che ha coinvolto il Dr. Norberto Confalonieri (riportata poi anche sulle pagine del suo giornale).
 
Questo poche ore prima che iniziasse la sessione che dovevo moderare sul “rischio professionale”, in presenza di tanti relatori importanti e soprattutto davanti ad una platea di giovani chirurghi a cui non si può e non si deve spegnere l’entusiasmo, né minare nelle fondamenta la fiducia che li anima.
 
Già sono troppe le difficoltà e gli ostacoli che quotidianamente provano a tarpare le ali dei giovani colleghi, impedendo loro di spiccare il volo in una professione che oggi, scorrendo le pagine dei giornali o di molti social, solo dei pazzi autolesionisti dovrebbero scegliere di praticare.
 
Egoisticamente ed istintivamente il primo pensiero che mi ha attraversato la mente riguardava il maledetto tempismo di questa notizia, proprio nel momento in cui avrei voluto sottolineare la necessità di una corretta ed equa tutela della responsabilità professionale, per il bene di noi medici e dei pazienti, a sparigliare tutti i miei propositi è arrivato il Dr. Confalonieri, reo secondo il mio pensiero di “pancia”, di togliere credibilità e contenuti al mio proposito.
 
Fortunatamente questo pensiero, di cui oggi ammetto mi vergogno profondamente, è durato pochi minuti,  il tempo di scambiare alcuni pensieri con i colleghi attorno a me: ciò che dominava era la percezione di un evento estremamente violento per i pazienti (in generale, non solo quelli presumibilmente coinvolti) e quindi per i cittadini,  per tutti coloro che lavorano nella sanità, per lo stesso Dr. Confalonieri. La violenza era in ciò che veniva raccontato, la violenza era in come veniva raccontato, la violenza era in molti dei commenti apparsi in varie sedi.
 
In questo bailamme di cattiveria, magari secondo alcuni ben motivata, l’uomo Confalonieri spariva, sfumavano inesorabilmente i contorni umani, sostituiti dai tratti netti e forti di un mostro che di umano non aveva neanche più la forma. La verità, la verifica, il dubbio sono stati immediatamente sacrificati sull’altare dell’opportunismo, perché di questo penso si tratti.
 
A chi salterebbe in mente di non salire sul carro così spazioso e visibile di chi “dà addosso al mostro” che si è macchiato di tali nefandezze agli occhi di chi sta male, di chi ha un famigliare ammalato, di chi non ha una cura per guarire, di chi deve aspettare mesi per una visita specialistica od un esame diagnostico, o di chi ha dovuto pagare di tasca propria ricorrendo al privato per ottenere uno sconto sulle immense liste di attesa?.
 
L’occasione era troppo ghiotta e la platea di quelle che si presentano periodicamente e non vanno assolutamente tradite. Qualcuno meno ingordo, ma non meno colpevole, ha scelto il silenzio, si guadagna meno ma di sicuro non si perde.
 
Sulle pagine del suo giornale il giorno successivo alla notizia sono intervenuti il Presidente Fnomceo Chersevani, ed il Segretario Anaao Troise, entrambi partendo dal presupposto che”se fosse confermato” quanto riportato sulla vicenda le conseguenze sulla professione medica e sui pazienti sarebbero devastanti e che l’Ordine sarà inflessibile, ed il Sindacato si aspetta sanzioni adeguate. L’unico pensiero al Dr. Confalonieri è quel “se fosse confermato” e nulla su ciò che sarà invece l’intenzione di Ordine e Sindacato, qualora “non fosse confermato”.
 
Capisco però che appaia alquanto inopportuno e perdente per realtà istituzionali prendere le difese o quantomeno cercare di riportare una tale vicenda all’interno di un equilibrio e di una onestà che ritengo dovuti a chiunque, quando la maggior parte dell’opinione pubblica e molto del mondo politico sono già sopra quel carro.
 
Mi sorprende invece positivamente che due importanti firme del giornalismo italiano Piero Sansonetti su “Il Dubbio” e  Luciano Casolari su “Il Fatto Quotidiano” siano pubblicamente scesi dal carro per sollevare almeno i loro dubbi su tutta la vicenda.
 
Ecco credo che non si stia parlando di innocenza o colpevolezza, né di necessità di difendere il Dr. Confalonieri, lo faranno persone deputate a questo nelle sedi opportune, si sta parlando di equità, e del coraggio di dire cose che possono apparire come perdenti ed inopportune ma che qualcuno deve ricordare che esistono e vanno difese a costo di difendere ciò che a molti appare indifendibile.
 
Massimiliano Zaramella
Presidente Obiettivo Ippocrate

03 aprile 2017
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