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Investimenti in sanità. Dove è giusto allocarli?

di Manlio Converti

08 GIU - Gentile direttore,
Le Scienze ha pubblicato in italiano un piccolo sunto di una metanalisi, del gruppo internazionale coordinato da Mackenbach, molto interessante sul rapporto tra ricchezza individuale, speranza di vita, morbilità e investimenti in Sanità. Lo studio suggerisce che dalla crisi del 2008, mentre sono peggiorate le differenze in sanità tra ricchi e poveri negli USA, che forse sono il motivo per cui l’Obama Care continua in qualche modo a resistere, negli Stati Europei, grazie all’Universalismo delle Cure, questo fenomeno non si è osservato e c’è stato un progressivo aumento del benessere sanitario, più lento nei Paesi che hanno sofferto di più come la Grecia e Cipro.

Il discorso è molto interessante e dato nelle mani sbagliate può giustificare un libera tutti ed aumentare i tagli, che invece hanno flagellato l’Italia, anche da parte di questo “governo del cambiamento”.

Ad esempio l’Italia c’è in quei lavori, ma limitata alla città di Torino, così come la Spagna ha fatto partecipare solo la ricca Barcellona.

Da altre ricerche online correlate, si scopre che è dal 2005 che l’Europa si è dotata di strumenti di valutazione nel merito, seguendo il criterio, studiato solo alla fine dell’ottocento, che appunto correla il benessere economico a quello sanitario e quindi alla speranza di vita. E’ questo che ha giustificato in Inghilterra e poi in Europa il criterio socio-economico dell’universalismo, come vantaggio economico, ché prolunga la vita lavorativa delle classi meno abbienti, necessarie alla produzione.

Questo è stato però negato in Italia, da quanto abbiamo iniziato ad usare, per il regionalismo, il criterio che avvantaggia in sanità proprio le popolazioni più vecchie, quindi già arrivate al benessere sanitario.

Sappiamo benissimo quali siano i disastri della regionalizzazione e prima di tutti il Presidente Omceo Napoli Silvestro Scotti da anni si batte perché la Campania torni quanto meno nella media del benessere sanitario, aumentando i fondi, che invece sono tagliati soprattutto alle Regioni meridionali. Di questo non possiamo che temere ulteriormente, nonostante l’augurio di Buon Lavoro rituale che ripetiamo alla Signora Ministro della Sanità.

Un altro problema è che non sappiamo veramente quali siano le differenze legate al vivere in quartieri più o meno disagiati, ma sono note le battaglie di zone del Paese, come la cosiddetta Terra dei Fuochi o la popolazione carceraria. Solo la popolazione Lgbt, tranne nel caso del convegno ISS sulle persone Transgender, non ha avuto ancora indicizzazioni efficaci per studi epidemiologici, anche per valutare le differenze economiche in Sanità.

Il governo svedese sottolinea invece nello statuto del proprio Sistema sanitario nazionale, che il lavoro di sanità pubblica dovrebbe includere una prospettiva di genere e di classe: “Indipendentemente dal genere, dalla classe, dall'orientamento sessuale, dall'etnia o dalla disabilità, le persone dovrebbero avere accesso alle stesse condizioni per una buona salute.”

Un diverso studio molto interessante ci insegna, invece, che le varianti economiche producono variazioni della struttura del cervello, perché, ovviamente, avendo più stimoli e benessere, anche le cellule cerebrali possono crescere e sviluppare reti neurali più efficaci.

Questo significa che c’è una variazione oggettiva proprio nell’ambito dello sviluppo tra benessere, capacità intellettive e speranza di vita.

Il Ministro della Famiglia, ormai noto solo per le sue affermazioni ferocemente omofobe, dovrebbe forse pretendere uno spostamento di risorse sanitarie verso le regioni povere ma giovani, e così quello del lavoro o dell’impresa, perché per risolvere il problema meridionale, forse occorre fare crescere i bambini in contesti di benessere che migliorino le loro capacità intellettuali.

Questa ovviamente è una valutazione soggettiva, lo ammetto, anche se supportata da molti studi di sociologia. Sicuramente sarebbe utile continuare il lavoro di Mackenbach per categorie, in modo più approfondito, in modo da stabilire dove davvero devono andare le nostre risorse sanitarie, ormai sempre più scarse.

Manlio Converti
Psichiatra
Presidente AMIGAY


08 giugno 2018
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