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Pronto soccorso. Dieci domande ai politici e manager toscani che sembrano aver perso la bussola

di Giorgio Tulli

07 MAG - Gentile Direttore,
ormai parecchi anni fa la Regione Toscana fu antesignana nel migliorare l’attività clinica dei Pronti Soccorsi con un progetto costruito insieme all’Università di Harvard e fu stimolo robusto per la creazione della Specializzazione in Medicina dell’Emergenza-Urgenza. Oggi ormai dimentichi della storia passata, i Decisori Politici ed i Manager propongono, in una fase di difficile reperimento di risorse mediche nei Pronti Soccorsi ormai oberati da un eccessivo numero di accessi, di inserire, in questo difficile complesso e faticoso lavoro, dei medici neo-laureati o addirittura dei medici che non sono riusciti ad entrare nelle specialità con contratti libero-professionali.
 
Questa incomprensibile scelta solo ”low cost” potrebbe purtroppo recare grave danno al cittadino ammalato e creare seri problemi al neo-laureato. Ci si domanda come non sia stato possibile arrivare ad altre scelte più logiche per governare la difficile situazione. Cerchiamo di proporne alcune sotto forma di domande:
1. Perché non utilizzare, nei modi consentiti da leggi e regolamenti, i medici specializzandi in Medicina dell’Emergenza-Urgenza da quelli iscritti al primo anno a quelli iscritti al quinto anno?
 
2. Perché non utilizzare, nei modi consentiti da leggi e regolamenti,  i medici specializzandi in discipline affini all’Emergenza–Urgenza, come gli specializzandi in Anestesiologia, Rianimazione e Terapia Intensiva, in Medicina Interna ed in Cardiologia?
 
3. Perché non utilizzare, con una seria  riorganizzazione del 118, i medici attualmente impegnati nella Emergenza Territoriale, togliendoli dalla condizione di convenzionati e togliendoli dalle ambulanze cosiddette medicalizzate per metterli sulle auto mediche a partenza dai Pronti Soccorsi ed in rotazione con tutti gli altri medici del Pronto Soccorso quando non operativi sul territorio?
 
4. Perché non utilizzare i giovani neo-laureati, dopo un corso universitario di tre mesi in Medicina dell’Emergenza sui fondamentali, nei codici minori (oggi identificati in Toscana  nei percorsi 4 e 5 ) senza mai essere impegnati in turni sui codici maggiori ( questo  è un vero tutelato apprendimento sul lavoro)?
 
5. Perché non identificare nei medici pensionati con eccellente curriculum nelle discipline attinenti alla Medicina dell’Emergenza-Urgenza e Medicina Critica dei validi tutor che possano indirizzare, appassionare, integrare, educare nel sapere, saper fare, saper essere nell’Emergenza-Urgenza in Ospedale e nel Territorio?
 
6. Perché non facilitare a questi nuovi ingressi nel lavoro il percorso di specializzazione in Medicina dell’Emergenza-Urgenza, ancora troppo giovane per poter fornire numeri importanti, aumentando le borse di studio delle specializzazioni dell’Emergenza-Urgenza e di quelle attinenti?
 
7. Perché non concepire premi al merito per chi lavora in questi settori stressanti e faticosi in modo da poter incentivare questo lavoro, facilitare il loro mantenimento sul posto di lavoro invece che la fuga disperata?
 
8. Perché in tutti i settori medici, in specie in quelli  carenti di specializzati e di specializzandi non effettuare una seria, continuamente aggiornata ricognizione degli organici basandosi sui posti di lavoro in uscita per pensionamento, invalidità, grave malattia o burn-out certificato?
 
9. Perché non riflettere seriamente sul fatto che circa più del 50% degli accessi al Pronto Soccorso sono codici minori, codici bianchi che dovrebbero essere affrontati a casa dal Medico di Famiglia? Perché non riflettere sulla sua riorganizzazione in modo che questo nuovo medico possa lavorare 24h/24h e 7giorni/7giorni  in team con infermieri ed altri operatori sanitari, con l’idonea tecnologia portatile diagnostica ed informatica  nelle case della Salute   ( Patient Centred Medical Home)? Oggi in Toscana una quindicina di piccoli ospedali potrebbero diventare delle straordinarie Case della Salute invece di essere inefficienti, inefficaci e pericolosi ospedaletti con Pronti soccorsi spesso deserti ma comunque con medici ed infermieri in guardia  che potrebbero invece essere ben impegnati nei Pronti Soccorsi con grande affluenza.
 
10. Perché non riflettere sull’importanza degli infermieri nei settori della Medicina dell’Emergenza-Urgenza e della Medicina Critica, magari costruendo in Toscana un nuovo Progetto di Studio come quello che fu dell’Università di Harvard, poi dimenticato, per aumentare le competenze di questo straordinario compagno di viaggio del medico che è appunto l’infermiere?
 
Dieci domande a cui debbono  rispondere tutti: i Decisori Politici della Regione, i Manager delle ASL/AOU, le Università di Firenze, Siena e Pisa , gli Ordini dei Medici e degli Infermieri e questo per onorare la Qualità e Sicurezza delle Cure e dell’Assistenza e la Centralità del Paziente; Qualità , Sicurezza e Centralità che sembrano essere state dimenticate in queste proposte affrettate, dissennate e pericolose.
 
Giorgio Tulli
Medico-Chirurgo, Anestesista-Rianimatore pensionato
Già Direttore del Dipartimento delle Terapie Intensive e Medicina Perioperatoria dell’Azienda Sanitaria Fiorentina

07 maggio 2019
© Riproduzione riservata

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