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Da eroi a inquisiti: potrà resistere il Ssn?

di Giuseppe Chesi

16 LUG - Gentile direttore,
sono davanti agli occhi di tutti le lunghe file di parenti di deceduti durante la fase più acuta ed iniziale dell' emergenza COVID-19 pronti a sporgere denuncia davanti alla procura di Bergamo riportate in questi giorni dai media. Addirittura il portavoce del comitato ha annunciato anche un intervento presso la corte di giustizia europea. Immagino che a breve anche diverse altre procure saranno interessate dal medesimo fenomeno.
 
E così dalle tante immagini di operatori sanitari definiti “eroici” dai media nel cosiddetto fronte della pandemia, rapidamente si passerà alla caccia alle streghe. Da eroi, capaci di mettere anche a rischio la propria vita pur di salvare vite a presunti colpevoli di non aver saputo guarire e curare adeguatamente tanti ammalati.
 
E quasi certamente durante la fase emergenziale della pandemia quando l'afflusso massiccio ai PS, la difficoltà di reperire posti letto per tutti, la mancanza di conoscenze in merito alle terapie più appropriate costituivano la quotidianità, l'analisi delle cartelle cliniche mostrerà inevitabilmente delle lacune. Così saranno molti i medici e gli operatori sanitari che verranno iscritti nel registro degli indagati.
 
Forse non si arriverà alle responsabilità penali, ma certamente in ambito civile si potrebbe aprire il campo ad una miriade di pratiche risarcitorie. Avendo vissuto la vicenda dal di dentro, da pensionato rientrato in servizio, posso ben comprendere la fatica e l'amarezza dei tanti familiari che hanno visto i loro cari strappati alla vita in maniera repentina ed in circostanze molto dolorose, quali la impossibilità della vicinanza e perfino la mancanza di un dignitoso estremo saluto.
 
Tuttavia, da sanitario che ha vissuto la fatica dell' eccezionalità del momento, comprendo lo sgomento ed il turbamento di coloro che verranno messi o già lo sono sul banco degli indagati. E questo avrà probabilmente conseguenze tragiche sul nostro SSN, forse il più equalitario ed universalistico al mondo, ma anche difficile da sostenere adeguatamente.
 
Perché probabilmente, la relazione medico paziente, da auspicabile relazione fiduciaria, sempre più si trasformerà in prestazione, nella quale il medico potrebbe essere più portato a previlegiare la sua tutela, anche a scapito delle reali necessità del paziente.
 
Inoltre, essendo ormai la maggior parte delle aziende sanitarie in autoassicurazione la moltitudine di risarcimenti si potrebbe tradurre in un massiccio esborso di fondi da parte delle AUSL, con conseguenza di minore disponibilità economiche per erogare prestazioni e servizi e garantire un adeguato turn over delle attrezzature, specie le più sofisticate.
 
Infine, nell'ambito di una giustizia che annaspa sempre di più in lungaggini processuali, questa pletora di cause potrebbe ulteriormente appesantire e rallentare il corso di tanti altri processi, sicuramente più comprensibili rispetto a quelli di cui stiamo discutendo. Insomma, in un mondo imperfetto, in presenza di eventi eccezionali ed imprevedibili, piuttosto che chiederci perché questi fenomeni avvengono sempre più spesso e magari sentirci tutti un po' responsabili, preferiamo ancora una volta colpevolizzare qualcuno, che ha forse l' unica colpa di essersi messo direttamente in gioco a servizio degli altri, senza riserve e senza mai tirarsi indietro. 

Giuseppe Chesi MD
Già direttore del Dipartimento Internistico
AUSL di Reggio Emilia


16 luglio 2020
© Riproduzione riservata

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