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ll sistema dell’accreditamento in Lombardia va rivisto e aggiornato

di Marco Fumagalli

03 SET - Gentile Direttore,
occorre mettere mano alla disciplina degli accreditamenti. In primo luogo ad un tema tanto importante viene data dalla normativa regionale vigente una scarsa rilevanza. Non esiste nemmeno un regolamento, né una legge, che possa dare coerenza a un settore fondamentale della vita degli enti sanitari pubblici e privati. Il tutto viene lasciato a innumerevoli delibere di giunta regionale di cui spesso si è persa la cognizione e che succedendosi nel tempo con parziale sovrapposizione determina una complessiva incertezza sulla materia.
Il risultato è che ogni ATS va per conto suo con una diversità di trattamento e di interpretazioni che ricordano il diritto comune medioevale.

Con la presentazione di una mia risoluzione, frutto di un intenso lavoro di ricerca e interpretazione si vuole intanto lasciare un punto fisso sulla documentazione disponibile e sollecitare la Giunta a dare una disciplina organica ad un settore di vitale importanza.

Una disciplina unitaria che permetta alle ATS di non parlare otto lingue diverse, anche se l’obiettivo principale è quello di centralizzare gli accreditamenti in una sola struttura regionale in modo che la contrattualizzazione sia parte integrante della programmazione sanitaria che deve principalmente basarsi sul sistema pubblico e in carenza di questo sull’ausilio del settore privato. Perché l’equiparazione pubblico privato ha dato luogo ad un arretramento del primo rispetto al secondo che poteva scegliere i tipi di prestazione da erogare. E siccome il privato sceglie le prestazioni a maggiore valore aggiunto, al pubblico restano le attività più gravose e meno remunerative. La sperequazione nel rapproto pubblico privato è di tutta evidenza in relazione ai contratti di lavoro applicati.

Si richiede che agli enti contrattualizzati, in virtù proprio della parificazione nell’ambito del quasi mercato della sanità lombarda, adottino tutti il contratto di lavoro della sanità pubblica. Altrimenti è evidente che la par condicio è solo sulla carta: il privato utilizza contratti collettivi meno onerosi per ottenere maggiori guadagni e non assume il personale ma opera nella costante precarietà dei suoi collaboratori riducendo di fatto le garanzie di qualità del sistema sanitario regionale. Per questo che le regole che riguardano la gestione del personale della sanità pubblica devono essere alla base della contrattualizzaizone del privato: altrimenti la competizione tra pubblico e privato è fatta ad armi impari tutte a favore del privato.

La proposta di risoluzione oltre a prevedere che delle modifiche delle modalità di accreditamento sia richiesto il parere della competente commissione consiliare, prevede anche la sospensione dei nuovi accreditamenti per rendere efficace il riordino. Dato che il tema dei controlli sul sistema degli accreditamenti è importante quanto quello di una programmazione centralizzata, si ritiene in analogia con l’esigenza di accentramento del potere di contrattualizzazione e programmazione, di affidare alla ACSS il compito di controllo mediante il conferimento di poteri ispettivi e l’inserimento dei NOC nell’ambito della agenzia stessa dando mandato alla Giunta di proporre tale soluzione in occasione della verifica della Legge 23 del 2015. In tal modo la funzione di controllo viene completamente separata da quella di programmazione e gestione.

Oltre a equiparare le condizioni contrattuali dei lavoratori della sanità privata a quella pubblica si prevede che l’ente contrattualizzato debba possedere i requisiti di cui all’articolo 80 del codice dei contratti pubblici e assimilando per quanto possibile la procedura di contrattulizzazione a quella della scelta del contraente mediante procedura di evidenza pubblica. Se poi piena equiparazione deve esserci tra le società private e la sanità pubblica, che i privati rispettino i medesimi termini di pagamento di Regione Lombardia. Così come per le RSA che per il 90 % sono di tipo privato, se vogliono ricevere sovvenzioni pubbliche devono necessariamente adottare tariffe approvate dalla Regione in modo che sia garantita una giusta remunerazione in funzione del servizio reso senza speculazioni o profitti eccessivi.

Del resto se questi enti ricevono sovvenzioni o pagamenti da parte della Regione Lombardia e devono la loro esistenza in base ad un rapporto di servizio con la Regione, è evidente che oltre ad essere soggetti ad una disciplina molto stringente, devono anche evitare che tale rapporto possa essere fonte di speculazioni politiche e facili connivenze. Per tale motivo occorre prevedere una disciplina che riduca il fenomeno delle sliding doors e cioè della possibilità di politici regionali di assumere incarichi presso enti privati accreditati.

Marco Fumagalli
Consigliere regionale del M5S Lombardia


03 settembre 2020
© Riproduzione riservata

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