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Serve un sistema di emergenza-urgenza 118 unico e nazionale

di Santina Catanese

29 OTT - Gentile Direttore,
da semplice “medico di strada”, permettetemi di rivolgermi al dott. Alessandro Vergallo, dirigente Aaroi Emac, e ai colleghi specialisti dell’emergenza-urgenza, i quali hanno di recente pubblicato su Quotidiano Sanità, una lettera, riguardo le criticità in cui versa il settore emergenza-urgenza della nostra sanità.

Il Presidente Nazionale Aaroi-Emac nel suo articolo ha dimenticato non solo cosa recita l’ordinamento didattico della Scuola di Specializzazione in medicina d’Emergenza Urgenza, ma anche quali siano i requisiti che disegnano per lo specialista in medicina d’emergenza-urgenza un alto profilo professionale con competenze ed esperienze specifiche nel settore, che promuova e sostenga “una forte integrazione della figura del medico dell’urgenza tra il territorio e l’ospedale e all’interno della stessa organizzazione ospedaliera, a favore della continuità di cura e di assistenza del paziente.

La medicina d’urgenza è la disciplina del pronto soccorso e dell’emergenza sanitaria e non è “asservita all’Area Medica”, secondo quanto dice erroneamente Vergallo. Il dipartimento dell’emergenza nasce nel lontano 1992 , e se nel pronto soccorso all’inizio lavorano i medici di reparto a rotazione, per l’emergenza preospedaliera i pioneri sono stati i medici dell’ex guardia medica. Dobbiamo attendere il 2009 per avere la specializzazione in emergenza urgenza, lo specialista a “tutto tondo" dedicato alla gestione delle emergenze, con competenze altamente qualificate sia al fine dell’inquadramento diagnostico del paziente e sia per primo trattamento delle urgenze mediche, chirurgiche e traumatologiche ,onde poter operare con piena autonomia, nel rispetto dei principi etici, nel sistema integrato dell’Emergenza-Urgenza.

Il dott. Vergallo teme forse che medici sempre più formati vadano ad occupare spazi fino a poco tempo fa riservati ad anestesisti-rianimatori ? o si preoccupa che i pronto soccorso si svuotino? Alla base della fuga dei medici dai PS vogliamo ricordare esserci anche la problematica dei turni massacranti ed il sovraccarico di lavoro di questi medici che ogni anno ci risultano effettuare, 4 milioni e mezzo di visite in più rispetto agli standard nazionali definiti dalle società scientifiche, non solo, non dimentichiamo che alle piante organiche nei pronti soccorsi italiani mancano più di mille medici.

In Italia se da una parte si producono pochi specialisti, dall’altra in molte Regioni l’emergenza preospedaliera e quella ospedaliera risultano essere due entità distinte: è un’assurdità che i servizi d’emergenza siano organizzati dalle Regioni non in base a ciò che è meglio e logico per essere coerenti alle normative e per erogare una buona sanità, ma in base ai bugdet e ai tagli di spesa che ogni Regione ha deciso di mettere in opera.

E' indispensabile ed urgente che il sistema dell’emergenza-urgenza 118 sia unico, nazionale e che venga riformato, lo SMI lo ha più volte dichiarato nelle commissioni parlamentari e anche nell’ultimo sit-in del 27 settembre in Piazza Montecitorio: non è accettabile che in un sistema così vitale operano professionalità distinte con contratti differenti, è controproducente per tutti specialmente per il paziente . Si condivide, però, pienamente con il dott. Vergallo la necessità di diminuire il numero delle specialità equipollenti alla medicina d’urgenza e di accettazione e di cercare di studiare un “sistema premiante “per l’emergenza-urgenza per disincentivare la fuga dei colleghi dai Pronti Soccorsi e dal 118 verso altri reparti ospedalieri.

Cari colleghi specialisti la maggior parte dei medici che attualmente opera nell’emergenza preospedaliera, non ha la specializzazione, perché all’inizio non era stata richiesta alcuna specializzazione , ma sono i medici “senza titoli”, quelli che provengono dalla medicina generale , formati con un corso e mandati sulla strada ,che hanno cambiato il volto al trattamento dell’emergenza preospedaliera in Italia: hanno almeno 15 anni di lavoro sulle spalle, sono convenzionati, non possono far carriera , MA SALVANO VITE! È auspicabile che finalmente si integri l’emergenza preospedaliera con quella ospedaliera, con un unico percorso di studio, creando il ruolo unico del medico dell’emergenza . Lo SMI lo ha urlato in piazza Montecitorio il 27 settembre scorso, la Fimeuc lo sostiene da anni .

È necessario porre fine ad ogni forma di discriminazione: i senza titoli, sono frutto dell’inefficienza, e dell’incompetenza organizzativa dei nostri governi che hanno penalizzato il settore dell’emergenza istituendo poche borse di studio e non hanno permesso ai medici convenzionati già in servizio di iscriversi alla specializzazione senza borsa di studio.
 
È necessario creare un futuro a tutti giovani che attualmente lavorano nel sistema dell’emergenza, e non metterli al servizio degli specialisti per gestire i codici di minore entitàn ei pronto soccorso, o per comodità dei politici che così creano manodopera a basso costo.. Se crediamo nel nostro lavoro dobbiamo insistere nel chiedere al governo di investire nel sistema dell’emergenza-urgenza , che non solo salva vite, ma crea anche un “risparmio” o un guadagno, con prime diagnosi più accurate e precise, con terapie più appropriate e accurate, e con esiti meno invalidanti.

Santina Catanese
Medico 118 Convenzionato


29 ottobre 2018
© Riproduzione riservata

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