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La radiologia dei congressi… e quella della realtà

di Calogero Spada

22 DIC - Gentile Direttore,
ho letto con ritardo, perché impegnato ancora in percorsi accademici (si sa … gli esami non finiscono mai), gli articoli 1 e 2 relativi all’International Day of Radiology di Milano dello scorso novembre 2017. Entrambe gli articoli sono certamente molto interessanti, tuttavia, perché ormai forse "patologicamente" ci siamo abituati a recepire in modo acritico e passivo, non ho notato commenti alle solite e più classiche incongruenze tra il mondo che viene rappresentato pubblicamente e quello che invece esiste nel mondo reale della area radiologica in sanità.

È ormai “passato in giudicato” che un singolo intervento normativo come il d.lgs. 187/00, che pure, comunque lo si voglia posizionare, non è mai stato in piedi da solo – tant’è che sono intervenuti in suo “aiuto” diversi interventi:
 
- Ministeriali (Linee guida: ovverosia come fare puntualmente entrare il “domus” –  medico radiologo, sempre dalla porta principale, per poi farlo uscire da quella del retro, sempre che non ci sia una finestra disponibile prima.); Professionali (FNCTSRM: “Management della erogazione delle prestazioni di diagnostica per immagini”);
 
- ed Aziendali (i famosi “protocolli operativi di concretizzazione sul piano pratico” ricordati dal Dr. Cerino (gennaio 2015), sia autenticamente riuscito a scardinare gli effetti (pur non variando – vera “magia” – i formalismi), di una vera e propria struttura normativa (una ventina di dispositivi dal 1946, che risulterebbe assai tedioso, per tutti, elencare) che realmente collocavano i TSRM come una figura di primo piano della area radiologica, indipendentemente dal proprio ruolo gerarchico (che peraltro dovrebbe essere secondo soltanto al medico radiologo).

A ciò d’altronde numerosi altri interventi normativi venivano in suffragio di questo processo, che successivamente è stato definito come “evoluzione delle competenze”, e qui i riferimenti sono d’obbligo: ad es. la  direttiva emanata dal Dipartimento della Funzione Pubblica il 13 dicembre 2001 (quindi anche in opposta sincronia), che sostiene che: “tutte le organizzazioni, per gestire il cambiamento e garantire un’elevata qualità dei servizi, devono fondarsi sulla conoscenza e sulle competenze”; oppure quella indicata alla lettera c, comma 1, art. 9 del d.lgs. 27 ottobre 2009, n. 150, che fa riferimento a “competenze professionali e manageriali DIMOSTRATE”.
 
Oppure ancora, il più cogente d. lgs. 16 gennaio 2013, n. 13: “Definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni per l’individuazione e validazione degli apprendimenti non formali e informali e degli standard minimi di servizio del sistema nazionale di certificazione delle competenze, a norma dell’articolo 4, commi 58 e 68, della legge 28 giugno 2012, n. 92.”, ove al comma 1 dell’art. 1 riferisce:
“La Repubblica, nell’ambito delle politiche pubbliche di istruzione, formazione, lavoro, competitività, cittadinanza attiva e del welfare, promuove l’apprendimento permanente quale diritto della persona e assicura A TUTTI pari opportunità di riconoscimento e valorizzazione delle competenze COMUNQUE ACQUISITE in accordo con le attitudini e le scelte individuali e in una prospettiva personale, civica, sociale e occupazionale.”

E ricordo che nel caso di specie trattasi di prerogative addirittura preesistenti, che un solo dispositivo normativo ha cancellato, e che quindi concretamente ha fatto fare passi (da gigante) indietro, giammai in avanti, in nome di una radioprotezione, che è bene ribadirlo non è mai stata né messa in discussione né tanto meno o tanto peggio messa a rischio da alcuno dei 28.120 TSRM ovunque operanti in Italia.

Ciò detto, desta una certa perplessità che alcune affermazioni, pur proposte da relatori di spicco ed altrettanta stima, non riescano a trovare un maggior peso di una aulica formula accademica; perché se è vero che “Quando vi recate a fare un esame radiologico pur appartenendo a un’équipe, spesso il Tsrm è l'unico professionista che incontrate. … ”

E' lampante che questa applicazione delle giustificazioni, della visita del medico radiologo di ogni singolo paziente, sia presente solo su certa carta e non su tutte le carte, con tutte le conseguenze che questo semplice dato può fornire: si potrebbe ironizzare, volendo citare un noto motivetto del caro Rino Gaetano,  il famosissimo tormentone:  “Dì chi sei? Ma che vuoi? Il dottore non c’è mai!!!”.

