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Riforma emergenza territoriale : il Ddl “5 Stelle” è un primo passo

di Emanuele Cosentino

03 LUG - Gentile Direttore,
eppur si muove: il 118 esce dal dimenticatoio, e finalmente, seppur tra luci, e qualche ombra, si parla dopo molti anni di una riforma complessiva del settore, partendo dal punto di vista di chi in questi anni opera quotidianamente sulla strada ma anche con al centro la salvaguardia reale della salute dei cittadini.
 
Dalla settimana scorsa è iniziata alla Commissione Igiene e Salute del Senato la discussione del DDL n.1715 “Riforma del Sistema di emergenza sanitaria territoriale «118»”, un progetto fortemente voluto dal SIS 118 (in testa il presidente Mario Balzanelli) che già a giugno scorso ha portato avanti compatto una vera e propria iniziativa politica che ha prodotto questo primo tangibile risultato. All’iniziativa hanno contribuito trasversalmente i sindacati medici e degli Infermieri, degli autisti/soccorritori del SET 118, con la partecipazione anche della Confconsumatori e il supporto della FNOMeCeO.
 
FISMU, sigla fortemente rappresentativa nell’area dei Medici dell’Emergenza Territoriale, è stata tra le prime a contribuire al tavolo unitario del SIS 118, puntando a un progetto organico e concreto di strutturazione e stabilizzazione del 118.
 
Il risultato è una base di partenza nell’iter parlamentare nella speranza che tutte le forze politiche convergano nella discussione, con possibili mediazioni e ulteriori miglioramenti. Il DDL cerca di far uscire il sistema 118 da una realtà che più volte abbiamo definito a “macchia di Leopardo”, traghettando l’Emergenza-Urgenza Sanitaria Territoriale in una nuova dinamica, più moderna e snella, con una organizzazione piramidale e strutturata, dipartimentale, regionale e provinciale (laddove questo bacino sia funzionale), con un’unica cornice nazionale.
 
Superare un passato che ha visto stravolta la struttura originaria del servizio sul territorio dalle regioni, da ogni singola Azienda Sanitaria locale o C.O. 118 in maniera autoreferenziale, a scapito dell’efficienza e dello stesso diritto al soccorso del cittadino.
 
Si dovrebbe configurare quindi come un unico sistema nazionale, organizzato funzionalmente in tutte le regioni, con gli stessi standard di personale sanitario e tecnico, di mezzi adeguati e risorse in grado garantire l’uniformità del soccorso al cittadino. 
 
Tale strutturazione consentirebbe inoltre la stabilizzazione di tutto il personale sanitario dedicato con uguali obiettivi e percorsi formativi specifici dell’Emergenza Sanitaria Territoriale, per i quali non esiste, oltretutto, altro personale adeguatamente formato.
 
Questi due ultimi aspetti sono fondamentali rispetto all’attuale e progressivo smantellamento del SET 118.
 
Un cambio di paradigma, che potrebbe garantire da un lato un maggiore turn-over dall’altro una continuità di azione con i VV.FF., la Protezione Civile e le stesse Forze dell’Ordine, al fine di rispondere in qualunque momento al cittadino in difficoltà. 
 
Infine, vogliamo dare il punto di vista di chi rischia tutti i giorni in strada, nei mezzi di soccorso del 118: ammettendo la possibilità di miglioramenti e modifiche al ddl, il che è normale in un iter parlamentare, pensiamo sia giusto rispedire al mittente le critiche ingenerose al Sis. Vogliamo ricordare che l’Emergenza Sanitaria sul Territorio è profondamente diversa da quella ospedaliera, se non tanto per i protocolli clinici, per gli aspetti emotivi, per le difficoltà organizzative, per le situazioni di difficoltà gestionale dell’intervento.
 
Solo il personale adeguatamente formato e motivato è in grado (e vuole, perché è vocazionale) di lavorare in situazioni a volte estreme, in spazi aperti o locali angusti, in condizioni climatiche avverse, con risorse umane e strumentali limitate, senza la possibilità di un supporto se non quello della propria squadra.  
 
Anche operare in un mezzo di soccorso costituisce una difficoltà, e lavorarci non è semplice per tutti. Il codice rosso che arriva in P.S. trasportato dal 118 arriva spesso stabilizzato e permette un approccio diverso al paziente, e probabilmente alle spalle c’è stato un gran lavoro per riuscire a stabilizzarlo, ma molti fanno finta di dimenticarlo. Senza il 118 avremmo molti codici neri in più.
Per tutti questi motivi auspichiamo una riforma, perché è necessaria per i medici e il personale, e per la tutela dei cittadini. 
 
In questa sede, infine, vogliamo far rilevare una seria criticità: la riforma della formazione e dell’accesso all’area. Stabilizzando, infatti, i colleghi attualmente in servizio, sacrosanto obbiettivo, sorge immediatamente il problema del reclutamento, per evitare così di svuotare il contenitore dei professionisti, in assenza di medici formati. Serve, quindi, un canale formativo che non sia necessariamente la specializzazione perché gli specializzandi nelle varie branche di Urgenza e Emergenza continuano essere sempre troppo pochi rispetto alle necessità del sistema, lo stesso problema che continua ad affliggere anche l’Emergenza Ospedaliera.
 
D’altra parte è impensabile sguarnire il territorio a favore dell’Ospedale, torneremmo indietro di 30 anni. Questo ddl, grazie al SIS, è il primo passo che può permettere un confronto che porti a una definitiva strutturazione di un servizio che ha dato e ottenuto tanto nei suoi primi 25 anni ma che ora necessita di una modernizzazione. Eppure si muove, il resto è conservatorismo!
 
Emanuele Cosentino
Responsabile nazionale 118 (area convenzionata) Fismu

03 luglio 2020
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