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Emergenza. Ipotesi stralcio da Acn grave vulnus per pazienti e medicina territoriale

di Gennaro Bassano

09 NOV - Gentile Direttore,
nei giorni trascorsi ho avuto modo di leggere interventi tesi a dare soluzioni alle criticità del sistema d’emergenza territoriale 118, tutti caratterizzati, dalla notevole arroganza di proporsi quale unica e leggittima soluzione. Abbiamo tutti assistito ad una penosa conflittualità tra specialisti ,ispirata dagli interessi di parte ,da vecchi rancori, ecc che niente hanno a che fare con l’interesse del cittadino utente ,del popolo italiano. Parole che mi appaiono come l’ulteriore tentativo di scippare al paziente la centralità della scena, ossia ’’ti uso per raggiungere le mie finalità ed interesse di parte”, non importa se poi ti privo dell’assistenza professionale di un medico nelle fasi essenziali, di quella moltiplicità di interventi che vengono svolti nelle corso del servizio di Emergenza Sanitaria Territoriale - 118.
 
Tra l’intubazione orotracheale dell’anestesista rianimatore, a cui si vuole ricondurre tutta l’attività dell’emergenza, e l’ esigua visione delle diverse società di medicina d’urgenza che aspirano ad imporre la loro specialità (unica) anche ai medici dell’emergenza preospedaliera al fine di creare un unico dominio e controllo dell’ospedale sul territorio, in piena visione ospedalocentrica, visione assolutamente teorica non avendo neppure i numeri per assicurare gli organici dei 844 PS/DEA, (naturale e leggittima collocazione ) con la consapevolezza di un limbo trentennale a copertura degli organici, esiste la deontologica necessità, di un emergenza preospedaliera.
 
Questa è il vero ponte d’integrazione, tra l’assistenza primaria e specialistica distrettuale territoriale e i P.S. ospedalieri, che assicura un soccorso avanzato, ossia medico, negli 8 minuti nei codici rossi urbani, e 20 minuti nei codici rossi extraurbani, tempi imposti dal legislatore, nonché la stabilizzazione dei pazienti e la riduzione dell’intervallo libero da terapia, nei codici gialli, ossia in quelli a rischio di pericolo di vita, attraverso un giusto inquadramento diagnostico e terapeutico, di modo che questi pazienti possono sopportare le lunghe attese nei P.S. prima si essere visitati da un medico, quando necessaria l’ospedalizzazione.
 
Assicura l’azione di filtro nei confronti dell’’iperafflusso improprio di pazienti con acuzie minori ,trattandoli e lasciandoli al proprio domicilio e inoltre il trasporto protetto del paziente al giusto ospedale ,nelle reti delle patologie tempo dipendenti (IMA STROKE TRAUMA) e ancora la rete dei trasporti secondari, l’attività delle Co 118 e della rete dei soccorsi territoriali nel corso di incidenti maggiori e maxiemergenze ecc.

Ho letto, con grave preoccupazione, l’ipotesi di stralcio della Emergenza Territoriale dall’Accordo Collettivo Nazionale (insieme alla Medicina Penitenziaria) pertanto rivolgendomi al Ministro Grillo, faccio presente che trattasi di un errore macroscopico che taglia fuori dal contratto ben 3800 medici convenzionati di emergenza sanitaria territoriale, apre un vulnus nell’assistenza dei pazienti, danneggiando l’integrazione tra le diverse figure operanti nella medicina territoriale, determina un depotenzionamento della medicina del territorio e della medicina generale, che ricordo si articola nei settori di assistenza primaria, continuità assistenziale, emergenza e medicina dei servizi.
 
Sarebbe un ulteriore destabilizzazione contrattuale, per i medici generalisti emergentisti territoriali che da circa 25 anni, tutti i giorni 24 ore su 24 svolgono, avendo acquisito un core di competenze certificate, leggittimamente e a pieno diritto tutte quelle attività di sopra descritte, nell’interesse del paziente in primis ma anche nell’interesse di una scelta di un SSN pubblico.
 
Tale ipotesi non può essere accettata e non è condizione necessaria per assicurare il tempo indeterminato ai medici. I molti precari del settore, perchè da anni mantengono questo importante LEA per il i servizi sanitari regionali, hanno diritto a tale conversione, precludendo il passaggio all’assistenza primaria,dove non sussistono i titoli, nelle more del completamento della formazione, come d’altronde già fatto nel tempo addietro e in diverse regioni.

La riforma del 92 dell’emergenza ha messo fine al soccorso preospedaliero a partenza dal P.S. ed ha istituito le Centrali Operative e il numero unico 118, oggi non possiamo tornare indietro e dobbiamo immaginare che questo venga svolto da uno specialista del P.S. che nei codici rossi lascia il P.S. per salire su un’automedica ,lasciando i codici gialli e verdi in gestione alle onlus e ai suoi volontari.
 
La rete dei Pronto soccorsi ospedalieri, per quanto funzionalmente legata, in una visione coordinata e quindi unitaria dei processi, deve afferrire, come previsto dalla legislazione attuale e pertinente, alla rete dipartimentale ospedaliera. Il P.S., ed i suoi medici, rappresenta la mente e le braccia, che tutelano il paziente nella diagnosi e terapia, nell'inquadramento del percorso intraospedaliero.

Il SET -118 rappresenta una macrostruttura (C.O.punti mobili e fissi di primo soccorso, mobilizzazione dei trasporti speciali di soccorso, dei trasporti secondari, ricerca dei posti letto regionale e interregionali, formazione ) che ha tutte le competenze e l’autorevolezza per rapportarsi tra strutture ed enti territoriali da un lato e strutture ospedaliere d’all’altro, naturale articolazione di raccordo. Articolazione di cui gli autisti soccoritori sono la struttura portante e infermieri e medici i legamenti.

Concludo dicendo che il Pronto Soccorso non è il SET 118 e che la medicina generale non è fatta di sola assistenza primaria (medici di famiglia). Una branca della medicina che non può essere mutilata, della medicina per acuti, lasciamo che i suoi medici, realizzano tale vocazione, orgoglio di categoria che si traduce in vite salvate con competenza.

Gennaro Bassano
Segretario UMUS Emergenza Territoriale 118  


09 novembre 2018
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