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I tanti numeri del Covid e la difficoltà di interpretarli

di Luca De Fiore

15 MAG - Gentile Direttore,
l’attualità politico sanitaria è piena di cifre. Abbiamo di fronte agli occhi l’apertura di QS di ieri che racconta come il ministro della Salute Roberto Speranza abbia voluto affidare ai numeri la spiegazione di “tutte le iniziative messe in campo dal governo per la sanità prima e durante l’epidemia.”
 
Quasi in contemporanea, e lo segnala tempestivamente sempre QS, è stato presentato dall’Organizzazione mondiale della sanità World Health Statistics 2020, il rapporto che offre le cifre sulla salute mondiale, affidando ad una serie di indicatori chiave la lettura critica dei progressi e dei rallentamenti del percorso verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile. “Riusciremo a farlo – ha detto Samira Asma, assistente alla direzione generale dell'OMS – solo aiutando i paesi a migliorare i propri sistemi di dati e di informazioni sanitarie.” Dunque, i numeri come strumento essenziale per sostenere le decisioni politiche.
 
Da quasi cento giorni stiamo attraversando un’emergenza sanitaria inedita per proporzioni e drammaticità. Quotidianamente siamo esposti a numeri che pretendono di sostituirsi alla realtà, non accontentandosi di rappresentarla. A previsioni in continuo cambiamento, a modelli messi in discussione. Soprattutto i cittadini sono relativamente indifesi dal cherry-picking di chi propone cifre fuori contesto o delle quali non sa spiegare la provenienza. I numeri devono essere affidabili: “Some data may be worse than no data”, commentava ieri il cardiologo e metodologo John Mandrola su Medscape a proposito dell’ennesimo studio sulla gestione clinica della covid-19 viziato da problemi metodologici.
 
Solo nella settimana scorsa e su riviste indicizzate sono stati pubblicati 4.000 articoli sulla covid-19. “Le epidemie, prima ancora che emergenze mediche, sono emergenze matematiche” nota lo scrittore Paolo Giordano nel suo piccolo libro Nel contagio, e non dobbiamo pensare che i numeri che ogni giorno ci vengono proposti possano garantire certezze.
 
In questi mesi abbiamo riscoperto la molteplicità degli sguardi di cui possono essere capaci ricercatori in ambiti vicini o distanti tra loro: si possono interrogare gli stessi numeri e arrivare a conclusioni opposte. Discutibili ma rispettabili se non condizionate da conflitti di interesse.
 
I numeri sono essenziali, dunque, ma ancora più preziose sono le competenze per valutarne la solidità e interpretarli. Dobbiamo accostarci ai numeri come un continuum che ci avvicina al «vero» o all’«esatto» scriveva 32 anni fa Alessandro Liberati. Nella prossima settimana e proprio con l’alleggerirsi del lockdown, l’Associazione che porta il suo nome e che rappresenta in Italia la rete Cochrane eleggerà tre nuovi componenti del proprio consiglio direttivo.
 
La splendida notizia è la candidatura di giovani medici, infermieri e farmacisti “che non hanno conosciuto Alessandro e che hanno voglia di conoscere la sua storia e di rivivere il suo entusiasmo” come ha scritto una di loro. Occorre ripartire dall’incertezza che anche la ricerca più rigorosa spesso non riesce a risolvere.
 
Dubbi che, in questo drammatico 2020, non stanno risparmiando nessuno ma che hanno un valore profondo: come determinanti di umiltà nella relazione con il malato e con il cittadino, come innesco di nuovi interrogativi di ricerca, come motivi in più per ricavarsi uno spazio di riflessione nei tempi dell’emergenza sociale e sanitaria, che possa aiutare a restituire un senso al dramma che stiamo attraversando.
 
Luca De Fiore
Past president, Associazione Alessandro Liberati Network italiano Cochrane
 

15 maggio 2020
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