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Gli Oss volontari per il Covid ancora una volta penalizzati

di Angelo Minghetti

24 APR - Gentile Direttore,
come rappresentanti della categoria operatori sociosanitari “Oss” esprimiamo il nostro disappunto su quanto la protezione civile e il governo hanno attuato con il provvedimento sul reclutamento di Oss come volontari per l'emergenza covid 19, venendo, di fatto, a mancare quel rispetto verso questa figura; invece di essere stipendiati dallo stato e forniti di un vero contratto, è posta una retribuzione forfettaria, un rimborso spese, cosa che non avviene per gli infermieri e medici.
 
Fino a ieri il Ministro della Salute Speranza ha considerato l’Oss, una figura “non d’interesse sanitario”, negandogli, di fatto, un ruolo come previsto dalla legge 3/18, adesso è un “CIVIS” un ruolo di soldato e cittadino, il legionario della sanità Italiana. Possiamo definire la guerra degli ultimi. L’Oss a volte è ibrido, a volte personale delle pulizie, a volte infermiere, oggi a volte nominato “ eroe in corsia”, forse va bene così; c’è chi ha perso il lavoro, altri in cerca di lavoro sapevano che accontentandosi, almeno un pezzo di pane lo avrebbe portato a casa e invece hanno trovato la morte o si sono infettati.
 
Migliaia di Oss contagiati e altri in rianimazione, senza la possibilità di tutela, una macchina burocratica italiana che oltre aver negato la legge 3/18 area socio sanitaria, li mandano al macello a mani nude, utilizzando anche studenti oss senza titolo, poi non parliamo di concorsi pubblici truccati, contratti da operaio di base. Inoltre, altro panorama indica Cooperative, strutture residenziali e semi residenziali che aggirano decreti, e trascurate dalla politica e dal sistema, dove la politica rimbalza la propria responsabilità ad altri. Da anni sono divenute ricoveri di comunità, ma le normative non hanno adeguato i parametri, ambienti, posti letto, tecnologie, personale, presidi DPI, anzi sono state affidate ad appalti al ribasso.
 
Molti OSS affrontano la pandemia, ora affronteranno una crisi globale senza precedenti, una mancanza di risorse e una lotta per salvarsi la vita. Infatti, come accade in molte strutture residenziali molti Oss in assenza di DPI hanno dovuto comprarsi tute e mascherine per salvaguardare se stessi e i loro famigliari, altri hanno dovuto costruirseli, mentre alle dogane per una burocrazia ostile sono bloccate per poi essere distribuite con il contagocce, e i Nas continuano a sequestrare mascherine non a norma.
 
In molte strutture il personale è dimezzato molti operatori sono in malattia, i tamponi non sono eseguiti, le strutture non hanno intenzione di spendere ulteriori soldi, gli oss infetti non gli viene riconosciuto l’infortunio, un altro punto debole del sistema. Fino a quando i vertici sceglieranno la quantità “soldi – utenti” e non la qualità, ci sarà sempre una voragine tra cura e assistenza, e fino a quando non si comprenderà che prendersi cura e avere rispetto dell’utente/anziano è umanizzare l’assistenza, l’obiettivo sarà sempre più lontano…. L’argomento umanizzare e umanizzazione delle cure e dell’assistenza è stato un mantra, ma se in primis viene considerato solamente un guadagno, e la politica, che in ossequio ai dikatat imposti dall’UE, ha massacrato la sanità pubblica lasciando sguarniti le fasce più deboli, anziani e disabili ora c’è la necessità di riflessione e di costruire una sanità pubblica più forte.
La professione di Oss, senza dubbio e fra le più stressanti ed emozionalmente impegnative.
Per esercitarla in sicurezza ha bisogno di una formazione elevata poiché svolge attività profondamente umana che espone al dolore, alla sofferenza e alla morte. Un professionista indipendentemente da dove lavora, affronta ogni giorno eventi emotivamente drenanti, assistendo anche a eventi di affermazione dal vivo come la nascita di un bambino, qualcuno che si sveglia da un coma, un paziente che ci riesce nonostante tutte le probabilità, può ricordare, perché esercitare una professione come l’oss e l'importanza del suo lavoro che svolge, quotidianamente, ha un solo significato, si chiama professionalità.
 
Gli Oss nella pratica si trovano spesso di fronte a situazioni che sfidano le credenze morali personali, eventi di vita e morte, improvvise emergenze impreviste e conflitti di ruolo professionale sono alcuni esempi dei tipi di situazioni che sono più difficili da affrontare. Il disagio morale è uno dei motivi in cui l’Oss si trova costantemente a sviluppare strategie efficaci per far fronte con successo alla dimensione etica in una preoccupazione di gestione importante.
 
Una considerazione positiva può aiutare gli Oss a sentirsi apprezzati, condividendo le loro esperienze e intuizioni onestamente e apertamente e sentirsi liberi di sviluppare la loro professione non li fa sentire un “civis” .
Una cultura negativa può far sentire gli Oss non apprezzati, negare loro l'opportunità di essere ed esserci in modo professionale e come rimarcare che sono solo legionari della sanità Italiana abbassando la testa e andare avanti con il lavoro…… Oltre 25 mila Oss si sono candidati per far parte dell’unità in emergenza covid 19.
 
E’ ora di mettere un vero riposizionamento politico riconoscendo l’Oss nell’area socio sanitaria, lasciarlo com’è, attualmente, è un’ingiustizia, poiché l’Oss ormai è un attore, produttore di se stesso, protagonista in questi nuovi scenari.



Angelo Minghetti
Sindacato SHC – Fondazione MIGEP

 

24 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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