Dd'altra parte questo fatto fa cadere anche molti altri discorsi di più autentica ipocrisia, come ad es. “il Radiologo è chiamato in prima persona a fare una diagnosi in tempi brevi e contribuire a salvare vite” oppure quella del “che c'è una propensione alle indagine non necessarie, ma deve esserci comunque il presidio necessario a tutelare il cittadino”

E' lapalissiano: se di fatto non si fanno le giustificazioni per ogni singolo esame (prescrizione normativa assai facilmente operabile – senza bloccare tout court la radiologia Italiana, come accadrebbe con una applicazione ab litteram del d.lgs. 187/00 – con una giustificazione ex ante, cioè precedente e non successiva all’atto compilativo della prescrizione, che effettivamente responsabilizzi l’unico vero soggetto preposto per quell’atto prescrittivo: il MMG/Medico Specialista - in tal senso giova anche ricordare che un laureato in medicina e chirurgia specializzato in medicina generale non può esimersi dal conoscere, ed in linea evolutiva ed aggiornata una corrispondenza tra quesito clinico e prestazione radiologica; ancor più uno specialista di branca, nell'ambito delle sue competenze), di fatto non è posto alcun reale freno alla medicina difensiva (compresa quella della autentica inconfessata, perché estremamente e fondamentalmente colpevole, assoluta ignoranza).

Quindi vorrei dare una interpretazione per niente accademica e fuori dal coro, sul dato di incremento delle prestazioni della area radiologica, più comprensibile anche dal classico “cittadino della strada”: non gliene frega nulla a nessuno.

Una altra contraddizione: se pur vero risulti che “La radiologia d’Urgenza non svolge più solo la funzione di diagnosi delle condizioni cliniche, ma di fatto funziona da vero e proprio filtro dell’ospedale” , come è possibile che “i radiologi sono parte effettiva dell'unità di emergenza ed hanno il compito di sequenziamento, priorità e gestione dei servizi di Imaging.”, ma che al contempo “La presenza del radiologo dedicato “h 24” è ancora rara in molte realtà ospedaliere.” , mentre sappiamo benissimo che i TSRM lo sono eccome presenti … sempre e dovunque!

Certamente i medici radiologi fanno ancora dissimulate pressioni per “contenere” l’emancipazione dei TSRM, tant’è che qualcuno utilizza ancora il termine “arte” per identificare la loro opera professionale – siamo effettivamente ancorati al Regio Decreto 27-7-1934 n. 1265 …

Spiace moltissimo quindi rilevare il carattere permeante di siffatta, diffusa insincerità di analisi: il TSRM è stato nell’anno 2000 autenticamente stuprato (siamo in epoca di denunce tardive di violenze ...) nella sua professionalità. Formalmente, infatti e da ben 17 anni ormai, non è più un professionista che esplica il proprio operato su prescrizione medica (come ancora riportato da differenti dispositivi normativi), ma lo fa su indicazione medica – vera “morte” della professione intellettuale (praticamente è per definizione appartenente al personale esecutivo – sarà anche per questo motivo che il suo stipendio è più vicino agli oss che ai  medici radiologi), pur tuttavia “informalmente” continua a fare il suo lavoro come ed anche (viste le statistiche) più di prima, in un sistema ove – ancora parafrasando il dr. Cerino –
“si è preferito procedere come se nulla fosse”.

Ebbene, e concludendo: Da tempo sto manifestando una pesantissima responsabilità degli apparati locali e nazionali rappresentativi della professione di TSRM: il d.lgs. 187/00 è stato, nel nome del più ottuso “ce lo chiede l’Europa”, una autentica violenza alla norma, alla professione del TSRM, al buon funzionamento della pubblica amministrazione; ed anche in vista del recepimento della prossima direttiva Euratom 2013/59, occorre darsi una scossa se non si vuole far peggiorare ancora le cose. Se non lo fanno autonomamente, con una rinnovata consapevolezza e ritrovata responsabilità diffusa, i TSRM stessi, nessuno lo farà per loro conto.

E qui una altra linea di colpevolezza: dal Presidente Beux ai rappresentanti locali è unanime la denuncia ad una certa assenza dei singoli professionisti alle assemblee, dato corrispondente al vero: ma anche in questo caso, chi è stato eletto, a mio modesto parere – se (pur da qualcuno) è stato eletto e se ha accettato tale mandato – deve farsi carico anche della responsabilità di informare opportunamente e soprattutto efficacemente la platea, di essere il rappresentante anche di chi non lo ha votato, e di cercare davvero di creare – non soltanto in aulica pubblica piazza (ma per esempio essendo presente alle controversie che i TSRM affrontano quotidianamente in un sistema a loro chiaramente avverso, per ogni aspetto) – i veri, autentici presupposti di un “Lavoriamo per cambiare la realtà e le sue rappresentazioni”, senza soltanto preoccuparsi del proprio status, senza soltanto preoccuparsi della propria poltrona, peraltro attualmente in "bilico" per gli effetti del c.d. "Decreto Lorenzin".

Calogero Spada
Specialista TSRM in Neuroradiologia


22 dicembre 2017
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