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Counselling. L’anomalia italiana

di Alessandro Onelli

15 OTT - Gentile Direttore,
la lettera che le avevo scritto, era ben più corposa. Ho pensato di farne una sintesi e restare così nel numero di battute permesso. Coloro che vogliono leggere la versione integrale, la trovano qui. So che taluni, convinti di saper già tutto, non lo leggeranno. Sarà un peccato. Perdono una preziosa occasione per imparare ed evitare di fare altre affermazioni pubbliche inesatte che stanno coprendo di ridicolo l’Italia agli occhi del mondo intero; affermazioni con le quali i titolati non solo prendono in giro se stessi ma, cosa più grave, anche i cittadini italiani. Di seguito i punti salienti della mia lettera.

1) In Italia latita la conoscenza dell’argomento “Counseling”. La ragione di questa scarsa conoscenza l’attribuisco al fatto che molte fonti, localizzate, sono state manipolate da chi teme il Counseling. Come aneddoto cito la discutibile traduzione che qualcuno ha fatto del libro di Carl Rogers Counseling and Psychotherapy (1942) dove al posto della parola “counselor” ha usato l’espressione “consulente psicologico” manipolando così le parole dello stesso Rogers. Una arbitraria licenza che la racconta lunga sull’onesta intellettuale di taluni sedicenti “professionisti”.

2) Per aiutare il lettore, ho ripercorso le tappe principali della professione – documentandole - e da questa storia emergono verità sino ad ora taciute da chi ha interesse a mistificare la storia per interessi personali e corporativi. Si evince, ad esempio, che il counseling non nasce dalla psicologia ma nel 1908 dalla pedagogia e, dato che all’ultimo convegno degli psicologi qualcuno sembra abbia affermato che i Counselor imitano gli Psicologi, ricordo che, quando nasceva il Counseling, ancora non esistevano né gli orientamenti psicoterapeutici né quelli della psicologia moderna ad eccezione della psicanalisi. Fu solo 60 anni dopo (1960) che gli psicologici intuirono che nel counseling avevano una disciplina che permetteva loro di occuparsi dei bisogni degli individui “normali” e sancire così un confine con la psicologia clinica che si occupava dei disordini e delle patologie comportamentali. Altra costatazione è che il Counseling si sviluppa e si consolida come professione assestante in quanto riconosciuta, anche istituzionalmente, in grado di assicurare benessere, crescita personale, educazione ed empowerment grazie proprio alla sua natura pedagogica: “nella pedagogia l’individuo viene visto come un’entità in sviluppo che cerca un approdo per migliorare sé stesso, le proprie relazioni con gli altri e la qualità della propria vita in generale”.

3) Infine, inquadrate le differenze con altre professioni, affronto l’imbarazzante vuoto Istituzionale che esiste in Italia. Possiamo raccontarcela, trincerarci dietro a delle leggi di comodo o a calunnie confondendo l’utenza come fa spesso gli psicologi, ma non possiamo barare con la comunità internazionale che, indignata, ci deride. Io sono un tecnico e non un politico ma leggendo le dichiarazioni che circolano, ho la netta sensazione di assistere a giochetti politici ed equilibrismi tra accademici e lobby che dimenticano completamente la vera “cosa pubblica” su cui tutti noi dovremmo orientare le nostre prestazioni: i clienti ed il loro benessere! Quasi 10.000 Counselors da anni chiedono all’Istituzione italiana di affrontare la regolamentazione della loro professione, standardizzarne i percorsi formativi ed avere diplomi che siano titoli di stato. La risposta è sempre la stessa: “voi non esistete!”.

Nella totale latitanza dell’Istituzione, questi professionisti si sono organizzati in Associazioni per tutelarsi proprio da coloro che, a causa dell’assenza di legislazione, si possono definire Counselor millantando una professionalità che non hanno. Hanno provato su tavoli politici e non ma, ad oggi, l’unica risposta è stata la negazione. Una risposta che ha prodotto commenti pesanti da parte della comunità internazionale come quelli del presidente dell’International Association for Counselling che, in una recente intervista ha affermato “Sono personalmente offeso da queste affermazioni perché in tutto il mondo ci sono cattedre universitarie, tavole rotonde, giornali scientifici sul counselling. Se qualcuno sostiene che il counselling non esiste allora tutto questo non esiste.
 
E non è vero. Il counselling si è sviluppato durante il secolo scorso e ha un percorso di studi che è ben definito in molti paesi. Nel mondo si calcola che siamo circa 500-600 mila counsellors quindi stiamo parlando di una professione ampia e non di una cerchia ristretta di persone.”. Cosa aggiungere Gentile Direttore? Poco. Se non costatare che ancora una volta in Italia pensiamo di essere i più furbi del mondo mentre il mondo ci deride e, talvolta, ride di noi.

Alessandro Onelli

15 ottobre 2018
© Riproduzione riservata

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