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Ospedali di prossimità. Io li ho provati, e non garantiscono la salute e la qualità necessaria

di Mauro Giammaria

06 SET - Gentile Direttore,
siamo ancora alle prese con le vacanze estive e puntualmente molti di noi si imbattono in code estenuanti dovute alla congestione del traffico. Nel traffico, ciascuno di noi vorrebbe vedere aumentare le corsie a disposizione, dinamicamente, seguendo il principio di averne tante nella propria direzione e poche in quella opposta. Mutatis mutandis questo accade in Sanità. L’esperienza che racconto è vissuta e reale.

Una madre di 82 anni che “decide” nel tardo pomeriggio del 3 agosto di cadere e riportare una frattura al collo del femore.

Ambulanza, Pronto Soccorso ed il conseguente ricovero nel reparto Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone, di recente costruzione e che dispone di ottimi professionisti medici e paramedici.

Veniamo, la sera stessa, informati che oltre alla frattura è stato evidenziata una “macchia” al polmone destro dalla radiografia toracica probabilmente dovuta ad una broncopolmonite (asintomatica) .

Nonostante mia madre fosse stata tenuta a digiuno per consentire la “sintetizzazione” della frattura mediante intervento chirurgico programmato per il giorno seguente, improvvisamente i medici decidono che è preferibile attendere i classici 5 giorni di copertura antibiotica per poter operare con maggiore tranquillità.

Le fratture al femore nelle persone anziane e auspicabile sintetizzarle entro 24-48 ore, tuttavia, pieni di fiducia, attendiamo i 5 giorni. Dopo 3 giorni dal ricovero viene effettuata una nuova radiografia toracica a cui segue dopo ulteriori 2 giorni una TAC con contrasto.

L’esito della TAC, e la consulenza richiesta all’Oncologo, sono devastanti: lesione polmonare con interessamento della pleura di probabile origine neoplastica. L’oncologo richiede broncoscopia e TAC total body. Ci informano che l’Ospedale di Frosinone non è attrezzato per fare la broncoscopia (l’ospedale di Cassino può effettuarla) e che anche il reparto di Ortopedia non è più in grado di trattare la paziente e quindi ci informano che stanno richiedendo il trasferimento all’Ospedale di Sora che ha il polo oncologico.

Nonostante queste premesse nulla cambia nella fiducia riposta nell’organizzazione dell’ASL di Frosinone ed attendiamo il trasferimento all’Ospedale di Sora. Nel frattempo mia madre giace in un letto da una settimana e le condizioni fisiche e psichiche peggiorano progressivamente.

Trascorrono inutilmente giorni senza l’agognato trasferimento e giungiamo alla mattina del 14 agosto dove alla nostra ennesima richiesta di informazioni sulla data del trasferimento la risposta è lapidaria: non c’è ancora una data certa e l’Ospedale di Frosinone, nel frattempo, ha pianificato, stante la mancanza di notizie da Sora, di effettuare la TAC total body il 18 agosto (15 giorni dopo il ricovero!!!).

Probabilmente il destino di mia madre è già scritto ma pensare che in 11 giorni dal ricovero non è stata operata al femore e non esiste una data certa di trasferimento ad un reparto oncologico mi induce a prendere la decisione di “trovare” una soluzione. Soluzione che trovo nel Policlinico di Tor Vergata, che accetta la richiesta di trasferimento, da me sollecitata al reparto di Ortopedia di Frosinone, e che vede già nel pomeriggio del 14 agosto il ricovero di mia madre nel reparto di Ortopedia e Traumatologia del Prof. Tarantino.

La paziente per i medici di Tor Vergata è operabile e l’operazione avviene, con successo, nel pomeriggio del 16 agosto.

Nel frattempo, ed in parallelo, si effettuano le ulteriori analisi per identificare la natura delle lesioni polmonari e stabilire gli eventuali percorsi terapeutici all’interno del Policlinico di Tor Vergata che dispone delle professionalità e delle specializzazioni necessarie nei reparti oncologici, pneumologici e di chirurgia toracica.

La domanda che mi pongo è molto semplice: tutti auspichiamo di avere un Ospedale di prossimità, con tante “corsie” nella nostra direzione, ma che senso ha questo se poi non può trattare, pur disponendo di apposito reparto e professionalità, una frattura di un femore e che per fare accertamenti specifici devi “muovere” un paziente critico da un ospedale all’altro con ulteriori disagi allo stesso e costi crescenti per la sanità pubblica allontanando l’obiettivo di far “guadagnare salute” il più rapidamente possibile?

L’esperienza di mia madre ci rafforza il concetto che l’organizzazione sanitaria deve essere basata su un pronto ed efficiente servizio di primo soccorso e da successivi tempestivi accertamenti utili a trasferire il paziente in poli ospedalieri dove sono presenti professionalità e tecnologie per fornire un trattamento “end to end” al paziente.

Tutto ciò è presente nel Policlinico di Tor Vergata che dimostra di avere una solida organizzazione, competenze mediche, attrezzature e, soprattutto, un’ attenzione alle esigenze dei pazienti e dei familiari probabilmente uniche nel panorama sanitario nazionale.

Al Policlinico di Tor Vergata le “corsie”, nella nostra direzione di marcia, ci sono.

Mauro Giammaria

06 settembre 2017
© Riproduzione riservata

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