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Coronavirus. Per il Lazio serve un commissario ad acta per gestire questa emergenza

di Luciano Cifaldi

06 MAR - Gentile Direttore,
la diffusione ogni giorno incrementale ed ubiquitaria della patologia collegata al coronavirus impone una seria riflessione su come la si sta affrontando nelle strutture sanitarie italiane. Sono giorni e giorni che abbiamo lanciato l’allarme che i posti letto nelle terapie intensive non sono sufficienti ed allora tutti, partendo dagli assessori competenti per finire al management delle singole aziende sanitarie, si stanno affannando per trovare locali dove allestire nuove terapie intensive.
 
Molti pensano che il problema sia il reperimento delle apparecchiature di rianimazione, ventilatori, monitors etc. Non è esattamente così. E ancora una volta manifestiamo preoccupazione per l'impreparazione ad affrontare i problemi. Il vero dramma è rappresentato dall’impiantistica, perché le stanze debbono essere a pressione positiva, cioè da quella stanza infetta, perché vi è un malato di coronavirus, non deve uscire l’aria presente, perché altrimenti infetteremmo l’intero ospedale con gli impianti di aria condizionata.
 
Quanto tempo ci vuole a fare questi impianti? Con i tempi normali tra elaborazione del progetto ed approvazione dello stesso da parte dei nuclei tecnici regionali passano almeno 4-5 mesi ed almeno 6-8 per realizzarli. Troppo tardi, saremmo stati “tutti” infettati e la mortalità sarebbe molto alta.
 
Abbiamo messo a fianco di ogni Pronto Soccorso delle tende da campo per triagiare i casi sospetti di coronavirus, iniziativa tecnicamente impeccabile; ma forse ci siamo dimenticati, nella fretta di esaminare alcune questioni, che sono fondamentali a nostro modesto parere.
 
Il personale deve raddoppiare e questo non è avvenuto.

Assumiamo personale neo specializzato e neo laureato in scienze infermieristiche che non conosce minimamente le strutture dove vanno a lavorare e secondo voi è sufficientemente preparato per affrontare tale situazione emergenziale? Viste le diffusioni in diversi reparti di ospedali in Veneto, Lombardia, Emila Romagna, Marche, Lazio. Dobbiamo ammettere che se non superficiali siamo stati almeno un pò sbadati. Abbiamo pensato erroneamente che non sarebbe accaduto a noi.
 
Se poi visitando il paziente, il medico ritiene che questi necessita di esame radiografico del torace per essere certo della polmonite e della sua gravità, ci troviamo di fronte ad un altro problema enorme. Dove eseguiamo la radiografia dal momento che non ho apparecchi radiologici nell’ospedale da campo? Lo mando in radiologia rischiando di inquinare mezzo ospedale durante il percorso e poi mando il personale in quarantena?
 
La Cisl Medici Lazio chiede al presidente Nicola Zingaretti e all’assessore alla sanità Alessio D’Amato di valutare l’opportunità, in analogia a quanto deliberato in Emilia Romagna, di nominare per un periodo temporaneo un Commissario ad acta, per l’emergenza coronavirus.
 
La scelta dell’Emilia Romagna è ricaduta su Sergio Venturi già assessore alla sanità regionale ed è un chiaro segno di continuità istituzionale.
 
Nel rispetto della autonomia delle singole Aziende, e comunque riconfermando il nostro apprezzamento per l’impegno ad oggi dell’assessore D’Amato, figura politica e non tecnica, riteniamo che tra quanti hanno già servito l’istituzione regionale con incarichi gestionali di vertice possa utilmente essere chiamato a svolgere tale funzione un soggetto che unisca alle indiscusse qualità manageriali anche significative esperienze di direzione sanitaria sia ospedaliera sia aziendale. Copiamo quello che ha fatto la regione Emilia/Romagna, sono queste le situazioni per cui ci vuole un solo uomo al comando.
 
Questo per dire che la gestione di questa emergenza nel Lazio va affidata ad un Commissario con poteri straordinari come quelli della protezione civile che abbia esperienza sul campo, sia di gestione di strutture che di conoscenze e competenze di patologie infettive.
 
Luciano Cifaldi
Segretario generale Cisl Medici Lazio


06 marzo 2020
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