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Specialistica ambulatoriale e medicina generale. Evitiamo confusioni sulle Aft

di Susi Campi

28 NOV - Gentile Direttore,
il D.L. 158/2012, convertito nella L 189/2012, prevede l’istituzione della Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT), quali forme organizzative mono-professionali dei medici convenzionati la cui definizione viene poi declinata nei rispettivi Accordi Collettivi Nazionali (ACN) dei Medici di Medicina Generale (MMG), Pediatri di Libera Scelta (PLS), Specialisti Ambulatoriali Interni (SAI). In ogni AFT vengono condivisi in forma strutturata obiettivi e percorsi assistenziali, strumenti di valutazione della qualità assistenziale, linee guida, audit e strumenti analoghi.
 
La AFT si propone dunque come un modello organizzativo in cui possa più facilmente (per affinità o vicinanza di competenze professionali) svilupparsi quella sequenza di interazioni che caratterizza la presa in carico globale del paziente.
 
E’ evidente che nella Medicina Generale questa visione porti alla costituzione di AFT delimitate su base territoriale, tenendo conto del numero di assistiti. In questo caso infatti MMG singoli o in aggregazione condividono l’assistenza primaria rivolta ai pazienti dello stesso gruppo di popolazione. Coerentemente, la realizzazione delle AFT dei MMG nelle Regioni e nelle Aziende Sanitarie sta procedendo seguendo questo criterio zonale.
 
Purtroppo lo stesso criterio sembra venga usato anche nella delimitazione delle AFT della Specialistica Ambulatoriale: nella pratica le AFT dei SAI sembrano copiare la distribuzione dei poliambulatori distrettuali.
 
Al contrario, l’innovazione data dalle AFT della Specialistica Ambulatoriale sarebbe proprio quella di creare un substrato organizzativo a cui ancorare i PDTA dedicati alla stessa categoria di pazienti. Così, ad esempio, avrebbe valenza una AFT per le patologie cardiovascolari e respiratorie, in cui sviluppare i PDTA sullo scompenso, l’ipertensione, la BPCO, ecc; una AFT per le patologie endocrino-metaboliche, con i PDTA sul diabete, malattie endocrine, ecc.; una AFT per le patologie dell’apparato neuro-motorio, con i PDTA di tipo riabilitativo, ecc.
 
Altre AFT per le aree epidemiologiche più importanti o di interesse significativo, come ad esempio l’area maternità-infanzia-famiglia, per sviluppare i percorsi dedicati, comprensivi degli aspetti sociali collegati; magari anche una AFT della medicina dello sport e dell’esercizio, in cui sviluppare concretamente i percorsi di prescrizione dell’esercizio per i pazienti cronici e i progetti di promozione dell’attività fisica nella popolazione.
 
Gli Specialisti delle diverse discipline afferenti ad ogni AFT, in questa ottica, possono effettivamente condividere obiettivi di salute, formazione, linee guida, strumenti di valutazione, interagendo con i MMG di riferimento degli assistiti e con le altre strutture/professionisti che intervengono nel processo assistenziale del paziente.
 
Susi Campi
Specialista Ambulatoriale Interno
 

28 novembre 2019
© Riproduzione riservata

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