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Emergenza territoriale, non serve alcun “patentino”

di Giovanna Lucifora

02 NOV - Gentile Direttore,
il Servizio di Emergenza territoriale 118 ha subito nel corso degli ultimi anni profonde innovazioni. Sebbene sia considerata da molti una subspecialità, il cui accesso è subordinato, come con riduttività fa notare il dott. Alessandro Vergallo, Presidente Nazionale AAROI-EMAC, al conseguimento di un “patentino”, oggi possiamo al contrario affermare che ci troviamo di fronte ad una disciplina con propria identità ed unicità, ove l’atto rianimatorio in sé riveste solo una piccola percentuale di casi e dove la più gran parte di attività è legata alla competenza e alla buona conoscenza semeiologica e di linee guida terapeutiche in campo traumatologico, medico, cardiologico, neurologico, che debbono essere puntuali e precise, atte ad attuare terapia d’urgenza ed alla centralizzazione del paziente critico nell’ospedale provvisto dei reparti di pertinenza, perché è solo una buona padronanza di questi che ci permette di risolvere un caso complesso, soprattutto quando un paziente ha patologie multiorgano di base.

Inoltre faccio presente all’esimio collega che i professionisti dedicati a questo settore hanno a proprio attivo, come documentabile dai curricula, che essendo convenzionati nessuno esamina, una formazione che ha seguito percorsi specifici, oltre alle specializzazioni, dottorati da ciascuno di essi conseguiti antecedentemente, training e retraining certificati o abilitanti all’esercizio di questa disciplina. Non dimentichiamo tuttavia che comunque alla base di ogni esercizio della professione medica vi è una laurea in medicina e Chirurgia uguale per tutti coloro che sono dedicati a tale nobile Arte.
    
Purtroppo non esiste una survey condotta sistematicamente sul territorio nazionale atta a far emergere tutte le criticità, sia professionali che organizzative, in tema di Emergenza. Pertanto nell’ambito della Medicina del Territorio, vista la progressiva riduzione che si sta attuando nell’ambito dei tagli della spesa sanitaria, a discapito delle Strutture ospedaliere, Il sistema di trasporto dei pazienti sia in ambito intra che extraospedaliero, rappresenta un elemento di fondamentale importanza nel processo assistenziale, in ragione della tempestività degli interventi e dell’effettuazione in sicurezza degli stessi, soprattutto nelle aree che sono rimaste sprovviste di reparti di fondamentale importanza per la salute del cittadino.

Facciamo rapidamente il punto della situazione: cioè che ricaduta hanno avuto i tagli finora attuati lasciando in vita solo le strutture “virtuose”. Nell’ultimo ventennio, sono già stati chiusi diversi ospedali storici ed altri sono in via di chiusura o drasticamente depotenziati, privati di reparti basilari quali l’ortopedia, la cardiologia, di punto nascita, per cui a fronte di un ipotetico taglio dei costi, essendo l’unica possibilità di centralizzare un paziente, dalle isole o dalle aree montane anche la frattura deve essere trasportata con mezzo su ala (elicottero 118: costo 182 euro al minuto) non essendovi servizi di trasferimento secondario attualmente messi in atto, spesso per problemi logistici non essendo attivo alcun servizio alternativo .

In tutta la Sicilia ad esempio, i reparti di Emodinamica sono presenti spesso a centinaia di chilometri nel contesto di una provincia e così anche quelli di endoscopia di urgenza o chirurgia vascolare (attivi di notte solo in pochi centri ospedalieri a fronte di province estese ed olograficamente complesse). E la situazione non è migliore in altre Regioni.

In atto il Servizio 118 appare cruciale nella Collaborazione con le Aziende Ospedaliere per la gestione diretta del Trasporto Secondario di Pazienti Critici.

Il trasporto secondario è un evento frequente che coinvolge la rete Ospedaliera e può rappresentare per il paziente un periodo di potenziale instabilità clinica in grado di aumentarne la morbilità, che richiede assistenza medica specializzata.

L’obiettivo fondamentale del trasporto di un paziente critico consiste nel mantenere un livello qualitativo di assistenza pari a quello delle strutture di ricovero. Per raggiungere tale obiettivo è fondamentale definire, organizzare e standardizzare tale attività raggiungendo comportamenti omogenei, modulabili secondo il livello di necessità con le competenze appropriate. Riuscire a raggiungere obiettivi qualitativamente elevati in contesti clinici complessi, significa dare risalto all’eccellenza sanitaria regionale. Le sempre più pressanti richieste da parte delle aziende sanitarie e la linea di indirizzo, indicata nelle Linee Guida per la revisione dei sistemi di Emergenza – Urgenza Sanitaria Regionali, relativa alla gestione dei trasporti secondari da parte del Dipartimento Emergenza Territoriale 118 evidenzia la necessità di accelerare la centralizzazione di questa funzione.

Pertanto solo una corretta conoscenza e un’attenta valutazione dei fattori di rischio collegati alle diverse tipologie di trasporto sanitario consentono di attuare una gestione efficace e sicura dei pazienti. Tale centralità che riveste, tra gli obiettivi prefissati, quello della tutela della sicurezza del paziente può essere attuata solo dalla presenza del medico a bordo, cosa che era stata prevista ed enfatizzata nelle fasi costitutive del servizio. depotenziare il Sistema di Emergenza significherà gravare sugli ospedali e determinare sequele invalidanti nei pazienti che accedono senza un sistema protetto ai reparti critici o ai centri HUB delle reti tempo-dipendenti (Trauma, Stroke, Stemi-NSTE).

Ovviamente, cosa che nessuno sembra considerare, pagherà l’invalidità civile i costi sociali, come se li pagasse un’altra nazione e non sempre l’Italia, condannando peraltro pazienti che una diagnosi precoce avrebbe salvato da sequele non emendabili, ad una vita che nessuno di noi sceglierebbe.

Giovanna Lucifora
Medico convenzionato di ambulanza e di C.O. 118, Asp 5 Messina


02 novembre 2018
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