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Scuole di specializzazione medica: siamo al collasso

di Alessandra Tuccio

10 OTT - Gentile direttore,
siamo al collasso! Non ci sono altri termini per descrivere lo scenario attuale della Formazione in Medicina. Una delle motivazioni cruciali è da ricercare nella mancata programmazione degli accessi alle scuole di Medicina, ormai chiaramente insufficiente, e ancora peggio nell’imbuto dato dalla formazione post-laurea (sia specialistica che di medicina generale), incapace sia di assorbire completamente il numero dei laureati sia di offrire un congruo numero di nuovi professionisti in grado di assicurare un adeguato percorso assistenziale al paziente.
 
Questo aspetto caratterizza in modo negativo le politiche sul diritto allo studio Italiane, dove un eccellente Servizio Sanitario Nazionale universale e pubblico ha bisogno, più di ogni altra cosa, dell’energia e della motivazione dei propri operatori.
 
I 6676 contratti comprensivi dei ministeriali, a finanziamento regionale e privato risultano ampiamente insufficienti per soddisfare le necessità di formazione dei candidati specializzandi previsti, tra i 13.000 e i 15.000. Occorre inoltre tener conto che, a partire dal 2018, il numero dei laureati in medicina crescerà progressivamente anno per anno superando i diecimila nell’anno accademico 2019/20. Il risultato? La fuga.
 
Sono ormai almeno 1500 i giovani medici che scappano annualmente dall’Italia perché non possono proseguire i loro studi o perché non hanno un adeguato sbocco professionale dopo anni di sacrifici e di duro lavoro. Gli altri invece sono spesso costretti ad accontentarsi, scegliendo talora percorsi di formazione specialistica diversi dalle loro attitudini.
 
Il futuro del nostro Servizio Sanitario Nazionale passa prima di tutto attraverso le competenze dei suoi operatori ed ostacolarne la formazione significa minare la tutela della salute nel nostro Paese. I percorsi professionali medici sono molteplici (di continuità territoriale, di assistenza ospedaliera, libero-professionali) e spesso scollegati l’uno dall’altro.
 
La mancanza di una politica omogenea impedisce una corretta analisi della diverse realtà sanitarie, impedendo anche una corretta programmazione dei fabbisogni formativi. Io, come moltissimi miei coetanei, credo che anche l’Ordine debba assumere un ruolo di vigilanza territoriale per capire quali possono essere le reali necessità di professionalità medica in ogni singola area di sviluppo professionale; deve essere in grado di dialogare con il Governo centrale e regionale con il duplice obiettivo di tutelare il cittadino, vero fruitore del nostro operato, e il lavoro dei professionisti . Solo in questa maniera si riuscirà a garantire un futuro alle nostre fatiche, ai nostri sogni, al nostro impegno e alla nostra serietà.
 
E perché no… magari lo potremo fare anche nella terra che amiamo, senza dover emigrare.

Alessandra Tuccio
Medico specializzando, Grosseto

10 ottobre 2017
© Riproduzione riservata

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