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Covid. Persone LGBTI ancora più sole

di Manlio Coverti

26 APR - Gentile Direttore,
siamo inermi durante il COVID, come AMIGAY, associazione di personale sanitario LGBTI, perché l'epidemia e le scelte istituzionali hanno accentuato le criticità e problematiche mai affrontate in Italia. In pratica, nel silenzio della maggior parte della stampa, ci troviamo con persone LGBTI (Lesbiche, Gay, Bisex, Transgender, Intersex) in condizioni di aggressione domestica simili a quelle della Polonia e dell'Ungheria.
 
Purtroppo non abbiamo neanche l'impact factor della nostra omologa americana, la GLMA, che ha già pubblicato una seconda lettera/appello alle  amministrazioni sanitarie ed istituzioni americane, non meno insensibili  nel merito, ma che speriamo così di condividere in Italia. 

Vi alleghiamo ulteriori chiarimenti essenziali e specifici per la nostra realtà:

A) In Italia è completamente ignorato l'appello dell'ONU, da parte della rappresentante Michelle Bachelet, nel merito della tutela delle persone LGBTI durante la pandemia. Nessuna misura ci include. 

B) Il ministero della Salute, nonostante una nostra pregressa richiesta, ha approvato un questionario sulla Salute Mentale delle persone in quarantena, che esclude completamente le persone LGBTI.

Quando glielo abbiamo fatto notare, l'Università la Sapienza, cui era stato commissionato, ha dichiarato che secondo loro le persone LGBTI sono libere di scegliere se essere considerate Maschi o Femmine, dimostrando insensibilità e ignoranza rispetto alla differenza tra orientamento sessuale e identità di genere, oltre che del grave rischio suicidario e di violenza domestica, soprattutto per gli adolescenti LGBTI.

C) I decreti restrittivi del Governo, non tenendo conto delle persone e delle famiglie LGBTI o dell'isolamento degli anziani LGBTI, delle esigenze delle persone Sex Workers come delle ulteriori difficoltà lavorative della popolazione LGBTI, ha emanato fondi e regolamenti che ci impediscono, nell'ordine:
1) la cura efficace dei figli e la fruizione dei congedi parentali, da parte di almeno uno dei genitori LGBTI,
2) la maggiore disperazione, rischio di violenza domestica e suicidio, degli adolescenti LGBTI costretti alla convivenza forzata in famiglie omofobe/lesbofobe/transfobe, senza possibilità di sostegno da parte di amicizie friendly,
3) il maggior rischio di abbandono e fame per gli anziani LGBTI, maggiore perdita di lavoro, fabbisogno di ormoni per le persone transgender che ne facciano uso, rischio suicidario conseguente ai problemi economici e sociali.


D) Vogliamo concludere però con un momento di grande orgoglio. Tutto il personale sanitario LGBTI sta lavorando alacremente, nonostante le difficoltà personali, sociali, familiari e l'oppressione istituzionale, dando lustro e serenità alle rispettive professioni ed alla propria utenza, ai propri cari e alle proprie famiglie.

Manlio Converti
Psichiatra
Presidente AMIGAY


26 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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