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La formazione bioetica degli operatori sanitari: la lezione dal Covid-19

di Carla Faralli, Carlo Bottari e Guido Biasco

Tutti gli operatori sanitari potrebbero acquisire una metodologia di comportamento che accompagni tutte le scelte terapeutiche in condivisione, laddove possibile, con il paziente. Importante sarebbe, inoltre, la creazione di comitati per l’etica della cura, formati da professionisti multidisciplinari che, in situazioni particolarmente complesse, potrebbero supportare i professionisti sanitari nelle difficili scelte che sono chiamati a compiere

18 APR - Gentile Direttore,
la tragica pandemia che sconvolge il mondo porta innumerevoli nuove, e talvolta inaspettate, riflessioni sulla nostra società, la nostra cultura, i nostri sistemi di welfare.
 
Una di queste riguarda il dilemma etico che sorge quando si deve decidere se "curare" (cure) o " prendersi cura " (care) di un paziente. Questo dilemma è affrontato ogni giorno in diversi contesti clinici e, in particolare, in unità di terapia intensiva: in queste unità, in situazioni normali, si procede sulla base di consolidate esperienze e sperimentate linee guida, anche ricorrendo alle previsioni della legge 219/2017 in materia di consenso informato, disposizioni anticipate di trattamento, pianificazione anticipata delle cure, che rappresentano un importante riferimento per la scelta di un trattamento condiviso. Ma oggi, in un momento di massiccia diffusione di una malattia ancora in gran parte sconosciuta, spesso grave e fatale, che coinvolge contemporaneamente un gran numero di persone, molti professionisti sono costretti a prendere decisioni in tempi brevissimi che non lasciano la possibilità di condividere le scelte.
 
Chi trasferire in un reparto di terapia intensiva per iniziare l'intubazione? Chi staccare dalla ventilazione assistita? Come equamente distribuire le risorse sanitarie scarse? Tutti temi che stanno alimentando un dibattito molto ampio in tutti i Paesi compreso il nostro.

Tra i molti argomenti su cui questa drammatica emergenza ci invita a riflettere è opportuno mettere in primo piano la necessità di implementare nella formazione dei medici e degli operatori sanitari un percorso di bioetica che appare fondamentale anche per la corretta applicazione della recente normativa sopra richiamata.
 
L'intera Europa è in ritardo in questo processo di formazione. In Italia, un anno fa, l'Università ha iniziato a introdurre corsi obbligatori di cure palliative - un'area in cui l'etica clinica è materia di base - nei corsi pre-laurea di medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali. A partire dall'insegnamento di decisioni difficili quali quelle in cui si cimenta la medicina palliativa, tutti gli operatori sanitari potrebbero acquisire una metodologia di comportamento che accompagni tutte le scelte terapeutiche in condivisione, laddove possibile, con il paziente.
 
Importante sarebbe, inoltre, la creazione di comitati per l’etica della cura, formati da professionisti multidisciplinari che, in situazioni particolarmente complesse, potrebbero supportare i professionisti sanitari nelle difficili scelte che sono chiamati a compiere.
 
Se questo processo avesse avuto luogo negli anni precedenti, i dilemmi etici, che oggi generano una sorta di confusione tra i professionisti e nella società civile, alimenterebbero un dibattito più consapevole di quanto stia in realtà avvenendo in questo periodo.
 
Carla Faralli
Giurista Università Bologna
 
Carlo Bottari
Giurista Università Bologna
 
Guido Biasco
Oncologo Università Bologna

18 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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