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Ordini. Il voto on line non è una cattiva idea

di Piero Caramello

23 MAG - Gentile Direttore,
fa scalpore scoprire che esiste qualcuno, non importa chi o a quale movimento politico appartenga, che ponga in essere in una proposta di legge la possibilità del voto on line. Per chi come me, attraverso l'attività politica sul territorio, porta avanti una battaglia per implementate gli strumenti a disposizioni dei cittadini affinché il loro voto sia decidente e vincolante, sentire parlare di voto on line fa brillare gli occhi. 
 
Ho letto ed apprezzato l'intervento dei colleghi Gostinelli e Sinibaldi dove l'unica nota di disaccordo è sulla modalità del voto.
Sono convinto, da tempo, che la partecipazione alla vita politica della professione, sia ridotta ai minimi termini ma lo era da decenni e non riguarda solo gli infermieri. Per noi il problema è aggravato da una mancanza di autorevolezza sociale che, nelle altre professioni sanitarie, mitiga la scarsa partecipazione.
 
Questo è lo snodo sul quale la riflessione andrebbe portata.
In quasi 25 anni di professione tutta la crescita professionale che si narra faccio fatica a riconoscerla nella società civile, dove gli infermieri non sono riusciti a ritagliarsi il ruolo ambito.
Diciamo questa verità oppure continuiamo a nasconderci dietro al dito dell'autoreferenzialismo?
 
Le contro riforme in materia di salute ci passano sulla testa senza alcuna possibilità di incidere materialmente, fatto salvo una consultazione sulla quale non si pongono vincoli.
Dunque hanno ragione i colleghi quando affermano che non è dal voto on line che si dovrebbe ripartire.
 
Forse la partecipazione è ai minimi termine perché la cultura della partecipazione è ai minimi termini.
Dobbiamo prendere atto che il non occuparsi di politica non coincide con una politica che non si occupa di te, a dimostrazione di quanto affermo le continue decisioni sulla testa degli infermieri.
 
Ma la colpa su chi ricade: non ricade su nessuno. 
Sarebbe tempo di sostituire la parola "colpa" con "responsabilità" ed assegnare gradienti di essa a tutti noi. 
 
L'attuale situazione professionale è responsabilità di tutti, nessuno si senta escluso, dall'infermiere di linea al massimo dirigente nazionale. 
Tutti con una responsabilità condivisa ed equamente distribuita. 
Di fronte a quanto sta avvenendo è palese una mancanza della cultura della partecipazione, una mancanza che ha radici culturali forti e non sempre legate all'essere infermieri ma principalmente cittadini.
 
Hanno ragione i colleghi quando denunciano l'assenza di pensieri paritetici ed è piuttosto paradossale (se non kafkiano) additare di "ribellione" chi ha un pensiero altro; mortificante aggiungo.
 
In un contesto "democratico" in cui le cariche sono elettive ed il  processo si basa sulla rappresentanza, ogni tentativo di silenziare pensieri non allineati al potere ha molto a che fare con atteggiamenti anticostituzionali: vogliamo dirlo che il sistema degli ordini avendo una natura culturale corporativa conservano in sé il virus antidemocratico per eccellenza?
 
Dobbiamo fingere democrazia laddove non può esistere perché la difesa corporativa di una professione esige che il pensiero "forte" debba dominare e possibilmente schiacciare ogni pensiero altro?
 
Se si ha paura delle parole, cosa che io non ho, sarà sempre più difficile ottenere ordini capaci di dialettica interna: a molti dei miei dirigenti sfugge che senza capacità di governare la dialettica interna attraverso pratiche democratiche ed aperte, difficile lo si sappia fare all'esterno, impossibile avere autorevolezza. 
 
Dunque perché il voto on line sarebbe una novità da cogliere?
Perché come tutti quegli strumenti che impediscono il controllo da parte del potere dominante possono devono essere implementati. 
 
Un pensiero ribelle non gioca con le carte di chi combatte, ne sceglie altre e le impone.
Bisogna dire che la lungimiranza dei miei dirigenti ancora una volta è stata battuta in effige dalla politica, a dimostrazione della scarsissima qualità di chi ha la pretesa di guidare una famiglia professionale di 400mila persone.
 
Nell'anno delle elezioni per il rinnovo delle cariche dei consigli direttivi, posso auspicare che vengano messe in atto tutte quelle forme che aiutino la partecipazione ma laddove il risultato fosse lo stesso non è del tutto trascurabile l'idea di uscire dal corto circuito dell'autoreferenzialismo e cominciare seriamente a pensare ad un superamento degli ordini professionali.
Stiano tranquilli i RAS che da anni dominano i vari collegi: la politica non arriverà mai a tanto.
 
Purtroppo..!
 
Piero Caramello
Coordinatore Infermieristico

23 maggio 2017
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