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C’è chi non dorme…l’altra pandemia

di Ottavio Di Stefano, Gianpaolo Balestrieri, Angelo Bianchetti

30 MAG - Gentile Direttore,
quasi un medico su tre (1) della comunità medica bresciana che ha assistito malati Covid 19, indipendentemente dal setting di cura, ancora oggi non dorme bene e non affronta la giornata di lavoro con serenità e circa il 41% (1) ammette di avere pianto e di essersi sentito svuotato e stanco.
Quando l’onda catastrofica di SARS-CoV-2 ci ha travolto già non stavamo bene, “ora stiamo affrontando un'ondata di danni fisici ed emotivi che equivalgono a una pandemia parallela” (2).
 
Il disagio psicologico è diffuso ed in molte situazioni transita in una vera e propria condizione di patologia.
L’impossibilità a svolgere il proprio dovere fino in fondo, di fronte ad una malattia sconosciuta, che si traduce in una drammatica consapevolezza, quasi matematica, di essere impotenti, “tanta morte, tanta sofferenza non l’avevo mai vista” scrive un giovane collega rianimatore….”ed io lì a guardare”.
 
Questa è la motivazione centrale del malessere dei medici. (L’80% dei nostri colleghi dichiara di essersi “sentito impotente di fronte a una malattia sconosciuta e grave”) (1).
 
E poi la paura di ammalare che in molti casi è diventata esperienza unica di vita. “Brividi, ormai li conosco, febbre Tachipirina sudore brividi febbre sudore dolore al sacro e alle cosce. Saturazione: novantasei cinque quattro tre nel mio torace carta stropicciata. Tampone tenda polmonite letto ma non a casa. Brividi brividi brividi, mia moglie riconosce mio padre malato. Antivirali sì cortisone no ossigeno sì mangiare poco, forze ancora meno. Di notte sapore di ferro nausea tosse conati vomito. Due giorni senza luce e notti infinite, l’ossigeno è freddo e la maschera odora di plastica.” (3)
 
Abbiamo riscoperto la tradizione altruistica ippocratica del nostro lavoro e non ci siamo risparmiati, noi, gli infermieri, gli operatori tecnico-assistenziali, i tecnici, gli autisti, gli operai, i soccorritori, i farmacisti. Insomma tutti.
 
Ti sembrano quasi lontani i giorni più acuti della catastrofe immane che ha generato il risveglio collettivo di essere dottori, che non ti fa sentire la fatica, che non ti fa contare le ore. L’ospedale, l’ambulatorio che ti fanno paura, ma sai bene che è il tuo posto, che è lì che devi stare, che tu conti. Ma ora le ferite morali dentro di noi diventano manifeste, siamo sfiniti, esausti, svuotati.
E’ indispensabile che si affronti adesso, subito, il problema del benessere medico, istituendo in ogni setting di cura strutture di supporto psicologico come per altro già attivate in molte realtà. Strutture dotate però di risorse vere in termini di programmi, persone, ambienti.
 
Ma non basta. Non dobbiamo aspettare il dopo COVID 19, quando arriverà, per progettare a tutti i livelli una storica, radicale riforma. Arriveranno i soldi dall’Europa? Sì, ma come la stessa ci chiede, solo se saremo in grado di elaborare progetti credibili. Noi abbiamo idee e le metteremo presto a disposizione. Un principio basilare è noto e consolidato. Il medico, l’infermiere e tutti gli operatori della salute devono essere messi in condizione di ritrovare il tempo clinico, il tempo di pensare al malato, liberi da burocrazia e da tanti altri compiti impropri. Senza tema di essere valutati per la nostra competenza nel raggiungimento degli obiettivi di salute, a condizione che gli stessi criteri valgano per chi ce li propone.
 
Ci attende un lavoro complesso e difficile. I medici sono pronti a mettersi in discussione, ma non vediamo nei decisori nemmeno l’ombra dello stesso spirito ed impeto. Non ci si può affidare alla abnegazione estrema, eccezionale, che come tale non si può né ripetere né perpetuare.
Scriviamo, mentre su un nostro importante quotidiano locale, leggiamo un ampio articolo dal titolo minaccioso “Noi denunceremo” su presunti casi di inadempienza per pazienti che hanno patito COVID 19. Centocinquanta denunce già pronte.
 
Cosa rispondere. Ci avete chiamato eroi e noi abbiamo risposto, parafrasando Bertold Brecht, che è “beato il paese che non ha bisogno di eroi” ma di riforme.
Sarebbe paradossale, intollerabile, che chi non è scappato, chi ha fatto il proprio dovere a rischio della salute, della vita, sua e dei propri familiari, venisse chiamato a giudizio alla ricerca di capri espiatori per una tragedia collettiva.
 
“Noi denunciamo”. E noi continueremo a fare il nostro lavoro.
” Le ore passano e il tuo naso fa sempre più male, la maschera ti taglia la pelle e non vedi l'ora di toglierla e finalmente respirare. Respirare. È quello che tutti desideriamo in questi giorni, medici e pazienti, infermieri e operatori sanitari. Tutti noi. Vogliamo aria”.
Aria pura non mal aria.
 
Ottavio Di Stefano,  Gianpaolo Balestrieri,  Angelo Bianchetti
Consiglio Direttivo Ordine dei Medici e degli Odontoiatri Brescia

1) Sondaggio Ordine Medici Brescia
Brescia Medica in press
2) Dzau VJ, Kirch D and Nasca T
Preventing a parallel pandemic – A national strategy to protect clinicians well being
NEJM 2020; May 13.
3) Bresciani E.
Se fosse un incubo ci sveglieremmo di soprassalto tutti, anche chi non c’è più
Brescia Medica online 26 maggio 2020
4) Castelletti S.
A shift on the front line
NEJM 2020 April 9

30 maggio 2020
© Riproduzione riservata

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