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Studi odontoiatrici ad alto rischio? Gli ortodontisti non ci stanno

di Gianvito Chiarello

14 APR - Gentile Direttore,
in questi giorni i media hanno prestato molto interesse all'Odontoiatria, valutando i nostri studi a maggior rischio rispetto ad altre attività e destando allarmismi da parte della popolazione. È vero, siamo a rischio. Come le altre categorie professionali che necessitano di operare a meno di un metro di distanza. Lavoriamo come fanno gli altri medici e gli operatori di servizi dedicati alla persona.

Con in più un valore aggiunto: da sempre contrastiamo con successo agenti patogeni particolarmente aggressivi come i virus dell'epatite e dell'Aids. Questo grazie alle tecnologie anti contagio di cui sono dotati i nostri studi e soprattutto grazie al nostro percorso formativo, che prevede una laurea magistrale di 6 anni e, spesso in aggiunta, una Specializzazione di 3 anni come quella in Ortognatodonzia.

A questo proposito è opportuno puntualizzare che proprio l'esercizio di questa Specialità è a rischio ancora minore, generando quantità trascurabili di aerosol.

Nei nostri studi applichiamo protocolli rigidi e standardizzati di sterilizzazione dello strumentario e di sanificazione degli ambienti. Indossiamo camici, guanti, mascherine, occhiali e visiere. Per proteggere, oltre ai nostri pazienti, noi stessi e il nostro personale. L'abbiamo sempre fatto, continueremo a farlo in maniera ancora più attenta.

Vogliamo ricordare che i decreti ministeriali di chiusura anti Covid-19 non hanno riguardato i nostri studi, inseriti anzi nel DPCM tra le attività essenziali, rimasti aperti per fronteggiare le urgenze odontoiatriche per non intasare i presidi di pronto soccorso, già duramente impegnati a fronteggiare l'emergenza primaria.

Abbiamo obbedito a queste disposizioni, prendendoci anche i relativi rischi, pur di contribuire alla causa comune.
Non vogliamo atteggiarci ad eroi, ma anche noi purtroppo dobbiamo contare i nostri morti.
Per questo non ci stiamo a fare la parte degli untori. Siamo invece disponibili ad incrementare ulteriormente le condizioni di sicurezza, mettendo in atto tutte le indicazioni che forniranno in proposito l'Istituto Superiore di Sanità  e il Ministero della Salute, oltre naturalmente la CAO Nazionale. 

Attendiamo un segnale anche dal Governo, ancora poco incline a valutare forme adeguate di indennità per le nostre attività che hanno subìto una forte decurtazione delle entrate. Perché vogliamo continuare ad esserci e a lavorare, nell'interesse della collettività e per contribuire alla ripartenza del nostro Paese. The Day After, la cosiddetta Fase 2, è già oggi.
 
Gianvito Chiarello
Presidente Nazionale SUSO - Sindacato Unitario Specialità Ortodonzia


14 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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