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A ciascuno il suo rispetto, in radiologia ed altrove

di Calogero Spada

23 APR - Gentile Direttore,
intendo replicare alla lettera di Francesco Gentili. Sono un “ex giovane”, che dopo liceo scientifico ed 11 anni di studi universitari (laurea triennale; laurea specialistica; due master di primo livello: uno in coordinamento delle professioni sanitarie ed uno in neuroradiologia, per inciso; uno di secondo in Direzione e Management delle Aziende Sanitarie - Strumenti di Controllo, Responsabilità Professionali e Analisi del Rischio), esclusa altra formazione fatta e ricevuta e soprattutto dopo 25 anni di servizio come CPS TSRM , opera ancora, come nel 1993, nella sanità pubblica Italiana, con maturate esperienze a tutto campo in radiologia e medicina nucleare in grandi aziende Ospedaliero – Universitarie, come anche in più piccoli presidi ospedalieri, sia al nord che al sud d’Italia; nel 2008 in particolare già collaboravo con chirurghi di fama nazionale in radiologia interventistica al Policlinico di Bari.
 
Nello stesso tempo, a quanto pare, un autore che sostiene di leggere con attenzione codesta testata, ma esordendo nel peggior modo possibile come scrittore, si affacciava agli studi universitari in anni drammaticamente noti per gli scandali universitari, giusto caso, alle facoltà di medicina e chirurgia, ossia quando furono ammessi alla facoltà legioni di raccomandati a scapito dei veri talenti, che disgustati da tale messinscena probabilmente rinunciarono per sempre a diventare medici chirurghi, lasciando la strada aperta a soggetti che oggi si qualificano in siffatta modalità, offendendo a destra e a manca.
 
Potrei ribattere punto per punto l’articolo definito “demenziale” da un nostro collega, come ad esempio il fatto che proprio questa testata ha dedicato più di un articolo, come quello del 31 ottobre scorso, alle evoluzioni delle professioni sanitarie, peraltro sulla scia delle ben note leggi di riforma del SSN: d.lgs. 502/92; d.lgs. 517/93; d.lgs. 229/99; e sulle leggi di specifico riferimento per l’esercizio delle professioni sanitarie: l. 42/99; l. 251/00; ed in particolare, nel caso di specie, la l. 43/06; pool normativo di cui suggerisco attenta applicazione a codesto autore; ne ha davvero grande bisogno, lui che non deve fare “sforzi” per accreditarsi, facendo parte della casta più altisonante, più oltremodo strapagata ed al contempo più problematica del nostro paese.
 
Parafrasando me stesso su consultatsrm, associazione che ho avuto l’onore di co-fondare con un collega “sonographer” – sarà forse un caso ? – posso replicare che la classe medica Italiana continua insistentemente a rimanere abbarbicata su posizioni di “teoria”, resistenti ad ogni progresso ovunque in atto in Europa ed in America, completamente ormai scollegate con il mondo reale; i medici Italiani continuano a dichiarare di “farsi carico dei problemi e delle sofferenze delle persone” al contempo però girandosi sempre dall’altra parte quando quei problemi e quelle sofferenze si materializzano in persone bisognose (basti vedere l’atteggiamento dei MMG, che per il loro riposo del “sesto e settimo giorno” – se tutto va bene – stanno mettendo in essere tutto un universo sanitario parallelo, e di alcuni veri “specialisti” di medicina difensiva attiva, e soprattutto passiva); con utenti che invece sempre di più si relazionano a tutto campo con i Professionisti della Sanità, che non soltanto si fanno effettivamente carico (con molte meno parole e tantissimo pragmatico impegno) di quegli stessi problemi e quelle medesime sofferenze, ma fattivamente le affrontano e spesso e volentieri le risolvono.
 
Ma l’argomento con cui qui più mi piace “toccare” il blasonato neo-articolista, è quello accaduto il primo marzo 2018: proprio un suo collega neuroradiologo (anche lui, ancor più ex-giovane di me – autentico “barone” della medicina), al termine di un esame angio-TC realizzato in urgenza, ove solo il sottoscritto si è anche letteralmente sporcato il camice (vestizione che peraltro non “mollo” – hai voglia a dire e ridire il mio DG, il mio presidente nazionale etc.) di sangue del paziente, mente lui guardava – presumo, nelle migliori delle probabilità – al di là del vetro “anti-x” (antitutto) della cabina consolle, lui che nemmeno saprebbe farla andare da solo (…); ebbene costui al termine dell’esame, cosa ha fatto? – sedetevi prima di continuare a leggere – si è formalmente sostituito, nel documento digitale finale, al TSRM esecutore, di fatto oscurandone firma e presenza; Professionista che peraltro aveva, come sua abitudine da diverso tempo, redatto circostanziata Refertazione Tecnica – sì perché esiste anche quella, al pari della Diagnosi Infermieristica, caro neo medico radiologo dalla assai improbabile penna e cultura.
 
Sarebbero queste, dunque, le professionalità e responsabilità tanto sbandierate? Sarà certamente così, visto che il fatto ha avuto un seguito sia aziendale, sia professionale, sia penale.
 
Questo accade nel mondo reale della sanità di una classe medica assai nutrita di siffatti personaggi che hanno paura anche della loro ombra, il fantasma del Professionista della Sanità che gli sta sottraendo con tenacia, caparbietà, ma soprattutto con grande competenza e preparazione professionale, ogni speranza di vivere ancora di autoreferenzialismo.
 
Un unico consiglio: prima di scomodarsi troppo nelle "perplessità", un po’ di umiltà ed abnegazione, fuori da tanta inutile quanto tracotante “accademia”: non hanno mai ucciso alcuno. Quindi cerchi almeno di imparare davvero qualcosa di più concretamente saldo prima di scagliare inutili fulmini e saette, che hanno l’effetto, forse, dei fiochi petardi che lanciava un bimbo indispettito ed ineducato diversi anni fa, quando qualcun altro già sapeva ciò che lui oggi ancora non ha capito: il rispetto verso tutti, in radiologia come nel resto del mondo civile.
 
Dr. Calogero Spada
Dottore Magistrale
Specialista TSRM in Neuroradiologia


23 aprile 2018
© Riproduzione riservata

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