20 APR - Gentile direttore,
ultimamente si assiste ad un dilagare di pubblicità che vanta effetti farmaceutici di sciroppi, compresse e pomate a base di erbe registrati “dispositivi medici”. Qui lo stratagemma di mercato è abbinare il termine “medico” e non “alimentare” (integratore alimentare) anche a prodotti di derivazione erboristica, senza dover necessariamente dimostrarne a priori l’efficacia secondo criteri medico-farmaceutici: un ‘sistemino’ per aggirare i problemi legati all’iter di registrazione di un farmaco e al giro di vite che subiranno da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare gli integratori alimentari.
Ciò, nonostante l'art. 1 del D.Lgs. 46/97 reciti: “…il quale prodotto non eserciti l’azione principale, nel o sul corpo umano, cui è destinato, con mezzi farmacologici o immunologici né mediante processo metabolico…”.
Inoltre nella pagina web "Dispositivi medici - Prodotti borderline" del Ministero della Salute si legge: " La destinazione d’uso del dispositivo medico che, comunque, deve essere in ogni caso connotabile con una finalità medica, dovrebbe dirimere ogni dubbio di demarcazione con prodotti che non devono vantare tale finalità, come cosmetici, erboristici, integratori alimentari, apparecchiature estetiche”.
Direttore generale
Ernesto Rodriquez