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Il costo della vita e gli stipendi

di Biagio Papotto

16 LUG - Gentile Direttore,
ha ripreso inopinatamente vigore, alcuni giorni or sono, una discussione che francamente ritenevamo ormai superata. Il riferimento è all’opportunità di considerare una diretta corrispondenza tra la zona dove si vive e il costo della vita che si deve affrontare. In parole molto povere : se la vita costa meno nel luogo X, allora anche gli stipendi possono essere minori rispetto a quelli garantiti in una zona Y, dove la società impone prezzi più alti.
 
Non è certo questo il luogo adatto dove discutere di leggi dell’economia e della trita dinamica del fenomeno conosciuto come “domanda-offerta”. Ci sono moltissime zone, nella nostra bella Italia, dove – sia pur in contesti con tenore di vita basso e di economia regionale di scarso sviluppo – sussistono realtà a fortissima vocazione turistica che “spingono” verso l’alto i prezzi di qualsiasi genere.
 
Come medici, però, ci preme parlare d’altro, perché la nostra scelta è la salute dei cittadini, il loro benessere più generale e – di conseguenza – la loro vita ci preme più di qualsiasi calcolo.
Anzi, per dirla tutta : non ci devono essere calcoli di alcun tipo, neppure per gli indigenti, come giustamente impone l’art. 32 della ns. Carta costituzionale.
 
La CISL Medici si domanda allora, e non sommessamente solleva questo interrogativo, come sarebbe possibile conciliare la proposta che oggi non timidamente si cerca di far circolare con la complessità del SSN e le sue articolazioni. Se è vero, com’è vero, che sussistono centri di eccellenza anche al sud, ma non costituiscono purtroppo la regola, ci viene spontaneo pensare ad una nuova dimensione del Paese, suddiviso in “recinti” dove – per un calcolo meramente statistico/economico – lo stesso lavoro sia retribuito in modo difforme. Sindacalmente parlando è un abominio. Qualcosa che respingiamo ai mittenti senza neppure accettare di discutere. Ma viene da pensare legittimamente anche alle strumentazioni e alle attrezzature, che potrebbero a ragione presentare costi diversi e allora – magari - spingere regioni più ricche ad approvvigionarsi su un mercato più povero.
 
E che dire – solo per fare un esempio tra i tanti possibili – di coloro i quali risiedono in una regione e lavorano in quella confinante, più o meno ricca ?
Ci sarà una corsa a cercar posti dove la vita costa meno, per far lievitare il potere d’acquisto del proprio stipendio ? O saranno costretti a cambiare casa, strangolati dall’opulenza di dove abitavano prima e dove non ci si può più permettere di vivere, con i nuovi indicatori ?
 
E i pazienti ? E la sanità privata ? E – più in generale – l’idea stessa di una nazione a diverse velocità che, anziché vedere un governo che aiuta la parte meno fortunata affinché ci sia un progressivo riallineamento verso l’alto, prende passivamente atto del presente, se ne lava sostanzialmente le mani e erige muri invisibili ma quasi invalicabili, sancendo di fatto quello che almeno noi della CISL Medici abbiamo sempre rifiutato : cittadini di serie A e di serie B.
 
Insomma…la frase “il costo della vita” sembra quasi prefigurare un più terribile significato. Stiamo cercando forse di definire quanto vale una vita ?
Queste sono le belle discussioni dell’Italia del luglio 2020, con il Covid ancora presente e tutta la sua immutata pericolosità. Precauzioni da prendere, turisti da attrarre, lavoro da rilanciare. Bah…!
 
Speriamo che si tratti soltanto di una pallida imitazione di certe emittenti tv, che in estate – dato il calo degli ascolti – trasmettono vecchie cose, da guardare distrattamente e senza darci peso.
 
Biagio Papotto
Segretario nazionale Cisl Medici

16 luglio 2020
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