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Infermiere di famiglia. L’inquadramento non è l’aspetto determinante

di A.Gandalini, M.Patelli, P.Tettamanti

13 LUG - Gentile direttore,
gli ultimi interventi sull'Infermiere di Famiglia e di Comunità (IFeC) ospitati da QS, tra cui quello delle Organizzazioni Sindacali storiche del nostro Paese a proposito dell'inquadramento contrattuale dell'Infermiere di Famiglia, ci sollecita alcune riflessioni per la mentalità e per l'approccio che rappresentano.

Che l’IFeC debba necessariamente configurarsi quale dipendente del Servizio Sanitario Nazionale appare un approccio semplicistico che non tiene conto delle differenze esistenti delle realtà dei sistemi socio sanitari regionali.
 
Su questo tema Ivan Cavicchi ci trova concordi quando scrive che “ci vuole un “Patto con il lavoro, per il lavoro” con il quale sancire a livello nazionale e, per tutte le regioni, delle linee di riorganizzazione e di ripensamento del lavoro, comuni per tutti, e che ognuno avrebbe poi ovviamente interpretato anche tenendo conto delle proprie specificità locali”.
 
In tale logica ciò che deve rimanere è il ruolo di servizio pubblico (come del resto è sempre stato per il Medico di Medicina Generale (libero professionista convenzionato) a cui non sono mancate continuità e garanzia occupazionale. Un ruolo di dipendenza nel SSN per l’IFeC non sarà quindi necessariamente garanzia di minore frammentazione dei processi organizzativi e clinici legati al sistema delle cure primarie e alla continuità assistenziale.
 
Potrebbe essere possibile che nelle regioni dove sono già state avviate esperienze positive di IFeC con ruolo di dipendenti all'interno di servizi di cure territoriali questi rimangano tali; mentre altrove sia legittimo conservare la possibilità di agire come soggetto in convenzione rispetto ai servizi a gestione diretta delle aziende sanitarie con maggiore autonomia e flessibilità.
Riteniamo quindi che nella collocazione della nuova figura infermieristica non sia l'inquadramento contrattuale l'aspetto ora più importante per determinarne l'efficienza e l'efficacia: la questione determinante oggi è il metodo di approccio al tema dell'Infermiere di Famiglia.
 
Partire dagli operatori o dall'organizzazione è un errore di metodo che potrebbe risultare fatale: la domanda corretta, che non tutti si pongono, è : a quali bisogni dovrà rispondere l'Infermiere di Famiglia?
 
Eppure le idee dovrebbero essere ormai chiare: da una parte, sul ruolo, basta applicare il DM 739 del 1994 (il c.d. Profilo dell'Infermiere) all'assistenza territoriale. Ci sarebbe spazio e modo di valorizzare, tra l'altro, le competenze avanzate aprendo la strada al ruolo dell'infermiere esperto in tutti gli ambiti assistenziali.
 
Dall'altra, sull'organizzazione, è invece fondamentale partire dai bisogni delle persone altrimenti ragioneremo sempre astrattamente di dipendenza o libera professione, di riferimento organizzativo a questo o a quell'altro settore del SSR. 
 
Non ci inoltriamo qui nei dettagli perchè il quadro è già stato da altri autorevolmente chiarito nel Position Paper dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità redatto nel 2019 da un gruppo di lavoro composto da docenti delle due Università del Piemonte (UNITO e UPO) e dell’Associazione degli Infermieri di Famiglia e di Comunità (AIFeC) e condiviso dalla Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI) nel Consiglio Nazionale del 6 giugno scorso.
 
Nel documento si definisce che ciò che qualificherà l'Infermiere di Famiglia e di Comunità saranno il ruolo, la formazione e le competenze, che il documento ampiamente definisce.
 
In questo approccio trova ad esempio spazio la risposta da parte dell'IFeC ai bisogni della popolazione scolastica (docenti, discenti, personale ATA e amministrativo): i luoghi di formazione potrebbero certamente essere un ambito di impegno dell'IFeC che potrebbe così garantire, con basso impatto sui costi e sull'organizzazione, anche la continuità degli interventi con le famiglie e con le altre professionalità sanitarie attive sul territorio .
 
E' fondamentale però che tutti gli attori di questo momento fondativo mantengano l'attenzione sui bisogni delle persone e sulla centralità della esigenza di creare una rete multiprofessionale e pluristituzionale (comuni, piani di zona, consorzi di enti locali, farmacia dei servizi...) che metta realmente al centro la promozione della salute e che abbia gli strumenti per intercettare efficacemente e proattivamente i bisogni assistenziali e di salute della popolazione.

Dr. Andrea Gandalini
Infermiere
Presidente OPI Mantova

 
Dr. Massimo Patelli
Infermiere
Socio AIFeC Lombardia

 
Dr. Paolo Tettamanti
Infermiere
Socio AIFeC Lombardia

 
  

13 luglio 2020
© Riproduzione riservata

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